I Balcani visti da me

In questa sezione del forum si può discutere, postare notizie e chiedere informazioni riguardo le proprie esperienze, emozioni ed avventure di viaggio.

Re: I Balcani visti da me

Messaggioda geom.Calboni » 19/05/2016, 9:51

I monti Igman e Trebević, i siti delle Olimpiadi dell' 84 per intenderci, mi mancano. Ed il tuo racconto mi ha fatto venir voglia di visitarli. Per esser trasportato indietro nel tempo.
Dovrò tornare ancora una volta a Sarajevo :)

Avete visto la vecchia villa, oramai in stato di abbandono, ex sede del museo olimpico post olimpiadi? Si trova un poco in collina ma a piedi ci si arriva camminando senza problemi e fuori porta i segni dei cerchi olimpici ed altri simboli.
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Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Maxdivi » 19/05/2016, 13:33

geom.Calboni ha scritto:I monti Igman e Trebević, i siti delle Olimpiadi dell' 84 per intenderci, mi mancano. Ed il tuo racconto mi ha fatto venir voglia di visitarli. Per esser trasportato indietro nel tempo.
Dovrò tornare ancora una volta a Sarajevo :)

Avete visto la vecchia villa, oramai in stato di abbandono, ex sede del museo olimpico post olimpiadi? Si trova un poco in collina ma a piedi ci si arriva camminando senza problemi e fuori porta i segni dei cerchi olimpici ed altri simboli.



C'e' anche Jahorina. Non ho avuto il tempo per andarci ( e poi in fondo non amo molto la montagna ) ho preferito andare ad Ilidza e Vrelo Bosne nonche' allle "Piramidi" Bosniache.
Tra i siti e' il piu' famoso, poiche' nei fatti e' l'unico che si e' ripreso turisticamente, noto sito per sciare per turisti provenienti da Belgrado.

Non e' un caso infatti, poiche' Jahorina fa parte della Republika Serba di Bosnia. Il che non e' un caso nemmeno quello, dato che avere un'attivita' economica redditizia in casa e' un vantagio per i serbi. Il tutto probabilemnte studiato a tavolino prima con i serbi che hanno combattuto e preteso sia questa localita' che altre.
Gli accordi di Dayton non vennero per caso.


http://www.turizam-isa.ba/sr/jahorina.html


Purtroppo Bob e trampolino si sa che fine fanno dopo le olimpiadi, ossia se il paese ospitante non ne ha tradizione, i costi di mantenimento di impianti vuoti ne implicano la chiusura e l'abbandono, questo a prescindere dalle guerre ( vedi Torino Cesana ).
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda flyingsoul » 19/05/2016, 16:48

Maxdivi ha scritto:Purtroppo Bob e trampolino si sa che fine fanno dopo le olimpiadi, ossia se il paese ospitante non ne ha tradizione, i costi di mantenimento di impianti vuoti ne implicano la chiusura e l'abbandono, questo a prescindere dalle guerre ( vedi Torino Cesana ).


Mi hai fatto venire in mente un caso curioso. A kirov c'è un trampolino che tutt'ora viene utilizzato e quindi mantenuto, nonostante tutto l'oblast, quindi non solo la città di kirov, sia in una delle regioni più povere e corrotte della russia.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda obe » 19/05/2016, 18:16

geom.Calboni ha scritto:I monti Igman e Trebević, i siti delle Olimpiadi dell' 84 per intenderci, mi mancano. Ed il tuo racconto mi ha fatto venir voglia di visitarli. Per esser trasportato indietro nel tempo.
Dovrò tornare ancora una volta a Sarajevo :)

Avete visto la vecchia villa, oramai in stato di abbandono, ex sede del museo olimpico post olimpiadi? Si trova un poco in collina ma a piedi ci si arriva camminando senza problemi e fuori porta i segni dei cerchi olimpici ed altri simboli.


Poi con la neve sembrava veramente di essere alle Olimpiadi.
Sul blog sto caricando le foto

La villa no, però siamo andati al museo olimpico nello stadio..
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda obe » 19/05/2016, 18:17

martedì 26 aprile

Il martedì l’abbiamo passato facendo il classico giro turistico della città.
Per fortuna la neve e la pioggia hanno lasciato spazio al sole ed a un cielo limpido anche se la temperatura è rimasta abbastanza bassa.

Partendo dal nostro appartamento attraversiamo tutta la zona occidentale della città, l’impressione della prima sera è confermata.. non c’è molto di interessante, è tutto abbastanza moderno ed i negozi vendono le grandi marche internazionali.
Passiamo per la chiesa cattolica, dove Papa Wojtyla passò a soli due anni dalla fine della guerra (ed infatti c’è una sua statua all’esterno) e per la chiesa ortodossa.
I nostri occhi vengono attirati più che altro delle piccole cose.. tipo la Red Rose appena fuori dalla chiesa cattolica, i simboli dell’olimpiadi dell’84 rimasti intatti sulla via pedonale, il parco dove i vecchi giocano con gli scacchi giganti fin dalle prime ore del mattino e la linea di confine tra ovest ed est con scritto “Sarajevo meeting of cultures”.
Tra l’altro a me questa linea più che segno di integrazione ha dato quasi l’effetto contrario, quello di essere un confine, visto che dalla parte totalmente “europea” si passa ad una zona più ottomana, con viuzze strette, bazar, caffetterie in salsa turca, moschee al posto delle chiese..

Passiamo per il mercato alimentare che nel 1994 fu luogo di due stragi che causarono 68 e 43 morti; i nomi delle vittime sono ricordati da una grossa targa in vetro ed oggi il mercato procede normalmente tra venditori di frutta e verdura ed anziane signore che vendono pacchetti di sigarette chissà provenienti da dove.

Nella zona orientale della città, passiamo dalla moschea principale e torniamo nella piazza dei piccioni per vedere la città che si è ormai svegliata ed attivata; i negozi vendono più che altro set per il caffè turco, penne fatte con i bossoli di proiettili e maglie da calcio della nazionale bosniaca.

Costeggiamo il lungo fiume dove spicca la biblioteca nazionale che risalta in mezzo a tutti gli altri edifici; la vedi nuova, pulita, precisa, senza danni ed è totalmente in contrasto con i palazzi vicini, magari in ristrutturazione o con ancora i segni della guerra e dei proiettili dei cecchini.
Eppure la storia di questa biblioteca è pesante, visto che durante la guerra è stata attaccata e bombardata dalle truppe serbe mentre la popolazione di Sarajevo cercava di mettere in salvo più libri possibili rischiando la propria vita; nonostante questo, ben il 90% dei volumi è andato perso.
Costeggiando il fiume arriviamo al ponte latino ed al luogo dove è stato assassinato l’erede al trono del regno d’Austria-Ungheria, casus belli della prima guerra mondiale; ora c’è giusto una targa che ricorda l’evento ed il museo cittadino.

Prima di pranzo attraversiamo il nuovo e moderno bazar coperto (niente di che) dove compro la maglia di calcio del Sarajevo Fk e poi finalmente arriva l’ora del Burek.
Andiamo nella rosticceria che ci ha consigliato Ervin e li proviamo tutti e 5.. carne, verdure, zucca, patate e formaggio. Che mangiata!

