Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

In questa sezione del forum si può discutere, postare notizie e chiedere informazioni riguardo le proprie esperienze, emozioni ed avventure di viaggio.

Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 23/08/2016, 22:43

https://www.youtube.com/watch?v=s10ldVRHRSw

Date:10-22 agosto
Partecipanti: io
Itinerario: Tbilisi – escursione a Mtskheta / Gori / Batumi / Tbilisi

GIORNO 1: 11 AGOSTO

Un viaggio di solito inizia prima di partire. Scegliendo un paese o un'area per i motivi più disparati. Inizia programmandolo, cercando informazioni, spulciando qua e là consigli, pianificando un itinerario. La Georgia – inizialmente abbinata all'Armenia – era una ipotesi di viaggio valida già da un paio di anni ma poi avevo sempre scelto un'altra alternativa tra le papabili.
Non doveva nemmeno essere scelta quest'anno, ma la prima opzione è saltata causa costi improponibili per le mie finanze attuali. Per il tempo a disposizione ho depennato l'Armenia.
E quindi mesi fa è arrivato il suo turno.
Il fato ha voluto che questo viaggio sia stato programmato male, nel senso che non ho avuto il tempo materiale per programmare bene spostamenti, tappe etc.
Avevo quindi un'idea di massima delle tappe da raggiungere. Dei must to see. Poi delle possibili alternative e dei “want to see, maybe”. Sapevo che in certe zone spostarsi, specie in alta stagione, non è semplice. Ma confidavo sul fatto che in fondo avevo già usato mashrutke, treni, autobus improponibili etc. etc.
Quindi sono partito prenotando un po' tutto, ma con prenotazioni aperte per cancellare o modificare lungo il cammino. Come poi è accaduto. Anche perché mi conosco: non ho mai amato – né mai amerò – correre per vedere uno o due posti in più. Fare 7 città in dieci giorni non fa per me. Tendo a non correre e a prenderla come viene nei giorni della mia vita “normale”, figuriamoci quando mi dedico a uno dei miei hobby preferiti. Sono fatto così.
Mi rendevo conto però che leggendo qua e là la Georgia offriva veramente tanto, quasi troppo considerata la sua scarsa grandezza.
Così sono partito in una sorta di “appuntamento al buio”: so il suo nome, parte della sua storia e altre cose che mi interessavano già da anni, scoprivo piano piano cose nuove, vedi ad esempio le comunità selvagge e “particolari per certi aspetti” dello Svaneti, tanto per dirne una.

Appena arrivato è stata la stanchezza a darmi il benvenuto. Mi trovo qui ad aspettare l'autista della guesthouse, sono le 4 di notte locale. Il volo non è stato dei migliori: Lot airlines, una major con comfort low cost. Un solo bicchiere d'acqua offerto in circa 6 ore di volo, tra i due voli. Poi, tutto a pagamento.
Lo sapevo. E va bene così, ormai è passato e mi sto per tuffare in questa nuova avventura.
Dopo 10 minuti ecco arrivare un uomo nel piccolo aeroporto di Tbilisi, vero la zona arrivi.
Smetto di interpretare il ruolo del cane abbandonato in autostrada: è proprio lui, il mio autista. Si è fatto aspettare ma finalmente partiamo. Subito scopro una delle cose che già mi aspettavo, la guida un po' acdc (alla cazzo di cane) dei georgiani. Il tragitto mi permette di vedere una Tbilisi quasi deserta e di intravedere subito le prime cose interessanti: viale George W Bush e dopo pochi minuti di viaggio intravedo il lontananza la città vecchia con la fortezza che si inerpica su una collina, i ponti colorati etc. Pochi secondi ma già una buona impressione.
Arrivo alla guesthouse prenotata: room 404, camera tripla con bagno privato a uso singola per 25 euro al giorno, colazione compresa.
Il vantaggio è che dopo mia richiesta, mi lasceranno il check in anticipato a costo zero, se la camera sarà libera. Così mi avevano confermato pochi giorni prima di partire. Sono a circa 800 metri da piazza Rustaveli.
La camera è occupata, così i due padroni di casa, sui 65 anni, mi forniscono un cuscino: mi hanno riservato il divano in similpelle nero del salotto. Non me lo faccio dire due volte: poso le valigie, mi tolgo le scarpe, ci salutiamo e resto subito solo nella grande sala. Ho appena il tempo di notare l'arredamento un po' naif della stanza. “Ci sarà tempo per la casa, la gente e il paese” mi dico e dopo pochi secondi crollo in un sonno profondo. Fa caldo, ma è sopportabile e la finestra aperta lo rende quasi piacevole.
L'orologio segna le 5 e qualcosa.

Verso le 8 mi sveglio. Dopo mezz'ora torna in stanza la padrona di casa, mi saluta e mi comunica che la stanza è quasi pronta. Sono ancora rimbambito dal sonno e la stanchezza e così, quando prendo possesso della stanza, faccio le cose più immediate da fare (aprire le valigie per prendere il necessario, andare in bagno, lavarmi velocemente, etc.) e mi ributto subito a letto, tanto è ancora presto e un paio di ore di sonno mi servono.
Verso le 11 mi sveglio e mi sento finalmente pronto a incontrare Tbilisi.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda geom.Calboni » 24/08/2016, 15:06

Sono sintonizzato sul racconto ;)
"Stiamo attenti, siamo contenti, comportiamoci bene e mangiamo la semplicità".

Nella vita le cose serie, alla lunga, ti fregano. Gustiamoci le cose effimere che proprio in quanto tali non ti tradiscono mai.

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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 24/08/2016, 23:23

Esco e trovo la possibilità di fare colazione. C'è una coppia di israeliani russi, scambio quattro parole con loro, che sono a fine vacanza georgiana. Hanno viaggiato per le montagne, prevalentemente.
La colazione consta di formaggio, prosciutto, omelette, tea, uovo. Nulla di dolce, ma questa volta contravvengo ai miei precetti, mangio e faccio una sorta di piccolo pranzo, considerando l'ora.
Poi esco per cambiare i soldi e prendere confidenza con la città.
Fa caldo, ma è sicuramente più sopportabile delle ultime vacanze estive trascorse negli anni recenti. Direi tipo Milano afosa, anzi: qualcosa meno.
Noto subito un paio di cose: non danno precedenza ai pedoni e soprattutto tutti i georgiani praticano uno sport nazionale: la strombazzata di clacson. Assurda. Ti è morto il gatto? Strombazzi. Hai le emorroidi? Strombazzi il clacson. È un tic nervoso, credo. Perché vedo scene assurde: suonano quando hanno già sorpassato, quando vedono uno fermo a lato strada, quando gli gira... così, tanto per fare.
Verso le 2 passo a un mini pranzo: il mio esordio con il Katchapuri. Sono il solo nel ristorante, piuttosto caruccio. Dopo 30 minuti mi portano la focaccia nazionale. Devo essere sincero: non ha incontrato molto i miei gusti, ma ad essere ancora più sincero un po' me lo aspettavo dato che non amo nemmeno la nostra focaccia al formaggio. Ne mangio comunque tre quarti, anche se la fame mi era già passata con la colazione a casa.
Rifocillato, decido di iniziare la visita cittadina e mi dedico al viale poco lontano, il principale del quartiere e della città: Shota Rustaveli. Molto elegante, contornatioda palazzi ottocenteschi o del secolo scorso. Passo un pomeriggio piacevole, poi decido di tornare a casa, verso le 17, per riposare un po', fare la doccia e prepararmi per la serata.
Alle 20 esco e vado a cena. Mi addentro in un quartiere laterale, non lontano da piazza Rustaveli. Ci sono un bel po' di locali, anche etnici: ristorante libanese, bavarese, pub scozzese, etc.
Scelgo però un ristorante-enoteca locale. I prezzi non sono bassi e sono l'unico ospite. Ci sono solo due persone a un tavolo, un uomo e una ragazza trentenne. L'uomo è il gestore e mi porta il menu. Non parla inglese. Mangio una cotoletta con patate fritte, ci sarà tempo per altri piatti nazionali. Faccio un brindisi con vino rosso locale, nulla di eccezionale ma al brindisi la ragazza si avvicina. È russa, parla inglese. Scambiamo due chiacchere e una volta sapute le mie origini esordisce con “amore mio”. Faccio finta di nulla, diciamo che non è la ragazza russa tipica e sono pure parecchio stanco. Veronika, il suo nome. Provo a farle capire che non è serata e lo capisce solo quando mi comunica che l'indomani andrà a Batumi e mi chiede di andarci assieme. Le rispondo di no, ci andrò tra pochi giorni e magari la troverò là, se il fato lo vorrà.
Finita la cena, l'abbandono ed esco per dirigermi a piedi verso Piazza della Libertà. Ripercorro tutto il viale Rustaveli, dopo aver preso un dolce a una sorta di Starbucks locale (direi buono) e poi, anche se presto, sento salire la stanchezza. Una volta arrivato a Piazza Rustaveli sento anche la prima goccia di pioggia e decido quindi di affrettare il passo verso casa. Alle 11 sono in camera. Dopo pochi minuti sento un acquazzone, l'ho indovinata per poco. Poco male, sono stanco, ci sarà tempo per visitare anche zona città vecchia, che fonti personali dicono piena di locali.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda obe » 24/08/2016, 23:46

