Atene 2015

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La Grecia, il terminale sud dei Balcani e la porta d’ Oriente,è da circa un secolo associata e considerata come parte integrante dell’ Occidente, dell’ Ovest, dell’ Europa Occidentale.
I confinanti stati di Albania, Bulgaria, Repubblica di Macedonia (prima Jugoslavia) sono “Est” puro, l’ altra confinante Turchia invece è già Asia. Strane queste classificazioni se tra l’ altro consideriamo anche che sopra la Turchia si estende l’ Ucraina annoverata spesso come il centro geografico del continente europeo (proprio a Rakhiv c’è un monumento che celebra la cosa).
Le classificazioni non sono altro che convenzioni stabilite a tavolino e fatte proprie poi dalle masse.
La Grecia quindi, già culla delle arti e crocevia tra Europa ed Asia è Ovest. Almeno sulla carta.
Poi quando ti ci rechi, invece, scopri di stare respirando l’ inebriante aria dell’ Est, spifferi di Balcani in questo caso. Me ne ero accorto già anni fa durante le mie sortite a Salonicco e nella Macedonia greca o durante il pellegrinaggio sul Monte Athos, il luogo culmine della spiritualità.
Questa volta mi immergo nell’ atmosfera trasandata di Atene, la sua capitale.
Quante ne ho sentite su di lei prima di partire? “Non ti piacerà; non è una bella città; cosa ci vai a fare; è pericolosa; c’è la crisi (e quindi?); ci sono le manifestazioni”.
Ma come? Atene? Non è Ovest, non è una delle città maggiormente prese d’ assalto dai turisti mondiali?
Ora l’ aria è cambiata? Certo. Prima Atene e la Grecia erano mare, storia e turismo ora iniziano ad essere dipinte come luoghi “avversi”. Potere della comunicazione.
Voglio vivere la capitale ellenica il più possibile e cerco di riuscirci con clamorose camminate e restando attento ad ogni particolare che si nota.
Delle vestigia della Grecia Antica non è poi rimasto tanto, anche gli stessi musei oramai racchiudono poco rispetto alla storia ed alla cultura che ha caratterizzato la capitale e l’ intera area circostante.
Tra i pochi siti, comunque interessanti, si segnala ovviamente l’ Acropoli che domina la città. O forse la dominava nell’ antichità considerato che la chiesa ortodossa di San Giorgio sulla punta della dirimpettaia collina, forse, regala delle emozioni più intense. Sull’ Acropoli sei dentro la storia, sulla collina della chiesa di San Giorgio sei sospeso tra cielo e mare. Il mar Egeo appunto. Quello che si staglia all’ orizzonte segnato dalla sagoma dell’ isola di Salamina. Alla quale ci si arriva dal Pireo, la bistrattata zona portuale della capitale ellenica. Da qui si approda e si parte. Il Pireo una città nella città.
Qui i turisti arrivano, al massimo si ristorano e scappano. Perdendosi l’ atmosfera di una normale città di mare. La gente, invece, ama perdersi tra i vicoli della città vecchia asserragliata sotto il Partenone o concedersi passeggiate nella città moderna, il cosiddetto salotto buono dalla parti di piazza Syntagma, vicino il Parlamento.
Il fulcro della vita diurna e notturna è comunque piazza Monastiraki e la zona circostante fino a piazza Omonia. Atene è una città viva anche di notte con la gente di tutte le età che si ritrova per una passeggiata o per mangiare un “pitas gyros” o bere un “caffè greco” che l’ acceso campanilismo con la Turchia pone in contrapposizione al “kebap” ed al “caffè turco”. Ognuno dei due popoli ne rivendica l’ originalità. Ovunque trovi ristoranti, bar, caffè e locali più prettamente notturni. I prezzi sono più alti che in Italia, nonostante la crisi che attanaglia il paese. Ovviamente devi saper deviare da quelli più turistici e quindi meno genuini. Ma è facile. Basta buttarsi in alcune stradine laterali che per certi versi mi ricordano angoli di Istanbul oppure cambiare proprio zona ed allontanarti. Altri punti di contatto con la Turchia li avverti anche nei mercati, uno spettacolare punto di vista sulla vita quotidiana del popolo.