Rifocillati andiamo nella zona olimpica, nella parte alta della città; lo stadio, anche questo in parte ricostruito, ha al suo interno il museo olimpico che raccoglie qualche oggetto d’epoca tipo la tuta da sci ed il cartello con scritto “Jugoslavia”, dei biglietti delle manifestazioni e cose simili.
Molto interessante il video con la cerimonia d’apertura ed alcune gare.. guardi i volti della gente, felice ed in festa e le confronti a quelle che vedremo alla Galerja, di guerra e paura; intorno allo stadio poi c’è forse il più grande cimitero della città dove non si contano le lapidi bianche (tutte con inciso l’anno di morte compreso tra il 1992 e il 1995).

Torniamo in centro fermandoci per la casa Svrzo, una tipica casa mussulmana benestante tenuta come ai tempi e poi ci dedichiamo una pausa in uno dei caffè piazzandoci in un tavolino al sole.
Intorno a noi un mix di turisti e gente del posto che si beve il suo caffè senza fretta e rilassata.

Ultima tappa della giornata è la “Galerija 11/07/95”; una parte l’avevamo già visitata la sera precedente ma volevamo vederla meglio perché è stata veramente interessante.
Le foto molto forti, i manifesti occidentali reinterpretati in modo sarcastico/ironico sulla guerra, il documentario Miss Sarajevo e un video di spiegazione sui fatti accaduti a Srebrenica.
E’ uno dei posti che da visitare se si va a Sarajevo, per comprendere meglio i fatti e le grandi colpe delle Nazioni Unite.

Ancora oggi ho in mente una parte del documentario Miss Sarajevo.. la parte nella quale intervistavano una ragazzina e i suoi amici che giocavano tra le macerie di un palazzo in un auto ormai distrutta.
Cantavano le Spice Girls, come la cantavano le mie compagne delle scuole medie; il giornalista poi era tornato qualche mese dopo e la ragazzina da felice e spensierata era triste e non voleva parlare, alcuni suoi amici erano morti e non c’era più voglia di cantare e scherzare..
Ecco, vedere le cose in parallelo, alle due situazioni così diverse.. bho.. mi è rimasto.

E’ stata un’intensa giornata, rientriamo in appartamento stanchi, passando per l’Eternal Flame e la moderna accademia delle belle arti, e con la voglia di rilassarci un po’.
Siamo molto soddisfatti di questa esperienza e penso che la città è pronta per diventare (tornare?) una meta turistica, sicuramente più di Belgrado.. per ora ho visto tanti turchi, qualche giapponese ma pochi Europei….

La sera, tra stanchezza e che è martedì sera, usciamo giusto a cena.. la partita di Champions alla tele, una pizza e una rijeka.
Domani si scende e ci fermeremo a Mostar.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Maxdivi » 20/05/2016, 16:28

flyingsoul ha scritto:
Maxdivi ha scritto:Purtroppo Bob e trampolino si sa che fine fanno dopo le olimpiadi, ossia se il paese ospitante non ne ha tradizione, i costi di mantenimento di impianti vuoti ne implicano la chiusura e l'abbandono, questo a prescindere dalle guerre ( vedi Torino Cesana ).


Mi hai fatto venire in mente un caso curioso. A kirov c'è un trampolino che tutt'ora viene utilizzato e quindi mantenuto, nonostante tutto l'oblast, quindi non solo la città di kirov, sia in una delle regioni più povere e corrotte della russia.


Beh ovvio. Ed ecco che il nostro Zoeggler doveva alla fine allenarsi in Austria.
Dispiace ma la pista non puo' essere mantenuta solo per un campionissimo se non ci sono amatori praticanti, ecc. vale anche per i palazzetti del ghiaccio.

Sport praticato=strutture funzionanti ,anche se non ci si puo' aspettare sempre che siano modernissime soprattutto in certi paesi che molti soldi non hanno.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Maxdivi » 20/05/2016, 16:41

obe ha scritto:e la linea di confine tra ovest ed est con scritto “Sarajevo meeting of cultures”.
Tra l’altro a me questa linea più che segno di integrazione ha dato quasi l’effetto contrario, quello di essere un confine, visto che dalla parte totalmente “europea” si passa ad una zona più ottomana, con viuzze strette, bazar, caffetterie in salsa turca, moschee al posto delle chiese..

r.


Personalmente non ricordo questa linea e questa scritta. forse e' nuova.

Ad ogni modo il passaggio tra Ferhadja ( austriaca ) e Bascarsija ( ottomana ) lo preferisco ad altri luoghi.
Nel senso che grazie a dio Bascarsija con la sua "rusticita' " si e' conservata ( con restauri certo ) alle furie delle guerre e del tempo ( incendi ).

Purtroppo questi quartieri in altre citta' li abbiamo persi, vedi a Belgrado dove tutto il centro in seguito alle guerre Austria-Turchia e nazionalismi vari e' stato abbattuto e trasformato in una Ferhadija mittleuropeo ( risparmiando solo l'ultima mosche e l'impianto viario di Dorcol, la Silicon valley ), con palazzi dal gusto neoclassico e liberty tagliati dal corso Kneza Mihailova. Proprio come fa la Ferhadija tagliata da un corso.

La germanizzazione di Sarajevo arriva tardissimo ( inizio novecento ) quindi ha avuto almeno la decenza ( cosa che non hanno avuto karadjordevic ed Obrenovic serbi ) di risparmiare il nucleo ottomano di Sarajevo.

Vero che la popolazione bosniaca musulmana aveva piu' radicata in se' la cultura ottomana ed il lifestyle ottomano rispetto ai serbi ortodossi. Quindi i cittadini di Sarajevo erano e restano affezionatissimi alla Bascarsija che giammai avrebbero lasciato abbattere agli austriaci che si sono dovuti accontentare di creare la Ferhadija a fianco.

Oggi il vero confine silenzioso di Sarajevo resta pero' Dobrinija, in periferia, con serbi di qua e bosniaci di la' della strada che era fronte ed i segni dei proiettili sui muri e delle barricate.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda geom.Calboni » 22/05/2016, 18:29

Maxdivi ha scritto:Personalmente non ricordo questa linea e questa scritta. forse e' nuova.

Non ricordo se la mia prima volta in città c' era già. Forse no...
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda obe » 01/06/2016, 13:09

Mercoledì 27 aprile

Altra giornata di trasferimento, ma questa volta sono solo due ore ed il viaggio sul bus locale ci porterà nella vicina Mostar.
Abbiamo deciso di fermarci qui anche per la notte per poter dedicare un pò più di tempo a questa cittadina così piccola ma purtroppo così famosa.
A ripensarci.. è stata una delle decisioni migliori prese durante questo viaggio, che ci ha consentito di evitare di fare come la maggior parte dei turisti che si limitano ad arrivare qui in autobus, fare qualche foto al ponte ricostruito e dopo un paio d’ore ritornare nei luoghi di partenza senza aver compreso in pieno l’importanza della città per il popolo Bosniaco.

Lasciamo Sarajevo facendo la classica colazione in stile orientale, baklawa e cappuccino, pensando che la città con le sue viuzze, i suoi bazar, le sue moschee è sicuramente più simile a Istanbul che a Vienna.
Durante i viaggi che faccio ho sempre l’impressione, quando mi allontano da un posto, di lasciare una parte di me e contestualmente di ricevere qualcosa dalle persone incrociate ed incontrate; e la stessa cosa la provavo nel momento in cui salivamo sull’autobus.
Sarajevo in particolare ci ha trasmesso quella forza e la consapevolezza che non si deve mai mollare, cercando di vivere anche nei momenti peggiori.

