Florina e la Grecia Balcanica nello sguardo di Anghelopoulos

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A Salonicco finiscono i Balcani così come noi li conosciamo o immaginiamo, nel sentire comune la Grecia è quasi essenzialmente Atene e le altre città storiche contenenti rovine ellenistiche, le isole, il sole e il mare e certe immagini da cartolina o da turismo di massa che sono sotto gli occhi di tutti. Pochi si preoccupano di conoscere l’altra Grecia quella montagnosa e nascosta, sicuramente meno interessante dal punto di vista del vedere fine a se stesso, dei monumenti o dello svago, ma pienamente inserita in una atmosfera rurale, sgangherata e balcanica che non lascia indifferenti.
Florina è la città simbolo di questa zona al confine con Albania e Macedonia, luogo dove morì il grandissimo attore italiano Gian Maria Volontè impegnato nelle riprese di un film di Anghelopoulos, situata a nord a 160 km da Salonicco, centro dei comunisti e partigiani greci durante la guerra civile post bellica, e storicamente di minoranze macedoni e bulgare, nonchè porta dell’ ex Jugoslavia e delle strade verso l’ Europa centrale. Insomma una zona da non sottovalutare per chi non ama i luoghi turistici, per chi ama il sapore antico di posti veri e di confine, con prezzi non inflazionati dal turismo ma che conservano comunque paesaggi naturali di bellezza e impatto tra cui il lago di Kastroria e i due laghi Prespo.
I nostri due viaggi da Salonicco alla volta di Skopje in Macedonia verso nord passando da strade differenti via Edessa / Florina in bus la prima volta e via Pella / Polikastro in auto la seconda volta, pur penalizzati dal poco tempo libero, ci hanno fatto intravedere un’ altra Grecia nella Grecia, quella delle città dimenticate e quella delle città di confine con l’ Albania e la Macedonia, dove persistono minoranze etniche, comunanze di popoli, antiche tradizioni ottomane, fantasmi del passato e paura del fututo.
C’ è un regista di origine greca Theo Anghelopoulos poco conosciuto dal grande pubblico che sto approfondendo recentemente dopo aver visto in passato l’ ottimo film : “Lo sguardo di Ulisse” che meriterebbe maggior successo e popolarità presso il grande pubblico.
Certamente consigliato a chi ama i film con le dovute differenze stilistiche e culturali, solo per fare due nomi di Wim Wenders del primo periodo o del russo Andrei Tarkovsky. Molti tra i suoi fim di fine anni 80′, e non solo, tra cui “Il Volo” e il “Guardo Sospeso della Cicogna” con Marcello Mastroianni sono ambientati in questa zona tra Florina,i bellissimi laghi Prespo e le montagne greche fino ai confini con la Turchia, sono film essenzialmente che parlano di fughe, ricerche e viaggi esteriori e interiori, lenti, sospesi, di poche parole e riflessivi, non certo per tutti ma per chi ama un cinema d’ autore denso di visioni, metafore surrealismo e sostanza. Film dove il non detto e il non mostrato ma intuito e percepito conta più che lo sbandierato e l’ evidente.
La Grecia di Anghelopoulos conserva la sua mitologia senza mostrarla, tra nebbia, montagne, fiumi, laghi, neve e cittadine anonime con baracci, taverne, locande scalcinate e insegne sbiadite che potrebbero essere situate ovunque dalla Bosnia alla Bulgaria, costellati da personaggi in fuga da se stessi e dalla storia che spesso li priva di identità, tradizioni, memoria o di una vera e propria patria, pochi anni prima degli stravolgimento epocale dovuto alla caduta del muro di Berlino e alla frantumazione di stati e coscienze nei Balcani certe atmosfere sembrano quasi profetiche. Splendida la metafora del confine del Il passo sospeso della cicogna è il passo di chi sta sul confine, quella linea che separa un paese dall’altro. E’ il passo di chi sta con un piede posato su un territorio nazionale e l’altro sollevato sull’altro territorio nazionale (“Se faccio un passo sono altrove … oppure sono morto”).
Un film che parla di profughi, emigranti, di speranze di ricominciare la propria vita e di tentare di avere un’ esistenza decente che sarebbe ingeneroso rapportare solamente alla fredda cronaca di questi giorni di emigranti e profughi di guerra del nord d’Africa, profughi ed emigranti ci son sempre stati e ci saranno sempre secondo come gira la storia, secondo le ragioni spacciate per nobili ma spesso poco nobili di regimi, guerre, dittatori e sfruttamento.
E anche qui si ci ricollegata ad un tema del film il fiume Evros teatro di una delle scene più pregnanti del film un matrimonio celebrato con gli sposi sulle due rive opposte del fiume per via di un paesino tagliato in due da confini degli uomini e dalle loro frontiere e così i rapporti umani si lacerano, l’ Evros che nasce dai Monti Rila in Bulgaria e arriva presso Edirne ai confini con Grecia e Bulgaria è uno di quei posti così presi da Lampedusa, seppur non negandone la drammaticità, di cui si dimentica l’ esistenza ma che ai giorni nostri è il mezzo più “semplice” per entrare nella tanto agognata Europa ma ne riparleremo in un altro speciale, vista l’ importanza, l’ attualità e la complessità dell’ argomento.
Fate un salto nella Grecia nascosta e dimenticata non ve ne pentirete, Salonicco recentemente ottimamente servita da Milano / Bergamo da voli low cost a ottimi prezzi, può essere il vostro punto di partenza, in alternativa guardatevi i film di Angheloupolous chissà che non vi venga voglia di approfondire ciò che avrete visto, nella peggiore delle ipotesi per chi ama il cimema di qualità avrete visto film di gran de spessore e che consentono interessanti spunti di riflessione sul passato ed il presente di questo mosaico di popoli che sono i Balcani.

LUCA TOCCO

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