Siamo tornati da un paio di settimane dalla Mongolia, volevo scrivere due cose a caldo perchè come al solito non so se e quando riuscirò a scrivere un vero e proprio diario.
Per la prima volta da molti anni abbiamo partecipato ad un viaggio di gruppo, anche se la destinazione di per sè fa già un po’ di selezione e speravamo (per fortuna a ragione) di non beccare gente lamentosa o che ci avrebbe in qualche modo rovinato il viaggio.
In realtà abbiamo fatto tre distinte parti del viaggio: di base ci siamo iscritti ad un tour organizzato ma gli ultimi giorni del tour c’era l’opzione di due diversi itinerari, in questo modo i 13 partecipanti si sono divisi in 6 e 7 persone nei due giri diversi. Inoltre la coppia di nostri amici che hanno prenotato per primi (facendoci venire voglia di unirci a loro) avevano richiesto prima dell’inizio del tour una estensione “privata” di 4 giorni, a cui ci siamo aggregati poi anche noi due e un altro amico.
In pratica il giro è stato questo:
- Arrivo a Ulan Bator il 24 settembre mattina, 24-25-26-27 settembre visita del deserto del Gobi solo noi 5 amici con autista e guida (un po’ tirato come tempi ma avevamo a disposizione solo quei giorni).
- Il 27 settembre sera arrivo a Ulan Bator e unione col gruppo del tour organizzato, che era arrivato in mattinata.
- 28 settembre mattina: volo per l’estremo ovest del paese. 28-29-30 sett- 1-2-3 ottobre viaggio tutti assieme nella regione ovest con due giorni a Olgii dedicati al locale Festival delle Aquile (ragione principale del viaggio).
- Il 4 ottobre ci siamo divisi, l’altro gruppo di 6 persone ha proseguito in macchina tornando indietro verso Ulan Bator da laggiù, mentre noi 5 amici più altre due partecipanti avevamo optato per il giro “trekking”, quindi abbiamo passato altre 2 notti nelle remote zone degli Altai prima di rientrare nella civiltà e volare l’8 ottobre a Ulan Bator e da lì il 9 rientrare in Italia.
Com’è la Mongolia? Un posto pazzesco per panorami e paesaggi. A fine settembre / inizio ottobre è un posto FREDDO. Un posto dove le comodità della vita moderna non sono scontate, dove gli hotel sono in condizioni decisamente diverse da quelle a cui siamo abituati e nonostante questo sono un desiderato momento di respiro dopo varie notti tra tende, ger e case di gente. Un posto dove la gente nelle ger ti accoglie con un tè salato e dello yogurt essiccato (bleah!) sempre pronti per eventuali ospiti. Un posto bellissimo, selvaggio, spettacolare. Un posto difficile da girare da soli: nessuno parla inglese, serve guidare centinaia di km su sterrati, senza indicazioni, su piste nel mezzo del nulla, oppure essere preparati a voli aerei interni che vengono annullati o spostati con molta facilità.
Noi siamo stati accompagnati per quasi tutto il tempo (esclusi i primi 4 giorni “privati”) da Alfredo, che ci vive da 8 anni e oltre ad essere (stato) console onorario dell’Italia ha anche una cooperativa che organizza viaggi. Solo se si è accompagnati da qualcuno che parla mongolo si riesce secondo me ad entrare in contatto con la gente, a fermarsi nelle ger per un tè o a farsi ospitare dalle famiglie per la notte. E anche a gestire gli inevitabili inconvenienti, problemi e discussioni con la gente che dovrebbe essere là per darti un servizio (hotel, ristorante etc) ma che a volte sembra più infastidita dalla tua presenza che altro.
CONTINUA....