Le due ore e mezza le abbiamo passate in silenzio, poche parole tra me e D., penso che entrambi dovevamo rielaborare tutto quello fatto finora, riordinare i pensieri nella nostra testa, incamerare nella nostra memoria questi primi giorni di viaggio.
Poi dal finestrino guardiamo la campagna bosniaca, i campi verdi bagnati dalla pioggia, fiumi, dighe, paesini, ponti e venditori di miele fermi a bordo strada.
Notiamo che stiamo andando verso un altro confine perché cambia la birra in vendita nei chioschi.. dalla Jelen si passa alla karlovaçko, la marca croata.

A Mostar ci sistemiamo in una pensione gestita da una simpatica e premurosa coppia, scopriremo più tardi che il padrone di casa era quello che aveva ripreso con la sua videocamera il bombardamento del ponte da parte dei croati.
L’accoglienza è con limonata e lokum… non abbiamo ancora abbandonato l’Oriente.

Quando stiamo per avvicinarci al ponte, facendoci strada tra negozi di souvenir e grupponi in visita, ci ferma un signore parlandoci in italiano.
Ci chiede come mai due giovani italiani siano lì a Mostar e sentendo il nostro viaggio e le sue ragioni inizia a raccontarci un po’ la sua storia.
Si chiama Mustafà, ma per tutti è Mosti.. purtroppo è una di quelle persone che ha vissuto in pieno quei anni e che ha visto la città cambiare più volte; ha anche combattuto ed è finito in Italia con la sua famiglia perché è stato ferito durante la guerra.
Ora è tornato, lasciando i figli a Brescia alla loro vita in Italia, mentre lui ha preferito tornare nella Sua città, anche se non è più la stessa.
I suoi racconti non sono lineari, non sono studiati a tavolino per un pubblico, vanno a getto, a ricordi, ad emozioni.. un po’ come i racconti che mi faceva mia nonna, di come era dura la vita nel post guerra mondiale, ect.

Ci spiega come era la città prima della guerra, con matrimoni misti, le vie della città piene di gente, pulita, felice, attiva, anche alla sera dove la zona del ponte era vissuta da loro, dai Mostarini.. perché l’unica distinzione che c’era era quella.. tra essere Mostarini o no, tra gli abitanti della città e quelli delle montagne.
Di come la Jugoslavia, con tutti i suoi difetti, fosse comunque una delle nazioni in cui si viveva meglio.

Camminando per le vie del centro, tra la spiegazione di cosa fosse una volta un palazzo e la storia del famoso ponte, Mosti continua entrando nel periodo più buio, quello della guerra.
Secondo lui, secondo loro (i mussulmani bosniaci), era già tutto deciso sulla carta, dopo i primi anni di combattimenti, Serbia e Croazia si sono accordate per spartirsi la Bosnia e Mostar sarebbe finita ai Croati.
Infatti di colpo son passati da combattere i Serbi, a doversi difendersi da quelli che prima erano loro alleati.. di colpo erano i Croati a bombardarli.
Ricorda quel periodo con tristezza, apprezzando però lo spirito di collaborazione che era creato, dove ognuno faceva quel che poteva, come le vecchiette che di notte pulivano le strade dalle macerie per poter consentire il passaggio delle auto e dei camion il giorno seguente
Tra le cose che ci dice, ci colpisce la storia del suo primo combattimento, sulle montagne lì vicino, della paura provata e del timore nel momento di dover sparare per la prima volta; situazione opposta ad oggi, dove incrocia e saluta gente che con cui ha combattuto contro in battaglia
(Loro poche armi, croati tante, serbi armi dell’esercito jugoslavo)

Chiediamo la sua opinione sulla situazione attuale che, secondo lui, non è rosea.. perché la città è divisa in due, croati cattolici da una parte, mussulmani dall’altra; che il potere, per entrambe le fazioni, è in mano agli estremisti che con la loro mentalità da “montanari” non ragionano in ottica di città ma per provenienza e che quindi mantengono accesso quel fuoco di rivalità e di sospetto.
Poi il problema principale è il lavoro... l’altissima disoccupazione che porta ad doversi affiliare al potere per poter lavorare e riuscire a fare qualcosa.

Lo salutiamo dandogli una piccola mancia per queste due ore passate insieme; è stata una bella esperienza quella di poter ascoltare chi ha vissuto quei momenti e le sue opinioni ed esperienze.

Il resto della giornata lo passiamo girando da soli; il ponte è stato ricostruito veramente bene e l’utilità che aveva ai tempi dei commerci con i mercati dell’Asia è evidente, visto che consentiva alle carovane di tagliare a metà i Balcani accorciando di parecchio i tempi di percorrenza verso l’Occidente.
Invece il Bazar sulle strade ciotolate è un insieme di paccottiglia scadente mentre al di fuori del circuito turistico i palazzi bombardati o crivellati di proiettili sono ancora veramente tanti che, tra l’altro, fanno specchio al nuovo Gymnasium ricostruito e portato a nuovo.

Mostar di sera non si può dire che sia una delle capitali della nightlife, ceniamo e poi giriamo per le stradine deserte e ciotolate del centro facendo un po’ di foto al ponte illuminato ed andiamo a riposare.. il prossimo trasferimento ci poterà per la prima volta sul mare.


Giovedì 28 aprile
Finalmente il mare

Senza rendercene conto siamo già al giovedì e lentamente la fine del nostro viaggio si avvicina.. più che dal tempo trascorso lo percepiamo quando arriviamo sul mare ed in generale in Croazia; vedere il mar Adriatico, pensare che a qualche km di distanza passavamo le serate da diciottenni a Riccione e soprattutto incontrare la flotta dei turisti delle crociere ci ha riavvicinato al “nostro” mondo.

Ma andiamo con ordine; la mattina ci svegliamo e siamo ancora a Mostar.. colazione al Bar Calà (ma di Jerry nessuna traccia), saluti alla famiglia che gestisce la pensione ed arriva l’ora di muoverci verso Sud.
Avevamo due opzioni per arrivare a Dubrovnik, prendere il bus di linea delle 7 di mattina od affidarci ad una guida che in auto ci porti fino lì facendo delle soste per strada
Anche se più cara, optiamo per la seconda soluzione ed alla fine siamo stati contenti dato che i posti visitati nella Bosnia meridionale sono stati interessanti.

L’autista/guida è un uomo di 40 anni circa, simpatico e parla pure l’Italiano.. come Mosti, anche lui ha passato 1 anno in Italia per curarsi dalle ferite subite in guerra ed anche lui ha voluto tornare qui, nella sua terra.
Poi durante la giornata entriamo un po’ più in confidenza e con il tempo ci racconta la sua storia e le sue opinioni su quello che è accaduto e su quello che sarà.
Ci spiega che, a suo modo di vedere, la guerra non è stata voluta dal popolo ma imposta dai politici e da autorità esterne.. dice chiaramente che quella non è stata la loro guerra ma una guerra degli altri combattuta sul loro territorio e che, in Europa, quella non è di certo stata la prima guerra e non sarà nemmeno l’ultima.
Anche nelle sue parole leggiamo quel rimpianto di quello che era prima, del convivere tutti insieme in pace e in tranquillità; cosa che ancora oggi non è possibile visto che le divisioni sono ancora forti.. basta pensare a città letteralmente divise in due e ben separate in base alla razza degli abitanti.
Basta pensare che anche le scuole, che magari condividono lo stesso edificio, hanno due programmi didattici e libri d’insegnamento differenti.
Ma bisogna andare avanti, sfruttare le poche risorse che si hanno, come il turismo o l’agricoltura che qui si sta sviluppando velocemente visto che la terra è ricca (dato che non è stata sfruttata per parecchi anni), l’acqua abbonda e si ottengono facilmente melograni, fragole, ciliegie, vino ed olio.

