Da levante (Libano) alle porte d’ oriente (Istanbul) 1° parte

libano

E’ sempre dura iniziare un racconto di un viaggio appena terminato; un po’ per il poco tempo a disposizione e un po’ perché le emozioni e le sensazioni si consolidano e si rischia di perdere quel patos che si prova mentre si è nel mezzo di una grande avventura.
Come mai abbiamo scelto il Libano? Sinceramente devo ammettere che la scelta è stata tutta del mio compagno di viaggio Davide; a maggio quando si parlava di fare un viaggio insieme gli ho dato carta bianca e appena mi ha detto Beirut.. ho pensato “intrigante”.
Così abbiamo iniziato a studiare cosa si poteva fare e alla fine abbiamo aggiunto anche Istanbul visto che, volando con Turkish Airlines, lo scalo nella capitale turca era obbligatorio e che nessuno dei due l’aveva ancora visitata. Abbiamo poi messo giù un’idea su cosa visitare una volta arrivati in Libano… all’inizio la zona “calda” e che ci suggerivano di evitare era il sud del paese per via della presenza degli Hezbollah e di guerriglieri palestinesi e quindi avevamo in mente di andare all’interno e più precisamente a Baalbek e a Beiteddine… Come è ben noto l’avvento dell’Isis ha totalmente cambiato gli scenari internazionali e quindi all’ultimo e in loco abbiamo poi cambiato totalmente le trasferte interne, rendendo però il viaggio ancora più ontheroad ed affascinante. Man mano che si avvicina la partenza la gente intorno a noi un po’ si incominciava a chiedere se veramente eravamo decisi ad andare in Libano… genitori preoccupati che non vedevano l’ora di vederci tornare, amici che più che altro si interessavano su Istanbul, colleghi che lanciavano battute simpatiche tipo “vedi di tornare con la testa a posto…” oppure “porta a casa una tuta arancione come souvenir”…
Anche se il top è stato in aeroporto, quando il poliziotto alla dogana guardando le nostre carte d’imbarco ci fa con faccia dubbiosa “ma che ci andate a fare a Beirut?”…

E così, dopo un rapido scalo a Istanbul, alle 14.30 di venerdì 3 ottobre siamo finalmente atterrati a Beirut. A parte la presenza di un po’ di militari non notiamo niente di eccezionale, anche la dogana e il ritiro bagagli vengono superati velocemente e in poco tempo usciamo e troviamo il taxi prenotato tramite il nostro B&b; la cosa che invece ci spiazza un pò è il caldo assurdo, 30-35 gradi a cui personalmente non ero preparato. Il breve tragitto verso la città ci da una prima panoramica sulla città… tante belle auto, nuovo attaccato al vecchio, alcune guardiole con militari all’interno, manifesti con politici appesi dai ponti o attaccati alle pareti dei muri.
Per dormire avevamo prenotato un B&b, situato nel quartiere Mar Mikhael. Posto che consiglio altamente per qualità delle camere, prezzo e location… infatti il quartiere Mar Mikhael si trova a 15 minuti a piedi dal centro ed è il nuovo punto di riferimento per la nightlife di Beirut… perfetto per noi. Poi il proprietario, Samer, è stato un padrone di casa unico… gentilissimo, cordiale, pronto a far due parole seduti sulle sedie a dondolo del balcone facendoti sentire a casa senza mai essere invadente. Arrivati, ci ha accolto con un acqua alle rose dandoci le prime dritte; ma la curiosità era così alta che siamo subito partiti alla scoperta del nostro quartiere camminando verso il centro città… Subito ci rendiamo conto del fascino di Beirut, che non sta nei monumenti o posti da visitare, ma è in qualcos’altro… che ancora non sappiamo mettere a fuoco. Camminiamo senza meta passando tra vecchi palazzi con i fili della luce che penzolano in massa sopra le nostre teste tra scalinate colorate, murales particolari, pompe di benzina trafficate, baretti che si stanno preparando per l’happy hour o per la serata… Ci facciamo la prima birra del viaggio in uno dei tanti rooftop.. al Saifi Urban Gardens… da una parte la vecchia Beirut e dall’altra l’autostrada, il mare e in lontananza i nuovi grattacieli che caratterizzano l’orizzonte… Il sole che scende, la novità di un posto nuovo, l’Almaza beer… belle sensazioni. Alla sera ci buttiamo a capofitto nella nightlife di Beirut… e bisogna dire che la sua fama è del tutto meritata. Quasi per caso, prima di cena, scopriamo un locale appena aperto… Il Junkyard; un posto fatto con tutte cose riciclate o di recupero… per esempio il bancone ha un trattore che esce e dove puoi sederti, sulla parete c’è il muso di un camion, i tavoli sono delle vecchie saldatrici, container riutilizzati come palchi… veramente un luogo particolarissimo e anche molto ben frequentato. A cena non possiamo non andare ad assaggiare la cucina libanese… andiamo all’Enab, intorno a noi tavoli di ragazzi e ragazze vestiti all’occidentale che mangiano fumando un narghilè e noi che ci sbizzarriamo con le MezeHummos, Tabbouleh, involtino di formaggio (rikakat), salsiccia (makanek), patate al coriandolo, formaggio grigliato (Halloumi) e chiusura con grigliata mista. Sapori intensi ma non pesanti… cena promossa.