I clacson di Tbilisi me li ricordo ancora adesso :)

Bell' inizio, aspetto il seguito.. ho un gran bel ricordo.della Georgia e di Tbilisi.

per la.nightlife, per me Tbilisi e i suoi locali centrali sono stati abbastanza deludenti. Devo ringraziare la gente conosciuta in ostello e la loro disponibilità e amicizia se sono riuscito a divertirmi.
Sono.curioso di.sentire la tua esperienza
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda geom.Calboni » 25/08/2016, 9:32

obe ha scritto:I clacson di Tbilisi me li ricordo ancora adesso :)

Bell' inizio, aspetto il seguito.. ho un gran bel ricordo.della Georgia e di Tbilisi.

per la.nightlife, per me Tbilisi e i suoi locali centrali sono stati abbastanza deludenti. Devo ringraziare la gente conosciuta in ostello e la loro disponibilità e amicizia se sono riuscito a divertirmi.
Sono.curioso di.sentire la tua esperienza

I clacson anche e soprattutto a Baku in Azerbaijan :)

Anche per noi nightlife di Tbilisi abbastanza deludente. Ma era agosto e in varie zone del paese imperversava la guerra.Tutti però ci dicevano che il movimento, essendo estate, era a Batumi ed in generale sulla costa.
Andrebbe rivista nei mesi invernali.
Attendo comunque le considerazioni su Batumi di Leb essendoci stato, appunto, in agosto.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda fedea » 25/08/2016, 10:09

se vi piacciono i clacson allora il Vietnam e' pane per i vostri denti, specie Saigon :D
Baku e' cibo per la nostra prossima estate, anche se stiam pensando di andare in Turchia subito dopo piu' che in Georgia... ma mi defilo perche' sono off topic. seguo comunque con interesse.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda heartpacker » 25/08/2016, 21:55

in attesa del seguito...!
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 26/08/2016, 11:37

geom.Calboni ha scritto:Attendo comunque le considerazioni su Batumi di Leb essendoci stato, appunto, in agosto.


Anticipo già che la Cappa ha colpito duro a Batumi.
In sintesi, poi dettaglierò meglio, è una località con tante gente ma trattasi in grandissima parte di famiglie e coppie. ;)
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 26/08/2016, 11:39

Giorno 2 – 12 agosto

L'alba del nuovo giorno a Tbilisi arriva tardi. Mi ero premonito ed avevo acquistato dei croissant 7days, dato che la colazione “modello pranzo” non fa certo per me e preferisco evitarla.
Uscito dalla stanza, dietro pesanti rimostranze della padrona di casa, allibita al fatto che io non sia fan della colazione continentale, arrivo al patto di bere almeno una tazza di té.
Rattificato l'accordo sono pronto ad uscire.
Per strada noto subito una seconda cosa sul traffico automobilistico: molte auto provengono dall'Inghilterra o dal Giappone, dato che hanno il volante a destra. Mi chiedo come sia possibile scegliere un'auto simile, guidando al contrario, in un paese dove la guida non è fedele al codice della strada (la Georgia non è comunque sul mio podio personale per guida pericolosa, viene dopo un paio di altri paesi).
Mi incammino verso la metropolitana: il programma odierno prevede la città vecchia.
Lungo viale Rustaveli noto un grande palazzo presidenziale, che la guida riporta essere l'ex parlamento. Ha la bandiera georgiana e quella della Ue.
Penso subito una cosa, che troverà conferma nei giorni e nelle città seguenti: non è assolutamente vero che la Georgia sia sospesa tra Occidente e Oriente. Di orientale non ha quasi nulla: nessuna architettura (a parte poche, sporadiche moschee), cibo autoctono e poco legato al Medio Oriente, devozione forte ed esclusivamente ortodossa (tranne qualche piccola eccezione). Lo sono altre realtà caucasiche, ma non la Georgia combattuta più tra Russia (europea) e la volontà di legarsi alla Ue, cosa ben comunicata già all'arrivo in aeroporto. Il primo messaggio di benvenuto ai visitatori è posizionato sulla porta che fa uscire i passeggeri dall'area “ritiro bagagli” e li fa entrare nella zona “pubblica” dell'aeroporto. Una scritta comunica loro che la Georgia fa parte dei paesi in lista di attesa per l'ingresso nella Ue (l'ho letto di sfuggita e non lo ricordo bene, ma il messaggio è molto simile).
Le tante bandiere Ue posizionate fuori dagli uffici pubblici lo confermano.

Prendo la metropolitana, di chiaro stampo sovietico ma non certo modernissima funzionale. Primo obiettivo giornaliero: la Chiesa della S. Trinità. Per arrivarci bisogna percorrere un cammino in salita, la chiesa è visibile da moltissimi punti della città. È sicuramente imponente, anche perché la collocazione lontano da altri edifici la rende ancora più maestosa. Al suo interno noto che la prima cosa ad accoglierti è il bancone-negozio adibito alla vendita di oggetti religiosi. Le persone in visita rispettano la rigida cerimonialità ortodossa: le donne entrano con capo velato, i baci alle icone si sprecano, come del resto i triplici segni della croce che le persone compiono in più punti.
L'interno non mi ha detto granché.
Decido di uscire e, dopo aver girovagato un po' per la zona circostante, decido di lasciarla e recarmi verso la città vecchia. Supero un mercato stradale, tipico dei paesi dell'est e carico di volgarità e, dopo un pranzo leggero, passo in rassegna: vie “antiche” con le case e i classici balconi a vista, il palazzo dell'ambasciata italiana, una chiesa posta ai bordi della collinetta che costeggia il fiume e arrivo nel primo pomeriggio alla funivia adiacente al ponte “dell'assorbente femminile” (ovvero, del Ponte della Pace).
Mi posiziono in fila per salire. Sarò in cabina con una famiglia russa, con due figli piccoli. Loro si divertono a guardare giù, a destra, a sinistra. Io, sofferente di vertigini, guardo solo su e mi caco sotto.
Arrivati a destinazione è la volta della Statua di Madre Georgia e della fortezza, che mi occupano circa un paio di ore.
Poi decido di scendere dalla collina a piedi. Arrivato quasi a destinazioe vedo un venditore di Kvas e passo subito all'acquisto: negli anni ho imparato ad apprezzare la bevanda, una delle mie preferite. Scambio quattro parole con lui: Celentano, Cutugno etc.
“Noi e italiani abbiamo la stessa faccia” mi fa.
“yes”, non voglio deluderlo. Forse l'ha letto su Cosmopolitan, penso fra me e me. Essere caucasici non significa automaticamente questo e sinceramente non mi pare, però lasciamolo convinto delle sue teorie e torniamo alla visita, mi dico.
Passo quindi alla zona più centrale, lasciata ormai in preda al turismo. Noto subito una marea di localini, ristoranti, pub, negozietti di souvenir. “Ora è già un po' tardi, sono le 5 passate. La rivedrò stasera e nei prossimi giorni” mi dico e decido di tornare. Fa anche molto caldo e inizio ad essere un po' stanco della giornata.