Prima tappa del nostro tour è Blagaj, città che è stata la prima capitale del regno bosniaco e che in passato era esempio di convivenza tra le diverse religioni, tanto che qui c’erano le 3 differenti chiese (moschea, ortodossa e cattolica).
Ora è la meta preferita dagli abitanti di Mostar durante il periodo estivo per potersi rinfrescare alla sorgente del fiume Buna….. effettivamente si sta veramente bene ed il bel monastero derviscio è collocato in una posizione invidiabile di fianco alla grotta.

Dal fresco di Blagaj passiamo all’afa di Pocitelj, un paese fatto tutto in pietra e sassi che domina la vallata del fiume Narenta.
Il villaggio è particolare, con il minareto della moschea recentemente ricostruita che si incastra bene con il paesaggio circostante; dall’alto della fortezza la vista è bellissima e si capisce l’importanza strategica che ha avuto nel corso degli anni.
Torniamo poi al fresco fermandoci alle cascate di Kravice (anche queste molto belle) e pranzando all’aperto, in una locanda, con trota grigliata e vino bianco locale.

Il resto del percorso lo affrontiamo nella repubblica Srpska, in un territorio meno verde, un po’ più roccioso ed aspro; solo nelle vallate vediamo campi di tabacco, paesini e tante chiese ortodosse costruite da poco che servono anche per segnare il territorio, segnalare che qui è Serbia.
Ed anche nell’ultima sosta, a Trebinje, questa cosa si sente e si percepisce.

Entriamo in Croazia, al confine i controlli per la nostra guida sono accurati mentre a noi manco ci guardano in faccia; del resto la Croazia ormai è Europa e notiamo anche che in generale tengono quell’atteggiamento di superiorità verso i loro vicini.
Scollinando vediamo il mare, purtroppo il tempo non è limpidissimo ed anche la vista sulla bellissima Dubrovnik è un po’ offuscata dalla nebbia e le foto non rendono bene.

Quando arriviamo a Ragusa (che a me piace chiamarla così.. perché del resto l’abbiamo costruita noi) è già abbastanza tardi, ci sistemiamo nel nostro appartamento in pieno centro, vicino alla Cattedrale, e usciamo giusto in tempo per fare un aperitivo prima di cena.
Camminiamo per le vie in marmo, guardiamo le mura della fortezza.. non è difficile percepire la bellezza di questa città; peccato che veniamo subito risvegliati quando ci scontriamo con la cattiva usanza di voler spennare il visitatore… uffici di cambio con spread assurdi, valute estere non accettate, birra piccola in un baretto fuori dalle mura a 4 euro.. Questa sensazione non ci impedirà di fare quello che volevamo ma di certo ci lascia un po’ l’amaro in bocca.

Ceniamo con un ottimo fritto misto ma la serata non decollerà mai… molti posti chiusi, l’unico discopub aperto, consigliatoci da due cameriere del ristorante vicino al nostro appartamento, frequentato da 16enni e i locali del centro pieni solo di americani (uomini) ubriachi.
Verso mezzanotte inizia a piovere e questo è il segnale di chiusura di questa giornata ricca ed intensa.. la nostra discesa verso Sud non è ancora completata.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Maxdivi » 07/06/2016, 13:20

obe ha scritto:
Altra giornata di trasferimento, ma questa volta sono solo due ore ed il viaggio sul bus locale ci porterà nella vicina Mostar.



Si chiama Mustafà, ma per tutti è Mosti.. purtroppo è una di quelle persone che ha vissuto in pieno quei anni e che ha visto la città cambiare più volte; ha anche combattuto ed è finito in Italia con la sua famiglia perché è stato ferito durante la guerra.
Ora è tornato, lasciando i figli a Brescia alla loro vita in Italia, mentre lui ha preferito tornare nella Sua città, anche se non è più la stessa.
I suoi racconti non sono lineari, non sono studiati a tavolino per un pubblico, vanno a getto, a ricordi, ad emozioni.. un po’ come i racconti che mi faceva mia nonna, di come era dura la vita nel post guerra mondiale, ect.

Ci spiega come era la città prima della guerra, con matrimoni misti, le vie della città piene di gente, pulita, felice, attiva, anche alla sera dove la zona del ponte era vissuta da loro, dai Mostarini.. perché l’unica distinzione che c’era era quella.. tra essere Mostarini o no, tra gli abitanti della città e quelli delle montagne.
Di come la Jugoslavia, con tutti i suoi difetti, fosse comunque una delle nazioni in cui si viveva meglio.

Camminando per le vie del centro, tra la spiegazione di cosa fosse una volta un palazzo e la storia del famoso ponte, Mosti continua entrando nel periodo più buio, quello della guerra.
Secondo lui, secondo loro (i mussulmani bosniaci), era già tutto deciso sulla carta, dopo i primi anni di combattimenti, Serbia e Croazia si sono accordate per spartirsi la Bosnia e Mostar sarebbe finita ai Croati.
Infatti di colpo son passati da combattere i Serbi, a doversi difendersi da quelli che prima erano loro alleati.. di colpo erano i Croati a bombardarli.
Ricorda quel periodo con tristezza, apprezzando però lo spirito di collaborazione che era creato, dove ognuno faceva quel che poteva, come le vecchiette che di notte pulivano le strade dalle macerie per poter consentire il passaggio delle auto e dei camion il giorno seguente

Chiediamo la sua opinione sulla situazione attuale che, secondo lui, non è rosea.. perché la città è divisa in due, croati cattolici da una parte, mussulmani dall’altra; che il potere, per entrambe le fazioni, è in mano agli estremisti che con la loro mentalità da “montanari” non ragionano in ottica di città ma per provenienza e che quindi mantengono accesso quel fuoco di rivalità e di sospetto.
Poi il problema principale è il lavoro... l’altissima disoccupazione che porta ad doversi affiliare al potere per poter lavorare e riuscire a fare qualcosa.







L’autista/guida è un uomo di 40 anni circa, simpatico e parla pure l’Italiano.. come Mosti, anche lui ha passato 1 anno in Italia per curarsi dalle ferite subite in guerra ed anche lui ha voluto tornare qui, nella sua terra.
Poi durante la giornata entriamo un po’ più in confidenza e con il tempo ci racconta la sua storia e le sue opinioni su quello che è accaduto e su quello che sarà.
Ci spiega che, a suo modo di vedere, la guerra non è stata voluta dal popolo ma imposta dai politici e da autorità esterne.. dice chiaramente che quella non è stata la loro guerra ma una guerra degli altri combattuta sul loro territorio e che, in Europa, quella non è di certo stata la prima guerra e non sarà nemmeno l’ultima.
Anche nelle sue parole leggiamo quel rimpianto di quello che era prima, del convivere tutti insieme in pace e in tranquillità; cosa che ancora oggi non è possibile visto che le divisioni sono ancora forti.. basta pensare a città letteralmente divise in due e ben separate in base alla razza degli abitanti.
Basta pensare che anche le scuole, che magari condividono lo stesso edificio, hanno due programmi didattici e libri d’insegnamento differenti.
Ma bisogna andare avanti, sfruttare le poche risorse che si hanno, come il turismo o l’agricoltura che qui si sta sviluppando velocemente visto che la terra è ricca (dato che non è stata sfruttata per parecchi anni), l’acqua abbonda e si ottengono facilmente melograni, fragole, ciliegie, vino ed olio.