Girovaghiamo per Armenia St e il macello di gente in giro è pazzesco… tutti i baretti così tranquilli al pomeriggio sono presi d’assalto di gente, ci saranno un 500 mt dove tutti i locali sono concentrati e la gente è in mezzo alla strada a bere, parlare, ascoltare musica. Ci sono parcheggiatori che ritirano auto e le piazzano da qualche parte, le più belle vengono parcheggiate davanti ai locali, tanto che non è strano trovarsi un Ferrari parcheggiato in mezzo a tutta la gente… ma del resto il parco auto è veramente d’alto livello, Range RoverFerrariPorscheMustang
Torniamo al Junkyard dove qui il livello alto è quello delle tipe presenti… sono veramente belle le ragazze… i lineamenti, gli occhi, tutte molto curate… e poi vestono in maniera provocante, non si tirano indietro con l’alcool e con i balli… è una situazione che non mi aspettavo ma che mi esalta.Beviamo un Moscow mule fino a quando la nostra vicina fa di tutto per farsi abbordare… Tra una cosa e l’altra è agganciata e finiremo per passare tutta la sera con lei e il suo gruppo di amiche – amici. Noi ne approfittiamo per conoscere meglio le usanze del posto…
Per esempio che chi è mussulmano non praticante e quindi beve, esce alla sera, balla come qualunque altra ragazza occidentale… poi che a Beirut ci sono quelle 2-3 discoteche-in (dove bisogna avere la prenotazione per entrare) e sennò si passa il tempo in questi locali e per strada fino a tardi… che pagare in lire libanesi o dollari per loro è indifferente… che i ragazzi pensano all’oggi, non guardano alla guerra civile del passato o a quello che sarà in futuro, vivono il momento…
Con loro passeremo il resto della serata, andando in diversi locali con la loro auto (incredibile come prendano l’auto anche per fare solo 500 mt di spostamenti); Davide insiste anche per andare in un locale a loro sconosciuto (le Boite) che si rileverà luogo con cantanti neomelodici libanesi. Dopo il classico hotdog asciuga alcool, chiuderemo la serata in un piccolo club di Hamra, dove io mi intrattengo con una delle ragazze, che lavorando anche lei nel settore finanziario, tra le altre cose parliamo anche dell’economia libanese e dell’importanza che ha il segreto bancario e che per questo molti portano soldi e vengono ad investire lì. La prima serata è stata più che interessante; mi ha sorpreso l’energia, la voglia di fare e di divertirsi e il voler ostentare la propria ricchezza… e domani si scopre la Beirut di giorno.

4 ottobre 2014
La mattina ci svegliamo presto ed andiamo nella sala per far colazione. Parliamo un po’ con Samir, ci presenta il suo bambino di circa 1 anno mentre ci gustiamo la prima colazione libanese… yogurt, cetrioli, pomodorini freschi, olive, caffè stile turco, una specie di pizza con su l’origano, frutta ed un superbo dolce preparato da suo madre (una specie di pasta di riso con noci e frutta). Oggi è la giornata dedicata alla scoperta di Beirut e così ci incamminiamo a piedi verso il centro ripercorrendo le strade che la sera precedente erano invase di gente. L’ambiente è ovviamente più tranquillo e gli scorci che si propongono a noi sono così particolari che è fin difficile spiegarli.Ci sono le officine che puliscono auto nuove fiammanti o riparano vecchi automezzi, serrande di negozi chiuse con sopra disegnate immagini particolari (bellissimo quello in cui ci sono due militari armati ed uno sta disegnando il simbolo della pace), gruppi di fili elettrici penzolanti che passano da un palazzo ad un altro, negozi artigiani di fianco a gallerie d’arte, gruppi di persone sedute a bordo strada intenti a far nulla e a guardare la gente che passa, scalinate ripide con gradini tutti colorati… Man mano che poi ci avviciniamo verso il centro aumentano i cantieri di nuovi costruzioni e tutto si fa più nuovo e moderno; solo la Gouraud st sembra abbia mantenuto e ristrutturato i vecchi palazzi, tutto intorno trovi costruzioni anni 60 con di fianco il cantiere di un nuovo modernissimo condominio. Finora a Beirut capiamo che non c’è molto da vedere in se… ma sono queste continue contraddizioni che la rendono particolare ed affascinante. Arriviamo nel centro e vediamo l’esterno della moderna moschea Mohammed Al-Amin, di fronte c’è la concessionaria della Ferrari e di fianco la Cattedrale Maronita… penso che solo qui sia possibile una cosa del genere.