Docciato e vestito esco. Non ricordo dove e cosa ho preso per cena, quindi salto il paragrafo.
La serata l'ho trascorsa in zona città vecchia e le impressioni della giornata hanno trovato conferma.
Non ci sono tantissime persone, neppure poche a dire il vero, ma sono quasi tutti stranieri. Direi un buon 75%.
I prezzi sono molto più alti che nel resto della città e sono tutti locali “fesccion”, da aperitivo o preserata.
Mi lascia deluso oltre la tipologia di locali, il fatto che si voglia apparire per quel che non si è.
Sono locali che svendono l'anima cittadina, anche se si tratta pur sempre del centro e della zona più turistica. Anche in questo caso la volontà di imitare la vicina "Europa" ha portato i suoi danni.
Peccato, perché per colori, architettura, luoghi, atmosfera è veramente un'area molto bella e affascinante.
Bevo una birra al McLaren's Pub e dopo un'oretta faccio il mio mesto rientro a casa, varcando la porta poco dopo la mezza.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lago » 26/08/2016, 12:52

Mi sembra di capire che la Georgia è frequentata dai turisti russi , pensavo il contrario visto i precedenti degli anni scorsi .
Come lingua come ti sei trovato ???
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 26/08/2016, 17:44

Lago ha scritto:Mi sembra di capire che la Georgia è frequentata dai turisti russi , pensavo il contrario visto i precedenti degli anni scorsi .
Come lingua come ti sei trovato ???


Russi e persiani sicuramente i più numerosi, i secondi i più presenti in assoluto. Non mancavano americani, azeri, armeni (gli ultimi due dedotti dalle targhe automobolistiche, ma magari erano georgiani oppure non erano turisti). Europei non tanti, me ne aspettavo qualcuno in più. Qualche tedesco, francese, spagnolo. Pochi italiani.

Per la lingua: inglese poco diffuso, a parte i giovani. Ma anche in questo caso pochi lo parlano bene.

Come me la sono cavata: per lo scritto ero a zero. Il loro alfabeto è incomprensibile. Inglese per me nessun problema e a volte ho aggiunto poche espressioni di russo che conosco (molto poche, kak dela? Priviet, harasho, spacibo e via dicendo).
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 28/08/2016, 20:15

Giorno 3 – 13 agosto

La mattina riesco a fare colazione con un po' di anguria e tea, oltre alle brioches comprate il giorno prima. Ormai un mio rito quotidiano prima di tornare a casa.
Oggi escursione a Mtskheta.
Appena uscito in strada decido di andare a cambiare altri soldi. Dopo 20 metri vengo fermato da una coppia di uomini sui 50. “Do you speak english?” “Yes, I do”
“I wan a boy pay”
Mi faccio ripetere la frase (pronunciata proprio così, errori grammaticali compresi), anche perché scritta è più comprensibile rispetto al loro modo di pronunciare inglese. E all'inizio penso di non aver capito bene.
La ripete, tale e quale.
“I don't know, sorry” rispondo e li abbandono sul posto.
Ma per chi cazzo mi han preso?
Preferisco soprassedere e dimenticare all'istante. Vado, prelevo i soldi e mi dirigo verso il metro ma prima di arrivare a didube per la mashrutka diretta alla meta, scelgo di scendere alla stazione dei treni. Devo fare i biglietti per Gori e soprattutto per Batumi.
Il giorno prima avevo chiesto info alla padrona di casa, la quale aveva chiamato la compagnia dei treni: per Gori, come sospettavo, nessun problema. Per Batumi i treni venivano dati pieni.
Alla biglietteria, dopo fila inesistente, trovo conferma della cosa e così decido di fare il biglietto per Gori. Poi per Batumi.. si vedrà. Lungo il tragitto in metropolitana vaglio le varie ipotesi.
Dapprima penso di noleggiare un'auto, un giorno di viaggio non dovrebbe costare molto. Opzione cancellata seduta stante dato che la patente è rimasta in Italia.
Poi valuto l'autobus, ma da Gori ho seri dubbi circa la loro presenza.
Poi decido di tornare in stazione di ritorno da Mtskheta.
Intanto arrivo a Didube. La zona esterna di didube sembra la fotocopia di quella esterna alla stazione: un mercato dell'est abusivo, con bancarelle di prodotti alimentari, giochi, prodotti per la casa, etc.
Passando vicino a prodotti per la casa mi viene un'idea. Prima di partire una mia cara “amica” ucraina-russa mi aveva chiesto un regalino. Dato che un po' mi aveva fatto incazzare prima di partire, decido che potrei prenderle una confezione di detersivo. “In Georgia è il regalo del momento” le avrei detto. Così, per vendicarmi un po' e per vedere la sua reazione.
(per la cronaca, giorni dopo opterò per una più “normale” maglietta turistica. L'ho rivista, consegnata e nella serata mi ha fatto ancora arrabbiare un po'. Ma questa è un'altra storia e io son troppo buono).