Questo e' un discorso che faccio sempre, qui o su Russia italia o se ne parlo con amici interessati. Sottolineo sempre questi punti qui, che sono un insieme di assolute verita' politiche, sociali, economiche ed anche relative agli eventi bellici.
Nel rammarico fa comunque piacere che la gente locale, almeno in parte, se ne sia resa conto degli "inganni" e di cosa sia realmente accaduto. In parte, poiche' c'e' quello zoccolo duro degli estremisti che nei fatti governa i cantoni oggi e ieri ha sguazzato e "creato" la guerra sventolando nazionalismi coprendo un puro opportunismo politico. Una situazione che per certi versi puo' ricordare il problema di Israele e palestina. Verissimi i problemi della Bosnia attuale, ma anche delle altre repubblichine ex jugoslave. Durante il raduno ho avuto occasione di parlare col Cancelliere e Gc23 e raccontare la storia della croce di Mostar, che a mio giudizio andrebbe rimossa dalla collina da dove partirono i colpi di artiglieria che distrussero citta' e ponte ( non e' Dio che ha voluto quello scempio nonostante il Deus Lo Vult croato-crociato ) con una manovra sicuramente premeditata di tradimento, dell'alleato musulmano, prima sfruttato e fomentato in chiave antiserba ( poiche' poco numerosi i croati in Bosnia rispetto ai serbi ) e poi colpito alle spalle una volta ritirati i primi per appropiarsi quantomeno dell'Erzegovina e la spartizione della Bosnia coi serbi stessi una volta raggiunto un accordo di comodo per le due parti. Dinamiche gia' viste riviste in tutti i territori multietnici dell'Impero Ottomano. Un canovaccio trito e ritrito. Piu' le ingerenze esterne interessate alla disentegrazione jugoslava per fini commerciali o il contemporaneo menefreghismo di altri che non impedirono il tracollo di uno stato non allineato che non serviva piu' come cuscinetto col mondo filosovietico.



Entriamo in Croazia, al confine i controlli per la nostra guida sono accurati mentre a noi manco ci guardano in faccia; del resto la Croazia ormai è Europa e notiamo anche che in generale tengono quell’atteggiamento di superiorità verso i loro vicini.

.


Un atteggiamento che contraddistingue quei funzionari. Spesso pesanti e fastidiosi anche verso il turista quando si varcano frontiere piu' insolite ed interne. Per altro anche con casi gravi di cronaca.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Lebowski » 07/06/2016, 15:34

Sentir raccontare la guerra da chi l'ha vista e vissuta è tutta un'altra cosa. A me capitò in Croazia e anche in Serbia. A Belgrado un vecchietto mi raccontò, schifato, il significato del segno 3 con le dita in riferimento a ciò che faceva Arkan con le sue tigri quando entrava nei villaggi bosniaci. Tagliando mignolo e anulare avrebbe costretto i musulmani a compiere a vita un gesto legato alla religione ortodossa.
E a raccontarmelo era un serbo, per dire che quella guerra di certo non la volle il popolo che, come sempre avviene, fu solo costretto a subirla.
Invasati, etc. sono stati e sono ancora oggi una minoranza della popolazione. Pericolosa, perché può ancora capitare che finisca ad interpretare il ruolo del pastore e in quel caso diventerebbe molto più semplice muovere il gregge verso le direzioni volute. Bene che queste persone esistano e per fortuna a volte può capitare di incontrarle viaggiando.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda geom.Calboni » 08/06/2016, 10:22

I commenti sulla guerra in Jugoslavija che avete riportato sono esatti ed è purtroppo così anche in altre zone d' Europa e del Medio Oriente afflitte in questi giorni da guerre e rivoluzioni come sappiamo.

Anche sulle frontiere, in quelle nelle quali è presente un certo "antagonismo" (usiamo questo termine) è sempre così. Un clima di ripicca, io rompo le palle a te e tu a me...

Dubrovnik... a me non era "piaciuta" proprio per i motivi espressi da Obe: una trappola per turisti e numerosi inglesi ubriachi.
Peccato... si perde il senso del posto, della tragica memoria storica della guerra, della genuinità della gente che trovi invece già a pochi km di distanza dalla città...
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Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda obe » 08/06/2016, 11:30

Venerdì 29 aprile

La mattina ci svegliamo molto presto; abbiamo poco tempo da passare a Dubrovnik e, visto che l’ultimo bus per Kotor è alle 15, vogliamo sfruttare la mattina per visitare per bene il centro storico.

Purtroppo il tempo ci è avverso e quando usciamo per strada il grigio domina nel cielo e scende una leggera ma costante pioggia.
E’ veramente un peccato perché con questo tempo la città non rende come potrebbe.
Le strade in marmo, le mura bianche, la torre dell’orologio, la cattedrale e il monastero non splendono e riflettono al sole ma nonostante questo riusciamo a percepirne la loro bellezza.

Dopo colazione passeggiamo un po’ a caso, ogni angolo è diverso dal precedente e troviamo molto belle le sue stradine (in particolare quelle strettissime a scale che si inerpicano verso la collina di fronte al mare).
Dove una volta c’erano marinai, commercianti appena arrivati dalle Indie, Veneziani pronti a contrattare e a fare affari ora ci sono flotte di turisti.. in gran parte grupponi scesi da qualche nave da crociera o comitive di asiatici in vacanza che più che ai monumenti sono interessati ai negozi che vendono magliette e souvenir della serie tv “Il trono di Spade”
Effettivamente fare lo Stradun che porta da un ingresso all’altro diventa abbastanza complicato e così per sfuggire dalla folla decidiamo di salire sulle mura e fare il giro completo.

Per fortuna a metà mattinata il tempo migliora, esce anche il sole e finalmente dall’alto delle mura possiamo goderci in pieno la bellezza della città.
Ci rendiamo conto di quanto piccolo sia il centro storico (del resto lo via principale sarà lunga neanche 500 mt), ma forse la sua fortuna è questa.. è tutto vicino, raccolto, con le case che quasi si sovrappongono l’una all’altra.
Poi i tetti rossi, in contrasto con il bianco del marmo delle strade e delle mura, e la vista delle isole verdi e incontaminate che spuntano nel Mar Adriatico.

Il tempo corre veloce ed arriva quasi il momento di lasciare Dubrovnik e la Croazia; non prima di pranzare con un fritto misto spettacolare accompagnato da una Karlovacko nella baia del porto baciati dal sole.

Le due ore di viaggio, le passiamo guardando fuori dal finestrino, rilassandoci dopo tanto correre e riflettendo che abbiamo speso più in 1 giorno a Dubrovnik che 3 in Bosnia..
Superiamo velocemente il confine, attraversiamo Budva, la mecca della nightlife Montenegrina ed in silenzio assaporiamo il bellissimo paesaggio che si propone a noi tra Budva e Kotor e la sua baia.
L’insenatura naturale sembra quasi creare un lago, le acque sono calmissime e le vette delle montagne creano un ambiente che ti aspetti in Norvegia o in Scozia, ma non qui; dall’acqua spunta quello che sembra il tetto di una chiesa e poi finalmente siamo a Kotor o Cattaro, come si preferisce chiamarla.