Per entrare nella Nijmeh Square, ristrutturata di recente dopo che è terminata la guerra civile, dobbiamo passare un posto di blocco in quanto tutti le strade che consentono l’accesso o sono chiuse o hanno dei militari che controllano il flusso di gente; la sensazione è stranissima, tutto è chiuso, solo pochi bar e negozi sono aperti e poi ci sembra quasi di essere in gabbia o in una riserva.
Capiamo che la paura di attentati, in particolare verso i simboli occidentali, è alta. Un po’ più tranquilla è la situazione ai vicini Beirut Souks… dove tutto è il contrario a quello che noi associamo alla parola Souk… è praticamente un moderno centro commerciale con le stesse marche che abbiamo noi (c’è anche Boggi Milano). Di particolare c’è il mercato alimentare che si tiene solo il sabato… produttori delle zone agricole vengono qui a vendere i loro prodotti… noi assaggiamo acqua di rose, fagottini ripieni di formaggio, salmone affumicato, vino, ostriche e una specie di piadina squisita. La stanchezza del viaggio, della serata e il caldo (saremo sopra i 30°) ci porta a volere tornare a fare un oretta di relax al nostro appartamento ma prima andiamo fino al nuovo porto passando in mezzo a tutti questi nuovi grattacieli a specchio che da vicino però sembrano deserti e vuoti… gli unici presenti sono i portieri e guardie che continuano a dirci che non possiamo fare foto. Prima di prendere il taxi arriviamo anche al famoso Holiday Inn bombardato che non è ancora stato ristrutturato e che spicca in mezzo a tutte queste costruzioni nuove ricordando alla gente di qui il loro non lontano passato. Verso le 3 e mezza prendiamo un taxi per tornare nella nostra zona… peccato che, visto il traffico, il taxista ci lascia in pieno quartiere armeno a 20 minuti a piedi dal nostro B&b.. però alla fine ne approfittiamo per vedere anche questa zona di Beirut. Sembra un altro paese… venditori di gioielli, negozi di cambi, vestiti fake, pulmini condivisi, confusione tipica del Medio Oriente. Tutte queste contrapposizioni ci incuriosiscono e poi possiamo dire che qui la guerra di sente, si respira.. dai militari presenti quasi ovunque, ai palazzi bombardati, ai consigli su non andare in determinati posti ai murales che invitano alla pace e a quelli invece che vanno contro i turchi. Riposati e rinfrescati verso le 6 usciamo per la nostra seconda serata in quel di Beirut.. è sabato sera poi!
Iniziamo con la camminata del lungo mare partendo dal moderno porto fino ad arrivare a quasi alle sue famose rocce. Anche la passeggiata è ricca di spunti… dal nuovo porto moderno con ricchi yacht attraccati andiamo verso est nella zona mussulmana… si vedono i pescatori, gruppi di ragazzi, famiglie sedute sulle panchine che fumano narghilè, gente seduta sulle rocce in attesa del tramonto, ragazzi/e che fanno le foto davanti ai grandi yacht, gente seduta in auto accesa per far funzionare l’aria condizionata, palazzi abitati che usano dei teli come facciata nei quali si vede l’ambiente interno.
Arriviamo tardi per il tramonto sulle rocce e così beviamo un succo di mango e rientriamo in taxi nella nostra zona… Mi viene da pensare che qui tutto è così differente… il ricco è vicino al povero, il nuovo al vecchio, il sacro al profano, l’islamico all’occidentale, il tranquillo al minaccioso.