Trovo la mashrutka abbastanza facilmente. Salgo e dopo pochi minuti partiamo.
Lungo il tragitto mi sintonizzo sul finestino laterale. Lo spettacolo prevede una breve guida cittadina a tutto spiano per poi uscire verso la campagna. Scene di volgarità abbastanza elevata: mucche al pascolo lungo la tangenziale ma su tutte quella di uomo a bordo strada fermo mentre tiene in mano un bastone a cui ha legato i vari pesci appena pescati nel vicino fiume.
Dopo pochi minuti eccoci arrivati nella piccola cittadina, famosa per essere stata secoli fa capitale dello stato e che ha al suo interno un paio di importanti attrazioni.
Mentre mi reco alla prima, la cattedrale di Svetishkoveli, estraggo la mia macchina fotografica e provo a fare una foto di prova. Niente. Guardo nel mirino ma mi segnala una mano rossa e quando premo il pulsante non scatta. Ci provo e riprovo ma nulla. “Cazzo, dovrò accontentarmi del cellulare per le foto! Ok, ormai è andata. A casa proverò a capire il perché, ormai sono qua e diamoci da fare”. Rassegnato, faccio il mio ingresso nella piccola cittadella murata che custodisce la cattedrale. Per entrare devo indossare una gonna utilizzando un pastrano che le donne usano invece per coprirsi il capo.
“Stamattina due gay mi chiedevano informazioni su ragazzi a pago, oggi mi tocca indossare una gonna. Non credo in Dio, ma se si è messo in testa questo per me mi sa che si sbaglia di grosso” penso, prima di visitare una “sua casa”.
La cattedrale la trovo bella, metterò come sempre qualche foto (forse) senza perdermi in inutili descrizioni.
Poi decido di fare un giro lungo le bancarelle vicine per mangiare qualcosa e scelgo frutta. Fa caldo e ne sentivo il bisogno.
Dopo pochi minuti scorgo una scena apocalittica, estremamente fastidiosa, che mi induce a grattarmi nelle zone basse.
In una bancarella fa bella mostra di sé un pavone.
“Ecco spiegati gli eventi funesti della giornata! Certo che in Georgia i premi Nobel abbondano! Ma come cazzo si può fare una cosa simile? Sarebbe come se io alla vista di un gatto nero mi divertissi a gettare una pallina dall'altro lato della strada per vederlo attraversare! Questi se la cercano proprio” penso subito in quel momento. Accellero il passo e mi allontano.
Poi accetto l'offerta di un tassista abusivo e mi reco a visitare la chiesa di Jvari, nulla di che a dire il vero.
Fatta una certa ora chiedo informazioni in russo per la stazione delle mashrutke dirette a Tbilisi. Mi rispondono ovviamente in russo, e non capisco se non a gesti.
Come da programma, arrivo alla fermata, attendo un buon 20 minuti, salgo sulla mashrutka e ritorno a Tblisi stazione. Mi dirigo subito alla sala biglietteria, questa volta ho circa un'ora di fila ma la mia perseveranza paga. Trovo un biglietto in prima classe per Batumi da Gori, l'ultimo rimasto ricomparso non si sa bene come. Colgo l'occasione per informarmi su Batumi – kutaisi e le notizie non sono buone, ma per quelle c'è tempo. L'unico “inconveniente” è che il treno Gori – Batumi partirà la sera e arriverà a sera inoltrata alla città costiera: dovrò fare quasi un giorno in più nella città del baffone e perderò un giorno a Batumi. Ma va bene così, sono cose che possono capitare e in fondo me lo aspettavo.
Rientrato a casa mi butto sotto la doccia e mi preparo per cena e dopocena.
Cena sarà alla Khinkali house, dove finalmente provo i ravioli locali nel modo tradizionale, con le mani. Li scelgo di due tipologie: funghi, patate per evitare la carne. I primi sono molto piccanti, su 5 riuscirò a mandarne giù 3 mentre quelli alle patate termineranno tutti nel mio stomaco.
Cena non male e prezzo molto buono, con birra, pane e bicchiere di vino credo di aver pagato 18 Gel (1 euro = 2,5 gel)
La serata non regala grandi emozioni e si svolge sulla falsa riga di quella precedente. Altro giro nel centro storico, mezzo pieno / mezzo vuoto, locali “in” etc.
In fondo sono anche un po' stanco, mi dovrò svegliare presto, devo ancora preparare le valigie. Fortunatamente la famiglia che mi ospita nella guest house, molto gentile e disponibile, composta da nonna parlante buon inglese, nonno, figlia, nipotini molto timidi, mi ha concesso di lasciare qualcosa da loro, tanto ci ritornerò per gli ultimi giorni.
Decido di tornare “a casa” verso la mezza. Ho un solo rammarico, avrei dovuto incontrare in città un bresciano conosciuto all'aeroporto di Istanbul mentre andavo in Iran, due anni fa. Si trova in città con la compagna georgiana. Ma non sono riuscito a combinare l'incontro.
Tornato in camera mi sbrigo a terminare la valigia e mi butto a letto.
Il treno è alle 8 e qualcosa del mattino, poi muoverò verso Gori.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 05/09/2016, 14:45

Giorno 4 – 14 agosto

La sveglia suono presto ma mi faccio trovare pronto. Colazione veloce, saluto la gentile padrona di casa e abbandono la felpa, un paio di scarpe, qualche altro indumento in una borsa. Li riprenderò a Tbilisi secondo atto, ora non resta che salire sul taxi, arrivare in stazione e prendere il treno.

Il treno è già lì, così salgo, sistemo la valigia e mi accomodo.

Dopo un'ora e qualcosa di viaggio arrivo a Gori. Il tragitto, anche se breve, mi ha regalato un po' di scorci di montagna. Non è stato male e capisco subito che la scelta del treno è stata ultravincente, rispetto alle mashrutke, per varie ragioni:
aria condizionata (ad agosto è quasi indispensabile), maggior comodità (soprattutto se si hanno bagagli), tempi di percorrenza quasi identici, maggior sicurezza rispetto alle strade e alla guida georgiana (soprattuto di sera/notte).
Personalmente, ad agosto sconsiglio la mashrutka in favore dei treni e la cosa troverà ancora più conferma con i successivi tragitti.

Dopo pochi minuti raggiungo la guesthouse e trovo ad accogliermi Marina, la proprietaria.
La guesthouse è gestita da una coppia di pensionati molto cortese. Il marito è fuori, arriverà a breve. Intanto mi invita a sedere. Parla un inglese molto stentato, ma in qualche modo e mischiando inglese, russo e altri idiomi riusciamo a capirci. Nell'attesa mi porta un piatto di anguria, tea e cioccolatini. Lei andrà a prepararmi la camera, dato che sono un po' in anticipo.
Dopo pochi minuti la camera è pronta e mi accompagna a vederla. Appena entro mi accorgo subito che non è quella prenotata. Avevo preso per 12 euro una camera privata, con bagno interno, molto spaziosa. Forse pure troppo, ma considerati i prezzi irrisori della cittadina...
Lei se ne va. Io cerco subito il foglio della prenotazione e scendo da lei per chiedere come mai ho una camera diversa. A quel punto mi spiega che la mia camera è occupata da una famiglia di Dubai e per un disguido dovuto a una doppia prenotazione io dovrò accontentarmi di quella camera.
Non me la prendo, in fondo è per una notte, e accetto.
Per curiosità rimango con alcuni dubbi: la famiglia è lì da 4 giorni, arrivata in auto. Cosa ci faranno a Gori per 4 giorni? L'unico inconveniente è dato dal bagno esterno, situato dopo il cortile, nella casa “principale”. In pratica bisogna fare un piano di scale, uscire e tornare nell’abitazione principale per andare alla toilette.
Poco male, per una notte nessun problema.
In cambio avrò sconto sulla camera, colazione (che non mi interessa), e riesco ad ottenere lavatrice gratis.
L'affare è concluso.
Mi chiede di aspettare il marito al tavolo sotto il portico e mi invita a mangiare l'anguria.
Io ne avevo mangiata poca in precedenza perché la vedevo un po' molle e rossa scura, quindi non freschissima.
Così, quando se ne va cerco di tagliare la parte più “dura” delle fette, per non mancare di educazione ma nemmeno in salute.

Dopo 10 minuti fa il suo ingresso il capo famiglia. È una persona molto gioviale e cortese.
Dopo i primi convenevoli mi chiede cosa faccio, se sono uno studente.
“No, ero uno studente. Ora non più, ho smesso 10 anni fa”
Mi chiede se non mi piace studiare, così taglio corto e gli rivelo l'età.
(lo ringrazio per avermi ringiovanito di così tanto. Un po' ci sono abituato, ma 22-23 anni mi pare un po' troppo dato che sono più vicino ai 40 che ai 35).
Mi presenta la famiglia: ha due figlie che vivono in Germania e mi specifica orgoglioso che una ha studiato là, ha preso un master e ora è stilista specializzata in abiti da sposa, mentre l'altra sta studiando. La prima l'avevo già conosciuta al telefono via skype, avevo parlato con lei perché Marina non riusciva a spiegarmi le cose e quindi aveva chiamato lei per tradurre.
Poi, quasi gli si illuminano gli occhi e mi riferisce che ha un nipotino di un anno.
Si vede che sono molto orgogliosi della loro famiglia e un po' come tutti i neononni sono molto legati al nipotino.
Passo ancora 5 minuti a chiacchierare con lui, in francese (non parla inglese), e poi decido di uscire per andare al museo di Stalin, parte del programma odierno insieme al museo della guerra (se aperto, dato che è domenica), alla cittadina e alla fortezza. Dovendo passare quasi due giorni a Gori mi ero lasciato le escursioni esterne per il giorno dopo.