Prendiamo posto nel nostro appartamento e si torna a sentire l’influenza del cirillico nella lingua ed anche la fisionomia delle persone cambia.. è più vicina all’Albanese che al Serbo o Bosniaco.
Kotor è un’altra chicca che non conoscevo, il centro storico è simile a quello di Dubrovink, con le stradine strette, le mura veneziane di protezione, le case fatte a sassi, il piccolo porto con moderni yacht; guardiamo in cima alla montagna e vediamo la fortezza che domina la città.. domani mattina andremo fino in cima.

Ma è venerdì sera e speriamo che ci sia un po’ di movimento anche se non siamo ancora in stagione turistica.. ceniamo in una locanda che serve vini e prodotti locali come prosciutto, formaggio e verdure mentre guardiamo lo struscio serale.
Notiamo che le ragazze escono molto più in tiro che in altri posti.. tacchi alti, trucco, un abbigliamento vistoso.. tutto il contrario dei ragazzi che vestono molto easy e senza troppi fronzoli; chiediamo info per la serata e scopriamo che la disco più famosa è bruciata il mese scorso e quindi veniamo indirizzati in altri posti.
Il primo è un pub con partita di calcio alla tv, bancone e tavolini che lentamente si riempono.. Seguendo l’istinto finiamo al Cesare, locale che fino a due prima era un tranquillo bar con tavolini all’aperto mentre alla sera diventa un carnaio con un cantante di musica folk-balcanica che aizza la folla che canta insieme a lui.
Anche qui vige la maledetta regola del tavolino, tutto il locale è pieno di questi tavolini dove ci mette intorno in piedi per ballare e bere in compagnia.. la serata procede bene e ci dispiace quando il locale deve chiudere verso l’1.
Non sapendo dove andare chiediamo ad un paio di gruppi e la risposta è sempre la stessa.. Jetstar… così finiamo in questo locale che è un Cesare fatto un po’ più a discoteca..
Rientriamo in appartamento alle 3 passate… ma che sorpresa questa Kotor!


Sabato 30 aprile

La serata e la stanchezza accumulata in questi primi giorni di viaggio ci fanno svegliare abbastanza lentamente e senza fretta.
Usciamo dal nostro appartamento e la giornata è splendida; sole, zero nuvole ed il clima non troppo caldo ci fanno apprezzare ancora di più Kotor.

Dopo la colazione seduti al bar nella piazzetta principale giriamo per il paesino perdendoci nelle sue strette viuzze tra i tavolini all’aperto dei bar, qualche negozio e le belle chiese che dominano le piazze.
Finalmente è arrivato il momento di salire in cima alla fortezza; alla fine la passeggiata sarà meno impegnativa di quel che pensavo anche perché il panorama che si offre a noi man mano che saliamo è veramente spettacolare.
In cima alla fortezza la vista è ampia e si vede tutto il fiordo e le montagne che lo circondano e le foto abbondano.

Tornati in città usciamo dalle mura veneziane, ci sediamo sulla simpatica panchina gigante appena fuori dall’ingresso, passeggiamo per il mercato alimentare (con formaggio fresco, olive, verdura, pesce) e decidiamo di dedicarci un pranzo nel miglior ristorante di Kotor.
Il posto è effettivamente elegante, con cameriere sicuramente vestito meglio di noi e tavoli sulla terrazza di fronte al mare con vista sulla città; mangiamo veramente bene.. polp, zuppa di mare, san pietro con polenta e tartufo.. spendendo il giusto per il posto.

Nel pomeriggio arriva il momento di fare l’ultimo nostro spostamento.. dobbiamo arrivare a Podgorica, la vecchia Titograd.
Più che per nostra scelta, la decisione di andare a Podgorica è dettata dal fatto che l’aeroporto più vicino si trova qui, nella capitale del Montenegro, nella vecchia Titograd.
Il percorso in bus è rapido.. nel primo tratto si costeggia il mare, con la sua costa frastagliata ed il tanto verde intorno e l’unico dispiacere è il vedere che praticamente in ogni spiaggia c’è uno scheletro di un nuovo albergone in costruzione che va a rovinare il lato selvaggio del luogo.
Mentre, entrando nell’entroterra, attraversiamo il bel Lago di Scutari che mi ricorda un po’ casa.

Podgorica è esattamente come deve essere una città di questo genere.. non bella, anzi..
Sembra caduta dallo spazio nel vuoto; intorno alla città c’è il nulla e poi di colpo ti trovi queste costruzioni che diventano sempre più moderne man che si entra verso il centro.
Proprio il centro città è misto di stili.. dalla piazza centrale in pieno stile sovietico, al Millennium bridge che assomiglia ad uno dei tanti ponti di Calatrava, ai tanti cantieri aperti con nuovi alberghi in costruzione (stanno facendo anche l’Hilton) ed ai centri commerciali in stile Europeo con brand di lusso.
Ecco l’impressione che abbiamo avuto è quella di una città che cerca di essere occidentale ma più che altro per accontentare i ricchi del paese.

Ci piazziamo in un lussuoso appartamento al 7 piano di un nuovo condominio, il ragazzo di Airbnb è alla moda, ha viaggiato in Europa e possiede dei negozi sia in città che sulla costa.. si vede che è uno dei nuovi ricchi; ma tempo di sistemarci ed è già arrivata l’ora di uscire per il sabato sera.

Le vie del centro sono piene di gente, chi a passeggio, ragazzi che giocano in piazza e, un po’ a fatica, troviamo un ristorante dove cenare.
L’ultima cena sarà ricca.. mangiamo come non mai, prosciutto e formaggio locale e gran karađorđeva finale accompagnato da un paio di Niksicko.. l’ennesima marca di birra trovata nei balcani (che alla fine.. puoi chiamarla con tanti nomi diversi.. ma sempre di pivo si tratta).
Ed ecco la Podgorica che ci sorprende.. due strade sono piene di locali, in genere bar con tavolini rialzati all’aperto dove la “bella gente” si mette in mostra e passa la sua serata.
Qui sono tutti vestiti bene, eleganti ed in tiro, un po’ come se si fosse a Milano.. sia uomini che donne.
Quello che fa un po’ effetto è invece vedere quello che c’è intorno a questi locali; di fianco a gente con abiti Versace e Zegna e alle loro auto di lusso c’è una schiera di bambini che mendicano per una moneta o per qualcosa da mangiare.. vedere questi due mondi così diversi ma così vicini fa abbastanza effetto.

La nostra serata comunque procede prima in un disco pub e poi in un altro locale molto bello con dj all’ingresso e gente che balla e si diverte.
Quando poi veniamo rimbalzati all’ingresso di una disco solo perché siamo stranieri ripieghiamo in un altro locale con il classico cantante folk-balcanico e tutta la gente che canta a squarciagola… ma a noi più che essere andati a ballare ci sembra quasi di essere ad un matrimonio gitano!

Domenica 1 maggio

E’ l’ultimo giorno di viaggio, quello che generalmente è sempre il più lungo e più triste e di certo la città non ha aiutato a cambiare questa sensazione.