Le zone laterali tra Omonia e Monastiraki danno l’ impressione di una città altamente trasandata con numerose saracinesche di esercizi commerciali abbassati chissà quanto tempo fa e mai più riaperti. Solo i cinesi, numerosi anche in Grecia, fanno affari. Caricano e scaricano mercanzia a tutte le ore del giorno e della notte e detengono numerosi magazzini e negozi. Non si sa cosa scarichino e a chi vendono ma la loro presenza è forte. Non ho mai avvertito, nonostante alcune zone deserte e poco illuminate, sintomi di insicurezza. Neanche nella famigerata Omonia, a detta di tutti il Bronx di Atene e neanche in piena periferia cittadina a più di 30 minuti di viaggio in taxi. La gente sempre disponibile ed aperta come è naturale da queste parti.
Ma allora, questa crisi economica che ha portato la Grecia sull’ orlo della bancarotta?
Ovviamente da viaggiatore ti accorgi di molte meno situazioni rispetto ad un normale cittadino.
Si notano numerose persone attrezzate per dormire in strada ma non in maniera maggiore delle persone che si incontrano intorno le nostre stazioni ferroviarie. Certo, qui in Italia magari il fenomeno è concentrato in queste aree e non sparso per la città come nella capitale greca mentre la maggior parte di chi dorme in strada è straniero o di etnia rom mentre qui ad Atene a vivere in strada sono proprio cittadini greci.
Si vedono chiusi, come detto, molti di quelli che una volta erano negozi ma niente di più impressionante delle decine di cartelli di appartamenti in vendita che incrociaì ad Alicante in Spagna anni fa.
Proprio il mercato immobiliare in Grecia è quello più bloccato e quello che è stato uno degli elementi che ha contribuito ad acuire la crisi. Ce lo spiega un vecchio portiere d’ albergo secondo il quale, opinione comunque riconosciuta, i conti dello stato ellenico erano già in rosso ai tempi della dittatura dei Colonnelli e sono proseguiti ad andare sempre più in deficit anche dopo. Nessuno del Governo ha mai spifferato la verità al popolo ed anzi i conti, anche per entrare in UE, sono stati gonfiati. Fino ad arrivare alla situazione odierna. Molti greci hanno investito nel mattone, ritrovandoselo ora altamente tassato e di conseguenza invendibile. Anche il portiere, nottambulo inguaribile, che ogni notte ci racconta un pezzo della sua storia è tra quello che si ritrova con l’ investimento immobiliare sul groppone. Ci racconta anche che frequenta spesso Lugano per affari (sulla natura dei quali però soprassiede sempre) e ci confessa che è piena di greci come lui che frequentano le banche. Secondo le sue asserzioni, in pratica, molta gente ha portato i propri risparmi in Svizzera e quelli sarebbero la loro ancora di salvezza.
Ci viene raccontato che chi perde il lavoro non ha più diritto d’ accesso ai servizi sanitari gratuiti e questo è forse il più grande problema del popolo greco per via dei numerosi licenziamenti.
Qualcuno si lamenta del numero eccessivo di assunzioni tra le forze dell’ ordine. Per fare cosa? Soldi sprecati secondo loro denunciandone anche la numerosa presenza in giro.
Ne facciamo le spese noi stessi. In piena piazza Monastiraki con decine di perditempo, gente che ti avvicina per venderti di tutto, ragazzi ad ubriacarsi sopra i monumenti, dei poliziotti in borghese non hanno di meglio da fare che fermarci e sottoporci ad una serie di domande anche dopo esserci rivelati turisti in una delle città più turistiche al mondo. Forse aveva ragione chi ne lamentava l’ eccessivo numero: qualcosa dovranno pur farla.
Per immergersi in maniera più profonda nella realtà cittadina, non ci resta ora mescolarci a tre sottoculture giovanili locali. Si comincia con una visita allo stadio del Panathinaikos ed al vicino circolo dei frequentatori del Gate 13, i suoi supporters più accesi.
In notturna, invece, si prosegue con una sosta nella zona punk della città dove resto affascinato ad osservare tutte quelle creste e quelle borchie che oramai credevo un lontano ricordo.
Dopo gli ultras ed i punk è la volta di fare visita, quindi, agli anarchici direttamente nel loro nuovo covo cittadino che fa anche da biblioteca, il K*BOΞ.
Per completare l’ approfondimento del viaggio mancherebbe di andare a fare visita agli attivisti ultrafascisti di Alba Dorata. Ma a tutto c’è un limite.

LUCA PINGITORE

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