Per l'occasione avevo deciso un abbigliamento particolare. Insomma, andavo a trovare la casa di uno dei maggiori personaggi storici del secolo scorso (non molto ammirato da me, a dire il vero) e quindi avevo scelto di indossare la maglietta de Il Grande Lebowski, molto particolare in quanto riportante l'immagine del piede tagliato di Bunny con tanto di schizzo si sangue.
Una sorta di omaggio al baffone.

Dopo pochi minuti sono sul luogo. Dapprima si può ammirare la casa natale, collocata pochi metri prima del museo.
Scatto qualche foto e poi faccio il mio ingresso nell’edificio. Dopo pochi minuti, alla terza sala, sento l’effetto dell’anguria non freschissima. Resisto due, forse tre minuti, e poi abbandono tutto e arrivo all’uscita. Guardo i cartelli, giro a destra ed arrivo alla toilette.
Diciamo che se il baffone ha lasciato un pesante ricordo sulla storia, io – involontariamente – sono stato costretto a lasciare il mio nel suo museo.
E non l’ho praticamente visitato, se non le prime 3-4 sale. Ma ho notato che non si compone di molte sale. Esco, guardo il vagone personale usato dal baffo per la firma di diversi trattati (Yalta, Tehran, etc.) e poi controllo l’ora: sono le 13, è giunto il tempo di riempire lo stomaco.
Mi incammino e scelgo un bar gestito da gente giovane, parlano inglese.
Scelgo sashlik, in Georgia chiamato con un altro nome.
Dopo un’ora e qualcosa sono di nuovo in strada e vado a cambiare euro.
Entro in un ufficio cambio e la procedura, molto veloce a Tblisi, si rivelerà di puro stampo sovietico a Gori:
l’addetta parla solo russo o georgiano ma io riesco a dire la cifra in russo (ne sono orgoglioso).
La richiesta viene vagliata e trova risposta affermativa, il suo “da” mi rincuora.
Poi mi chiede il passaporto. Le consegno il libretto bordeaux, a dire il vero un po’ stupito dalla richiesta.
Prende e annota non so cosa su un registro di dimensioni, occhio e croce, 40x80 e peso credo intorno ai 5 kg
Stampa foglio – con stampante ad aghi! – in triplice copia.
Me ne porge una e mi indica con una x dove devo firmare: in 2 punti.
Riprende il foglio, lo archivia, mi riconsegna il passaporto e mi dà i lari corrispondenti.
Tempo dell’operazione: circa 10 minuti.
Il baffone, un burocrate ignorante accecato dal potere (più o meno come lo definì il ben più colto Lenin) ha lasciato il suo lascito in città, anche dopo 60 anni.
A volte cambiare denaro può avere il suo fascino.

Inizio a incamminarmi per la città: salgo sulla fortezza e resisto al gran caldo, scendo, visito il centro (bellino), girovago per un mercato stradale altamente volgare, bevo il kvas, arrivo allo stadio e poi torno indietro. Sono già le 16 passate, vado in un vicino supermarket e poi torno a casa, devo fare la lavatrice.
Faccio merenda ancora con il padrone di casa, poi decido per la doccia, dato che il bagno in comune è da dividere con una famiglia russa sino a ora mai vista, ma che da lì a poco farà il suo ritorno alla magione.
Alle 19 ho già fatto tutto, compreso stendere i vestiti sotto il portico, ma della famiglia non c’è ombra. Fanno la loro comparsa le prime gocce, un vento forte e nuvoloni che non promettono nulla di buono.
Prendo l’ombrellino ed esco per andare a cena.
Fa freddo, tira un vento fortissimo, diluvia. La felpa è a Tbilisi, l’ombrellino si rompe ma riesco comunque a coprirmi. Ci metterò circa 30 minuti ma riesco ad arrivare, più o meno asciutto, al bar del pranzo.
Scelgo funghi con sulguni: diventerà il mio piatto georgiano preferito. Sono cappelle di funghi ripieni di formaggio fuso, il sulguni appunto (a pasta molle, credo simile alla mozzarella per consistenza).
A cena finita mi incammino per la scintillante nightlife goriana. Non c’è in giro nessuno, la luce dei lampioni è fioca, sembra di tornare indietro di 70 anni.
“il baffo si sarà voluto vendicare” penso, “ma mi ha voluto far tornare indietro nel tempo, lo ringrazio!”.
Così me ne torno mestamente in camera, che raggiungo nel buio più totale, verso le 22.
Incontro il padrone di casa, che mi propone di bere il vino da lui prodotto.
“Facciamo domani, ora sono un po’ stanco” gli rispondo.
Entro in camera, navigo un po’ qua e là, apro l’armadietto e vedo un blocco di foto della famiglia.
Ne guardo 4-5: sono in montagna circondati dalla neve, c’è la recita scolastica, poi le rimetto giù e chiudo il cassetto. Non volevo guardarle, mi sembrava di violare la privacy di questa famiglia, simpatica, garbata e gentile.
Sono le 23 e fuori piove come Dio comanda. Il rumore della pioggia sulla finestra mi accompagna dolcemente tra le braccia di Morfeo.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda obe » 09/09/2016, 9:17

Leb sto seguendo il tuo viaggio.. sempre molto interessanti e divertenti i tuoi racconti

Ti confermo che il museo del Baffo non ha molte stanze, quindi dovresti averle viste quasi tutte.. che ridere la tua vendetta nei suoi confronti.

I khinkali ti sono piaciuti? A me molto.. e devo dire che in Georgia ho mangiato e bevuto molto bene.

Effettivamente anche a me Gori aveva dato l’impressione di essere una città totalmente diversa da Tbilisi.. se quest’ultima mi era parsa totalmente lanciata verso l’occidente e l’Europa, Gori l’avevo trovato molto più “sovietica”..
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 09/09/2016, 16:22

obe ha scritto:Leb sto seguendo il tuo viaggio.. sempre molto interessanti e divertenti i tuoi racconti

Ti confermo che il museo del Baffo non ha molte stanze, quindi dovresti averle viste quasi tutte.. che ridere la tua vendetta nei suoi confronti.

I khinkali ti sono piaciuti? A me molto.. e devo dire che in Georgia ho mangiato e bevuto molto bene.

Effettivamente anche a me Gori aveva dato l’impressione di essere una città totalmente diversa da Tbilisi.. se quest’ultima mi era parsa totalmente lanciata verso l’occidente e l’Europa, Gori l’avevo trovato molto più “sovietica”..
Sono curioso di leggere su Batumi


Il Museo di Stalin l'ho girato in lungo e in largo il giorno dopo, spiegherò perché.

I Khinkali? Sì, quelli alla carne li ho provati a Tbilisi dopo. Non male. Alle patate mi sono piaciuti. Ai funghi no, erano speziati e molto piccanti, i funghi erano quasi un contorno alle tante spezie piccanti presenti.