Il volo di rientro è alle 5 del pomeriggio, così ci svegliamo tardi, facciamo i bagagli, cazzeggiamo un po’ su internet ed usciamo verso le 11 alla ricerca di qualcosa da fare.
Piove e la città è deserta… per le vie del centro non c’è praticamente nessuno e tutti i negozi sono chiusi.
Convinco D. (che mi odierà per almeno un ora) a seguirmi sotto la pioggia per un breve tour della città, passiamo per lo stadio, attraversiamo il ponte moderno e arriviamo alla nuova Cattedrale della Resurrezione.
L’unica forma di vita che incontriamo è un cane randagio che ci segue ovunque andiamo fino a quando non entriamo a mangiare in un ristorante (molto ben frequentato) di fronte all’Hard Rock Cafè Podgorica.

Le ultime ore sono un misto di malinconia e riflessione su quello che abbiamo visto e soprattutto incontrato nel nostro cammino.
Un viaggio veramente “On the road” che oltre all’interno dei Balcani è entrato anche e soprattutto dentro di noi.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Leia74 » 08/06/2016, 12:33

Bellissimo viaggio che mi ha ricordato il mio del 2008.
Una sola cosa: arrivando da Dubrovnik a Kotor, non credo siate passati da Budva... forse Herceg Novi?
Le mie foto:
http://sabrinastravels.shutterfly.com

Latest trips: Piemonte in dettaglio (pure troppo, ago 2017-mag 2019), New York + Boston (mar 18), Bretagna e Normandia in moto (ago 18), Svezia centrale (ago 2019), Parchi USA Ovest (dic 19-gen 20)
Next: ???
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda geom.Calboni » 08/06/2016, 13:11

Leia74 ha scritto:Una sola cosa: arrivando da Dubrovnik a Kotor, non credo siate passati da Budva... forse Herceg Novi?

Forse si è confuso col tragitto Kotor - Podgorica.
Comunque da Dubrovnik a Kotor da Herceg Novi ci sono passati.

Podgorica dalla tua descrizione sembra cambiata, ovvio, dalla città che visitammo anni fa. A noi piacque per la sua "volgarita'" e vita notturna.
Purtroppo poi, per un motivo od un altro, non ci sono più tornato...
Quasi quasi...
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda obe » 08/06/2016, 13:15

geom.Calboni ha scritto:
Leia74 ha scritto:Una sola cosa: arrivando da Dubrovnik a Kotor, non credo siate passati da Budva... forse Herceg Novi?

Forse si è confuso col tragitto Kotor - Podgorica.
Comunque da Dubrovnik a Kotor da Herceg Novi ci sono passati.

Podgorica dalla tua descrizione sembra cambiata, ovvio, dalla città che visitammo anni fa. A noi piacque per la sua "volgarita'" e vita notturna.
Purtroppo poi, per un motivo od un altro, non ci sono più tornato...
Quasi quasi...


Confermo l'errore... era herceg novi.. budva era nel secondo itinerario

Podgorica è in cambiamento..diciamo che il nuovo e ricco ora è attaccato al volgare
È stato interessante vederla, anche perché difficilmente ci tornerei solo per la città.. a meno di inserirla in un tour più completo
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Maxdivi » 08/06/2016, 14:55

obe ha scritto:Prendiamo posto nel nostro appartamento e si torna a sentire l’influenza del cirillico nella lingua ed anche la fisionomia delle persone cambia.. è più vicina all’Albanese che al Serbo o Bosniaco.



Direi che e' vero per lo piu'. Nel senso che tra i popoli slavi, per ovvieta' geografiche, il montenegrino e' quello che ha piu' similitudini con gli albanesi. Cio' si rispecchia anche in altri aspetti, quali il maschilismo meridionale 8-) , mentalita' conservatrice-tradizionale, e la societa' patriarcale rurale, con elementi tradizionali comuni quali la struttura a clan, il delitto d'onore, ecc. ancora presenti in localita' rurali piu' isolate o nel "sottobosco" sociale anche urbano, come elementi di fondo mai totalmente peduti.
Vi e' anche una tendenza maggiore alla fisicita', compreso il ricorrere alle mani. Straordinaria l'ospitalita' nonche' la "cazzimma" per usare un termine napoletano.
Ovvio pure che nel Montenegro, a sud, vivono un venti per cento di albanesi, che risultarono decisivi nel referendum di dieci anni fa.


obe ha scritto:Kotor è un’altra chicca che non conoscevo, il centro storico è simile a quello di Dubrovink, con le stradine strette, le mura veneziane di protezione, le case fatte a sassi, il piccolo porto con moderni yacht; guardiamo in cima alla montagna e vediamo la fortezza che domina la città.. domani mattina andremo fino in cima.


Cattaro e' la Dubrovnik montengrina. Patrimonio Unesco, per il centro seppur ricosturito in parte a causa terremoti, ma anche per la tripla baia, le bocche, eccezionale base navale della marina veneziana prima ed austriaca poi.



obe ha scritto:Ma è venerdì sera e speriamo che ci sia un po’ di movimento anche se non siamo ancora in stagione turistica.. ceniamo in una locanda che serve vini e prodotti locali come prosciutto, formaggio e verdure mentre guardiamo lo struscio serale.



Il Montenegro, assieme alla Slovenia e' l'unico paese non latino al mondo che produce il prosciutto crudo. Spesso scuro, privo di coloranti o altri, viene venduto come specialita' nazionale agli altri ex yu.

obe ha scritto:
Notiamo che le ragazze escono molto più in tiro che in altri posti.. tacchi alti, trucco, un abbigliamento vistoso.. tutto il contrario dei ragazzi che vestono molto easy e senza troppi fronzoli; chiediamo info per la serata e scopriamo che la disco più famosa è bruciata il mese scorso e quindi veniamo indirizzati in altri posti.



In genere la ragazza montengrina, eccezionalmente alta come le serbe, e' piu' "timorata di Dio" :mrgreen: delle serbe, per i motivi maschilistici e rurali del paese sopracitati. E' il caso in cui l'abito non fa il monaco, e comunque va considerato che queste citta' gia' da maggio sono strapiene di turiste serbe in "tenuta estiva" ( chi vuole intendere intenda :mrgreen: ) nonche' turiste russe in altrettanto "tenuta estiva". I ragazzi montenegrini sono considerati fisicamente i piu' belli della Jugoslavia. Tuttavia non eccellono per gusto, abiti, romaticismo, mentalita', ecc. ecc.

Ahinoi mi dai una brutta notizia, e' bruciato il Maximus, brutta tegola per il tursimo della citta':

http://www.slobodnaevropa.org/a/27597891.html


obe ha scritto:Il primo è un pub con partita di calcio alla tv, bancone e tavolini che lentamente si riempono.. Seguendo l’istinto finiamo al Cesare, locale che fino a due prima era un tranquillo bar con tavolini all’aperto mentre alla sera diventa un carnaio con un cantante di musica folk-balcanica che aizza la folla che canta insieme a lui.
Anche qui vige la maledetta regola del tavolino, tutto il locale è pieno di questi tavolini dove ci mette intorno in piedi per ballare e bere in compagnia.. la serata procede bene e ci dispiace quando il locale deve chiudere verso l’1.



E' la regola della legge montengrina, presente anche in Macedonia ad Ocrida. I locali con musica all'aperto devono tassativamente porre fine alla serata, che prosegue solo nelle disco al chiuso, fortunatamente dotate di aria condizionata e gigantesche ( sebbene siano una bolgia comunque nei peridoi clou ). Una legge sbagliata secondo me, ma che ci fa notare ancora una volta della mentalita' "paesana" ( con pregi e difetti ) di Montenegro e Macedonia, che comunque mettono al primo posto i residenti dei centri storici ( spesso tanti anziani ) rispetto alle frotte turistiche, portatrici di denari.





obe ha scritto:
Nel pomeriggio arriva il momento di fare l’ultimo nostro spostamento.. dobbiamo arrivare a Podgorica, la vecchia Titograd.
Più che per nostra scelta, la decisione di andare a Podgorica è dettata dal fatto che l’aeroporto più vicino si trova qui, nella capitale del Montenegro, nella vecchia Titograd.