Gori mi ha dato più l'impressione di "vecchia Georgia", non credo "sovietica" perché non so come sarebbe una città sovietica, dato che la vecchia USSR abbracciava Repubbliche molto diverse e distanti tra loro. Per intendersi, non ho visto i palazzi "casermoni" ma magari erano presenti in città. Il mio "sovietico" è da riferirsi alla procedura meticolosa e assurda per cambiare i soldi, tipo "andare in ufficio postale in Russia" (cosa che ho fatto a San Pietroburgo e che consiglio a tutti quelli che si recano in Russia).
Per sovietico intendo solo burocraticamente assurdo, in questo caso. ;)
Comunque Gori mi è piaciuta, parlo del centro. Molte più case caratteristiche in stile georgiano, con i balconi, il ciottolato, etc.

Metterò qualche foto nei prossimi giorni. ;)
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 11/09/2016, 20:21

L'ex palazzo del Parlamento a Tblisi

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Balconi con case sgarrupate

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Balconi con case "più moderne"

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Tblisi by night

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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 11/09/2016, 20:27

MTSKHETA

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GORI

La casa natale di Stalin

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centro Gori.jpg
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La Gori by Night, nel buio più assoluto e tra la bufera. Non vedete nulla? Nemmeno io quando ero là!

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Ultima modifica di Lebowski il 12/09/2016, 23:04, modificato 1 volta in totale.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 12/09/2016, 23:02

Giorno 5: 15 agosto

Mi sveglio presto e riposato. Fuori piove ancora; scelgo di prendermela comoda, tanto dovrò anche preparare la valigia.
Guardando il tempo intuisco che i programmi giornalieri sono da rivedere. Andare a Upplisticke con la pioggia non è che mi attiri molto. In fondo, il Museo di Stalin è praticamente da rivedere. E manca il Museo della Guerra. “Almeno sarò al chiuso. Se poi ci sarà tempo e un bel tempo, con il taxi potrò sempre raggiungere i luoghi fuori città in breve. Il treno parte alle 18 e qualcosa” penso.
Verso le 11 porto giù le valigie, saluto i padroni e mi incammino verso il tragitto di ieri. Intanto la pioggia sembra calare.
Ora ho tutto il tempo per vedere il museo, così salgo e giro per le sale “scroccando” le guide altrui un po' qua e un po' là.
Pur rivedendolo non cambio l'opinione di ieri: mi sembra molto autocelebrativo e poco significativo. Non mi ha colpito particolarmente.
Uscito da lì faccio le stesse cose del giorno precedente, a parte il cambio soldi.
Il pranzo si rivelerà molto lungo causa incredibile ritardo nella consegna delle pietanze.
Esco dal bar alle 2 passate. La pioggia ha cessato, ma mi rendo conto che dovrei correre per fare tutto: pagare i proprietari, comprare le cibarie per la cena sul treno, raggiungere la stazione, etc.
Il Museo della Guerra è chiuso.
“Torno a “casa” e poi decido il da farsi” mi dico.

Il padrone di casa mi aspetta: prima un tè con dolcetti locali (discreti) e uva sotto sciroppo (buona).
Poi, un paio di bicchieri di vino bianco da lui prodotto ci fanno compagnia.
Ormai ha smesso di piovere ed è tornato il sole.
Ci sediamo fuori, sotto il portico.
Si scusa ancora per l'inconveniente della prenotazione.
Poi gli chiedo della guerra del 2008. La loro abitazione è a 50 metri dall'ospedale militare di Gori.
Mi dice che in quei giorni i mezzi andavano e venivano in continuazione, che loro non odiavano i russi e la guerra è stata scelta dai politici (di entrambi i lati) e che ci furono profughi e morti.
Parliamo di molte cose.
Si rivelerà un dialogo molto piacevole, con una persona dotata di intelligenza, rispetto e tatto dato che sebbene sia molto religioso, appena gli rivelo che non credo in Dio capisce di evitare il discorso pur rimandendo sorpreso. Ci confrontiamo sui nostri paesi, mi chiede delle pensioni in Italia e mi rivela che in Georgia i pensionati percepiscono tutti la stessa cifra mensile (ridicola) indipendentemente dai contributi versati o dalla professione svolta, mi rivela come si viveva sotto l'Unione Sovietica con il terrore del Kgb.
Mi confida che vorrebbe visitare l'Italia partendo da Milano per arrivare a Bari (??) solo per visitare la Chiesa di S. Nicola, santo a cui è devoto.
E poi gli si illuminano ancora gli occhi quando mi parla del nipotino e ne mima le fattezze cicciottelle. Freme dall'impazienza perché a settembre sarà a Berlino e lo rivedrà, girando con la sua famiglia fino a Parigi.
Poi mi racconta di come fa il vino e tra traduzioni con google e varie lingue mischiate qua e là confrontiamo produzione brassicola e vinicola.
Alla fine insiste per donarmi una bottiglia di domace vino. Io non la vorrei, più che altro perché non avendo il frigo temo lo dovrei buttare, ma alla fine mi vedo costretto ad accettare.
Sono state due ore molto belle. I nonni sono uguali un po' in tutto il mondo e appena parlano dei nipoti rivelano tutta la loro dolcezza. Mi ha fatto molto piacere dialogare con lui e ho trascorso due ore di umanità tra risate, confidenze, racconti ed emozioni.
Ho ricevuto due ore di vita. E per me valgono molto più di qualunque basilica su un promontorio o di un sito archeologico con grotte scavate nella roccia. Ho saltato questo, ma penso di averci guadagnato alla grande. Anche questo fa parte di un viaggio e lo rende tale.

Il tempo passa. E alle 6 decido di farmi chiamare il taxi per la stazione.
Ricevo subito una sorpresa con relativa conferma: tragitto casa stazione, con taxi chiamato da gente locale, costo 1,5 lari. Il tragitto stazione-casa quando sono arrivato a Gori mi è costato 5 lari.
Sapevo che potevo trattare, ma per due euro avevo accettato.
La cosa conferma comunque la mia opinione: a parte rari eccezioni, in tutti i paesi da me visitati i tassisti hanno tutti la stessa madre. È il padre che è ignoto.

Arrivato in stazione mi siedo e dopo due minuti sento una donna che parla italiano con un uomo.
Il suo accento è comunque locale. Decido di presentarmi e chiedo informazioni.
Lui è di Napoli, lei di Gori. Vanno a Batumi per un concerto di musica popolare, che di dovrebbe tenere l'indomani. Non sono interessato, ma scambio quattro parole con loro. Lui conosce la Georgia e ci viene con la compagna da alcuni anni. Mi raccontano un po' del paese e mi parlano anche di Ureki, che non conoscevo, località famosa per le spiagge curative grazie all'acqua e alla sabbia magnetica, caso unico al mondo.

Dopo una ventina di minuti ecco arrivare il treno.
Saliamo, siamo poco distanti. Accanto a me ho una ragazza che miracolosamente parla inglese, anche abbastanza bene. Mi racconta anche lei della Georgia, scenderà proprio a Ureki come molti passeggeri.
Nei sedili posti davanti al mio si segnala una coppia con bambina. La cosa strana è l'età della coppia: lei avrà, forse, 18 anni. La bambina un paio e lui più di me.
La bambina per quasi tutto il viaggio si “affeziona” a me e mi rompe un po' le balle. Io all'inizio sto al gioco poi la ignoro, anche perché piange un bel po'. La madre, ogni volta che piange, l'allatta anche se non ha latte. Lei si tranquilizza. Io resto però schifato dal padre, che ha messo incinta una ragazzina quando questa avrà avuto circa 15 anni.