In realta' no. Nel senso che esiste l'aeroporto di Tivat, che fa anche voli internazionali e pure tra i vari stati Yugo. Personalmente lo trovo molto comodo, ed e' il piu' usato in Montenegro poiche' in un attimo sei a Budua o a Cattaro.


obe ha scritto:
Il percorso in bus è rapido.. nel primo tratto si costeggia il mare, con la sua costa frastagliata ed il tanto verde intorno e l’unico dispiacere è il vedere che praticamente in ogni spiaggia c’è uno scheletro di un nuovo albergone in costruzione che va a rovinare il lato selvaggio del luogo.



Gran parte della nuova edilizia turistica e' in mano alle ditte costruttrici russe.


obe ha scritto:
Podgorica è esattamente come deve essere una città di questo genere.. non bella, anzi..
Sembra caduta dallo spazio nel vuoto; intorno alla città c’è il nulla e poi di colpo ti trovi queste costruzioni che diventano sempre più moderne man che si entra verso il centro.




Non sono stato ( volutamente poiche' estate piena ) a Podgorica. Ma concordo con te. Nasce come strumento comunista di amministrazione del paese. Semplicemente per sostituire, come citt'a piu' centrale, la vecchia capitale reale Cettigne, arraccata sui monti.




obe ha scritto:Le vie del centro sono piene di gente, chi a passeggio, ragazzi che giocano in piazza e, un po’ a fatica, troviamo un ristorante dove cenare.

Ed ecco la Podgorica che ci sorprende.. due strade sono piene di locali, in genere bar con tavolini rialzati all’aperto dove la “bella gente” si mette in mostra e passa la sua serata.
Qui sono tutti vestiti bene, eleganti ed in tiro, un po’ come se si fosse a Milano.. sia uomini che donne.
Quello che fa un po’ effetto è invece vedere quello che c’è intorno a questi locali; di fianco a gente con abiti Versace e Zegna e alle loro auto di lusso c’è una schiera di bambini che mendicano per una moneta o per qualcosa da mangiare.. vedere questi due mondi così diversi ma così vicini fa abbastanza effetto.

La nostra serata comunque procede prima in un disco pub e poi in un altro locale molto bello con dj all’ingresso e gente che balla e si diverte.
Quando poi veniamo rimbalzati all’ingresso di una disco solo perché siamo stranieri ripieghiamo in un altro locale con il classico cantante folk-balcanico e tutta la gente che canta a squarciagola… ma a noi più che essere andati a ballare ci sembra quasi di essere ad un matrimonio gitano!




In questi aspetti il Montenegro si prende meridionalmente la sua " grecita' ". Grecia a cui strizza l'occhio e con cui pure ha affinita' in citta' piu' moderne ed ampie rispetto ai paesini storici costieri o montani o ai luoghi turistici. Esattamente come la Macedonia che manifesta la sua grecita' non certo ad Ocrida ( se escludiamo la componente religiosa ortodossa del luogo ) bensi' in una Bitola, prossima al confine. Con le vie dello struscio con bar e tavolini ripieni e strapieni e disposti a gradinata-spalti, con l'ovvio funzione di guardare e farsi guardare, nonche' sfoggiare alle greca, per chi ne ha possibilita' o anche al di sopra delle proprie possibilita', il nuovo paio di scarpe in pelle, i nuovi occhiali da sole, la nuova camicia bianca, la borsetta, ecc. ecc. Compreso un face control per stranieri, che subi' ad Atene anni fa nei locali non turistici ma in quelli piu' esclusivi e ricercati dove stranieri era certo mai visti .



Domenica 1 maggio

E’ l’ultimo giorno di viaggio, quello che generalmente è sempre il più lungo e più triste e di certo la città non ha aiutato a cambiare questa sensazione.


Piove e la città è deserta… per le vie del centro non c’è praticamente nessuno e tutti i negozi sono chiusi.

L’unica forma di vita che incontriamo è un cane randagio che ci segue ovunque andiamo fino a quando non entriamo a mangiare in un ristorante (molto ben frequentato) di fronte all’Hard Rock Cafè Podgorica.

i.



La domenica nelle citta' in Montenegro e' la domenica. Come puo' esserlo nel nostro centrosud in estate o in Castiglia con la canicola fino alle sette. Poi in un paese dove la pigrizia e' leggendaria e ricca di barzellette :D
Discorso diverso in localita' turistiche tipo Budua.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Lebowski » 08/06/2016, 15:19

Maxdivi ha scritto:
obe ha scritto:Prendiamo posto nel nostro appartamento e si torna a sentire l’influenza del cirillico nella lingua ed anche la fisionomia delle persone cambia.. è più vicina all’Albanese che al Serbo o Bosniaco.





Il Montenegro, assieme alla Slovenia e' l'unico paese non latino al mondo che produce il prosciutto crudo. Spesso scuro, privo di coloranti o altri, viene venduto come specialita' nazionale agli altri ex yu.


Eresia! :)
Dimentichi il famoso prosciutto dalmata, testato personalmente infinite volte durante i miei soggiorni croati.
Inoltre, anche nelle Fiandre belghe si produce un ottimo prosciutto crudo. Credo a Gent, ma purtroppo non sono riuscito a testarlo lo scorso dicembre.
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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda geom.Calboni » 08/06/2016, 15:41

Maxdivi ha scritto:E' la regola della legge montengrina, presente anche in Macedonia ad Ocrida. I locali con musica all'aperto devono tassativamente porre fine alla serata, che prosegue solo nelle disco al chiuso, fortunatamente dotate di aria condizionata e gigantesche ( sebbene siano una bolgia comunque nei peridoi clou ). Una legge sbagliata secondo me, ma che ci fa notare ancora una volta della mentalita' "paesana" ( con pregi e difetti ) di Montenegro e Macedonia, che comunque mettono al primo posto i residenti dei centri storici ( spesso tanti anziani ) rispetto alle frotte turistiche, portatrici di denari.

Ricordo quando andammo noi.
I club sul lungomare all' 1 chiudevano e poi tutti nei club al chiuso.
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: I Balcani visti da me

Messaggioda Maxdivi » 08/06/2016, 17:20

Lebowski ha scritto:
Maxdivi ha scritto:
Il Montenegro, assieme alla Slovenia e' l'unico paese non latino al mondo che produce il prosciutto crudo. Spesso scuro, privo di coloranti o altri, viene venduto come specialita' nazionale agli altri ex yu.


Eresia! :)
Dimentichi il famoso prosciutto dalmata, testato personalmente infinite volte durante i miei soggiorni croati.
Inoltre, anche nelle Fiandre belghe si produce un ottimo prosciutto crudo. Credo a Gent, ma purtroppo non sono riuscito a testarlo lo scorso dicembre.


Ammetto la mia ignoranza sul Belgio. Pensavo esistesse soltanto il noto prosciutto delle Ardenne in loco ( che e' latino-vallone ).
Ma alla fine non mi stupisce, in fondo Gand e le Fiandre coi latini ci hanno avuto molto a che fare :lol:
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Maxdivi
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