Il tragitto mi permette di vedere buona parte del paese, le sue montagne verdi, i villaggi diradati, i fiumi, le chiese arroccate.
Non per molto, il buio poi avvolge tutto il paesaggio esterno sino all'arrivo, che si segnala negativamente per due aspetti.
Non appena un passeggero inizia a scendere dal vagone, viene assalito dai tassisti in modo molto brusco. Uno mi prende addirittura la valigia prima ancora che io mi accinga a scendere, prova quasi a strapparmela di mano. Un po' mi incazzo e lui desiste subito. Scendendo con i due “italiani” ricevo l'invito per un passaggio al mio albergo sull'auto del fratello e il nipote di lei.
Accetto, anche in virtù del secondo aspetto negativo: la stazione di Batumi si segnala per la particolarità di essere posta fuori città, a circa 5 km dal primo punto punto di approdo metropolitano, ovvero il porto.
Non credo di aver mai trovato una simile stranezza e mi domando chi può mai averla progettata.

Lungo il tragitto, parlo con il napoletano del più e del meno. Loro si fermeranno solo due giorni e raccontandomi del Mar Nero mi parla del periodo della guerra con la Russia che, a quanto pare, ancora oggi si trascina dietro parecchi strascichi in questa zona. Lei, ad esempio, si è vista requisita seduta stante una casa nei pressi di Sochi e non le è più permesso entrare in quelle terre. Non sa più che fine ha fatto la casa. Durante la guerra, pare che i russi avessero imposto il blocco navale in città, minando la zona posta al largo e, solo dopo l'intervento della Turchia, pare si sia risolta la situazione.
Mi invitano a tornare in stazione la serata seguente per il concerto ma faccio loro presente che, fermandomi tre notti e avendo già sprecato quella attuale (il treno arriva alle 23), preferirei girare la città. Così, una volta giunti al mio albergo ci salutiamo e ci auguriamo buon soggiorno.
Sono stati gentili e li ringrazio anche virtualmente, qualora dovessero mai passare di qua.

Arrivato in albergo, vengo condotto in camera e scopro che si tratta di una doppia.
Mi rallegro, faccio una doccia e poi mi butto in città, anche se ormai è quasi la mezza.
Appena fuori scelgo di non prendere la cartina, “ho già memorizzato tutto, nel caso chiederò” mi dico.
Sono un po' lontano dal lungomare, che decido di raggiungere per buttare un po' l'occhio qua e là.
Arrivato al parco che lo costeggia guardo l'orologio: è già l'1. In giro c'è poca gente, causa orario. Così mi riposo un po' alla panchina e inizio a riflettere sul da farsi qua a Batumi, pensando di prolungare di un giorno, dato che due giorni pieni mi paiono inutili. Poi, ancora con questo dubbio, scelgo di recarmi verso il centro.
Mentre mi incammino mi accorgo di non ricordare l'indirizzo dell'albergo ma ho chiaramente impresso che la via è dedicata a un eroe russo. “Mi verrà in mente, prima o poi”.
Il poi non arriva. Così, dopo aver visto un po' la città ed essermi fermato alla piazza dell'Opera, abbastanza piena, decido di chiedere info per raggiungere la via dell'albergo.
Dapprima, cercando di ricordare l'eroe russo, mi sovviene forse il più famoso del secolo scorso e me ne esco chiedendo “Lenina Ulica”. Poi, dopo un paio di tentantivi andati a vuoto con sguardi sbigottiti della gente, mi sovviene il nome della via: “Pushkina”. Un politico rivoluzionario al posto di un poeta. Sotto certi aspetti non sono molto distanti.
Capisco che la stanchezza ha preso il sopravvento e così, dopo aver ricevuto le indicazioni corrette, riesco a sdraiarmi a letto alle 2 e qualcosa. Mi addormento sperando che la notte porti consiglio sui giorni da trascorrere qua.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 18/09/2016, 20:41

Giorno 6 – 16 agosto

La notte ha portato consiglio. Farò un giorno in più a Batumi. Fare due giorni mi paiono pochi, quasi inutili sia per girare le (poche) cose da vedere, che per fare giorni di spiaggia.
Alea iacta est.
Ora non resta che andare a fare colazione nel ristorante dell'albergo.
Scendo e trovo un po' di tutto. Le persone stanno guardando le olimpiadi e si esaltano per un lottatore georgiano, a me totalmente sconosciuto.
Non mi resta che tornare in stazione per capire cosa fare, se eliminare kutaisi o togliere un giorno a Tbilisi.
Faccio fatica a reperire un taxi, dato che quasi nessuno parla in inglese e “railway station” è un termine a loro totalmente sconosciuto.
Arrivo in stazione alle 11 passate. C'è un solo sportello “attivo” e una fila bella lunga.
Dopo gente che prova a saltare la fila, anziani che mi parlano in georgiano, gente che va di qua e di là e dopo oltre un'ora, ecco il mio turno. La sportellista parla inglese.
Per kutaisi c'è una sola possibilità: l'electrishki a mattina inoltrata. Conosco il treno, non chiedo neppure a che ora arriverebbe. Capisco subito che non avrei il tempo per girare kutaisi, arrivando nel tardo pomeriggio.
Un altro dado è tratto.
Kutaisi è depennata. Il biglietto Batumi – Tbilisi è in mano mia.
Ora non resta che riempire lo stomaco e la scelta è quasi obbligata: sono in una stazione fuori città, nei paraggi c'è un solo ristorante, ucraino.
Appena lo raggiungo noto che è un ristorante che punta all'eleganza e spero che anche il cibo sia di qualità. Lo sono di sicuro le cameriere, tutte femmine, tutte ucraine.
È russo-ucraino anche il servizio: 7 cameriere con soli due tavoli occupati.
Ordino un beef stroganoff con patatine fritte e birra. Mi regalano una sorta di aperitivo: pane nero, cetrioli e vodka. Sono praticamente a stomaco vuoto e vorrei evitare ma mi vedo costretto ad accettare, al sorriso della cameriera non riesco a dire no.
La vodka è di bassa qualità, quella che ti secca la gola quando la butti giù e colpisce subito alla testa.
Pane nero e cetrioli restano lì, non mi sono mai piaciuti.
Il beef stroganoff non è granché, ne ho assaggiati di migliori.
Il litro di birra e la vodka mi ha un po' colpito. Leggermente ubriaco esco di lì, sono già le due passate e decido di aspettare il primo autobus verso la città. Dopo venti minuti di attesa raggiungo il primo gruppo di tassisti abusivi e dopo breve contrattazione mi accomodo sul sedile passeggero di un'auto con volante a destra, guidata da butterato grasso e sporco.
Dopo 100 metri, dall'altro lato della strada un incidente con bambino coinvolto. Le auto si fermano a molti scendono a prestare soccorso. Io mi chiedo, inutilmente, il perché di quella guida rischiosa e stupida, per guadagnare solo 1 minuto o due di tempo.
Lui se ne frega, sfreccia via, taglia la strada e dopo 5 minuti si ferma per fare benzina.
Una volta fatta, prova ad accendere l'auto. Invano.
Fatto sta che per 40 minuti siamo rimasti fermi a un distributore sperduto nella periferia di Batumi e solo dopo aver riempito il radiatore ed acceso l'auto con i cavetti donati da un gentile automobilista siamo riusciti a partire.
L'ho buttata sul ridere, un po' per il minisbunnamento e un po' perché altro non potevo fare.
Faccio il mio ritorno in albergo alle 16 passate.
Le sorprese non sono ancora finite. Dopo 15 minuti sento bussare alla camera: apro e vedo il receptionist che mi dice “devi cambiare camera, questa non è la tua” in un inglese ultrastentato.
Faccio presente che per me non ci sono problemi e che ho preso la camera che mi è stata data.
Capisco che avevano fatto un overbooking con la mia singola, situata al piano superiore, il quarto.
Devo rifare le valigie, salire alla nuova camera. Dopo 20 minuti entro nella mia “nuova” stanza ma ormai sono le 17 passate. La spiaggia non la vedrò, avrebbe poco senso muoversi ora dato che non è due passi. Così decido di chiedere se posso stare una notte in più... non ci sono problemi. Chiedo se devo rivedere la prenotazione con booking, farne una nuova o cosa. Il receptionist mi risponde che non ci sono problemi, ci penserà lui.
Torno in camera e mi riposo un po'.
Fatta una certa ora scendo al ristorante, scelgo di mangiare in quello dell'albergo e prendo kebab, che troverò buono ma un po' piccantuccio.
Nell'attesa mi collego a internet e vedo che booking mi ha addebitato una notte per “no show”. Capisco che il receptionist ha fatto una minchiata, mi ha annullato la prima prenotazione indicando che non mi sono presentato in albergo. Rispondo a booking che c'è un errore e torno alla reception. Trovo altre persone e faccio presente l'errore. Alla fine mi hanno rimborsato l'addebito di booking, che non è mai avvenuto perché si sono accorti che l'errore non era mio. Questa cosa la scoprirò solo a casa guardando le spese della mia carta, ma ormai ero in Italia. Di conseguenza ho soggiornato nell'albergo per 4 notti pagandone 3. L'errore è stato loro, non mio.
(al ritorno in Italia ho provato a informarmi su quanto costerebbe il bonifico per l'albergo ma verso la Georgia ha un costo eccessivo. 30 euro guadagnati, mi spiace per loro. Neppure tanto considerando i vari errori e i casini commessi, compreso i 4 piani di scali con valigia e senza ascensore, per un tre stelle...)

Finalmente la prima sera a Batumi. Decido di andare sul lungomare con l'intento di raggiungere le fontane danzanti, situate dall'altra parte del viale. Così vedrò un po' come è la zona, le persone e via dicendo.
Dopo pochi metri mi accorgo che Batumi è in realtà un posto per famiglie. Sono la maggioranza. Ci sono tanti turisti, ma non è esattamente il posto che mi aspettavo.
Lungo la spiaggia non mancano i ristoranti, qualche bar, i vari chioschi, un paio di discobar (ancora chiusi per l'orario). Non mancano nemmeno le prime gocce di pioggia, ma decido di fregarmene dato che è pioggerella molto debole.
Arrivato a un chiosco di tiro a segno con carabina mi fermo per guardare come funziona. Bisogna colpire dieci tappi piccoli con un fucile ad aria compressa. I vari peluche fanno bella mostra.
Scelgo di cimentarmi al tiro, so di saper tirare molto bene.
Mi chino e inizio a sparare. Manco il secondo ma da lì e fino al 7° faccio l'en plein.
Colpisco l'ottavo ma non cade. Cadrà al mio ultimo colpo. Ne ho seccati 8. Quando scopro che si vince con 9 tappini mi scappa una risata (era vero, non era una truffa: con 9 piccolo peluche, con 10 grande). Abbandono il fucile e me ne vado.
Non faccio in tempo a fare 100 metri che vedo intensificarsi la pioggia. Abbandono il viale, vado sulla strada più vicina, ingaggio un tassista e torno in albergo bagnato. La città si svuota.
Sono circa le 23. Presto, ma ormai la serata è andata e la pioggia si trasforma in acquazzone.
Mi butto sul letto e guardo la tele: la Champions sulle tv russe è gratis. Almeno c'è qualcosa da vedere in tv.
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Re: Gamarjoba Caucaso - Georgia 2016

Messaggioda Lebowski » 21/09/2016, 11:40

Giorno 7 - 17 agosto

Mi sveglio e come prima cosa vado a guardare il cielo: è molto nuvoloso.
La cappa ha creato un clima infame.
Decido quindi di andare a fare colazione e dedicare la giornata a un giro cittadino e al giardino botanico fuori città.
Arrivo al palazzo dell’alfabeto, giro per il lungomare, il centro, pranzo e poi vado alla fermata dell’autobus, che arriverà dopo 40 minuti. Per ingannare l’attesa, alla fermata scambio quattro parole con un persiano anziano e con una giovane coppia ucraina.
I giovini si stanno recando al giardino e quindi faremo il viaggio insieme.

Il tragitto mi permette di attraversare buona parte di Batumi, che fuori dalla zona turistica assume tutti i contorni di una cittadina dell’est. In pochi metri si passa da Miami, con palme, casino e hotel di lusso, alla periferia di Volgograd.

Il giardino si trova in collina, quasi 10 km fuori città. I nuvoloni non promettono nulla di buono, ma decido di entrare.
Devo dire che mi è piaciuto, c’è una grandissima varietà di flora. È immenso, in circa 3 ore di cammino – con soste alle diverse piante – non sono riuscito a visitarlo tutto.
Fatta una certa ora scelgo di tornare: alla fermata vedo una mashrutka poco distante che il mio occhio inquadra subito come furgoncino privato a uso muratori (nelle vicinanze stanno facendo dei lavori) e poco più in là, alla pensilina della fermata trovo varie persone in attesa. Tra di esse, tre giovani e una signora.
Dopo 10 minuti vedo uno dei ragazzi confabulare con il guidatore del furgoncino; lo ferma, apre le porte, ci invita a salire.
Non avevo visto male. Il ragazzo aveva chiesto all’autista del furgoncino a uso muratori se tornava in città e se era disposto a dare un passaggio. Tutti sul furgone!
Durante il viaggio, il giovane mi chiede se sono argentino (avevo indosso una maglietta promo dell’Albiceleste) e poi, ricevuta notizia sulle mie origini, mi chiede varie informazioni.
Sono una famiglia russa che vive in Georgia. E come già accaduto in precedenza (e accadrà anche nei giorni successivi) mi chiede del calcio, del Milan, di Berlusconi etc.
Mi rivela di adorare “Gomorra”.

Arrivati in città, veniamo lasciati tutti al porto. Un viaggio gratuito. Inizio a girare un po’ la zona quando sento subito le prime gocce di pioggia. Nel giro di pochi minuti si rivelerà un acquazzone. Il mio compagno di viaggio a Batumi non mi vuole lasciar solo ed è tornato a farmi visita. In modo marcato, perché dovrò prendere un taxi per tornare in albergo, con la città intasata dal traffico (tutti sono fuggiti) e mi farà tornare in albergo bagnato e in anticipo.

Doccia, un po’ di tv (forzata) ed esco per cena.
Funghi con sulguni, una birra per circa 5 euro.
Poi decido di andare alle fontane danzanti, quelle che avrei dovuto vedere la sera scorsa.
C’è molta gente in giro ma il pubblico è simile a quello delle altre sere: in prevalenza sono famiglie in libera uscita.
Lo spettacolo delle fontane è carino, forse bisognerebbe alzare un po’ la musica di sottofondo ma nel complesso mi è piaciuto: sotto un compilation di canzoni di musiche di vario genere (si va Rossini ai Queen), in un laghetto si sparano a ritmo degli schizzi d’acqua.

La serata si svolge esattamente come quella precedente. Dopo un’oretta ricompare sulla scena il solito acquazzone che mi costringe a un ritorno in albergo anticipato. Ancora champions in tv e acqua fino a notte inoltrata per la città.
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