All’aperitivo andiamo al solito posto, il Junkjard e a cena proviamo il ristorante armeno.. abbastanza simile al precedente ma con alcune portate differenti tipo un pesce simil merluzzo in carpione, il basturma e una torta di formaggio. E’ presto ma proviamo a sfondare nel famoso Skybar… non abbiamo il tavolo né ingresso in lista e sappiamo che sarà dura riuscire ad entrare…. Ed infatti quando arriviamo all’ingresso e vediamo la coda, il livello di tipe presenti (da perderci la testa), i parcheggiatori che sistemano una Lamborghini gialla, un Porsche Cayenne e una Ferrari capiamo che a meno di una botta di fortuna saremo rimbalzati. Nella mezz’ora che passiamo in coda vediamo passare davanti a noi ragazze di ogni razza con una cosa in comune… sono tutte pazzesche… basta pensare che delle tipe davanti a noi vengono rimbalzate anche se sono in lista perché non ritenute abbastanza carine. Non perdiamo altro tempo e così molliamo il colpo ed andiamo nell’altra zona famosa per la sua nightlife.. la Sodeco-Monot; se confrontata con la nostra zona questa è un po’ più tranquilla, è più stile inglese.. con pub, live music… Ci beviamo una birra (finalmente assaggiamo la 961 Brewery) mentre un cantante si improvvisa come cover dei Coldplay (con il suo amico tastierista che in botta totale fa morire dal ridere con le sue performace alla tastiera). Con un po’ di delusione torniamo a Mar Mikhael, ci facciamo l’ultimo Moscow Mule ed andiamo a dormire verso le 4… anche perché domani andiamo verso sud, Sidone e Tyro ci aspettano.

5 ottobre 2014
E’ domenica e nonostante le ore piccole ci svegliamo di prima mattina visto che alle 9 abbiamo appuntamento con il taxista che ci porterà nel sud del paese. All’inizio del viaggio pensavamo che questa sarebbe stata l’unica zona in cui non saremmo potuti andare dato che il sud del paese è praticamente controllato dagli Hezbollah. L’arrivo dell’Isis sulla scena mondiale ha velocemente cambiato tutto e così la zona “no limits” è diventata la valle della Bekka (e di conseguenza anche il sito storico di Baalbek) che, con la sua vicinanza alla Siria, è diventato il nuovo luogo da evitare. Al nostro arrivo a Beirut ci siamo subito informati sulla possibilità di andare a Baalbek ma praticamente tutti ce lo sconsigliavano.. da Samer, ai ragazzi conosciuti venerdì sera e anche lo stesso taxista si sarebbe rifiutato di portarci lì.. insomma, l’est del paese non è visitabile mentre il sud di colpo è diventato sicuro e fattibile. E’ incredibile come cambino velocemente le cose ed i nemici di un tempo diventano gli alleati (anche se momentanei) di oggi. Comunque sveglia alle 8, solita ricca colazione e via si parte insieme a Tony il tassista. Abbiamo scelto di utilizzare un taxi privato per facilitarci gli spostamenti visto che i posti in cui volevamo andare sono parecchi e che comunque saremo in una zona sottocontrollo. Uscendo dalla città rotoliamo verso sud passando tra periferie con insediamenti dei profughi palestinesi e vecchi palazzi bombardati. La vista dal finestrino è molto interessante… a sinistra abbiamo l’entroterra, un po’ secco e con i colori rosso-giallino a far da padrone, mentre alla nostra destra, quando non ci sono costruzioni, vediamo il mare; il panorama cambia rapidamente tanto che, man mano che scendiamo, le abitazioni diventano meno fitte e le piantagioni di banane e aranceti la fanno da padrone. Poi a bordo strada, ogni 200 mt, si alternano diverse bandiere.. quella dello stato libanese, quella gialla degli Hezbollah e una verde che, il taxista ci spiega, rappresenta il partito Amal, da sempre vicino al partito sciita. Prima di arrivare a Sidone passiamo un posto di blocco dove ci controllano il passaporto, è praticamente una frontiera non riconosciuta, visto che qui tutte le auto devono fermarsi per i controlli di rito; ma durante tutto il nostro tragitto saranno presenti altri posti di blocco con militari armati alle torrette ed in alcuni casi anche dei carrarmati a bordo strada. La strada è una valida rappresentazione del paese.. le auto diventano sempre meno moderne e le vecchie Mercedes anni 70 sono ovunque, ci sono ragazzi in moto senza casco, genitori in scooter con in braccio un bambino piccolo, ad un incrocio c’è perfino uno in moto che da grande equilibrista tiene un vassoio con dei bicchieri sopra.. insomma, ogni angolo ci fornisce uno spunto particolare. Interessante è vedere come anche nelle cittadine del sud, per esempio Sidone e Tyro, ci sia una zona dedicata allo shopping alla “occidentale”, in genere piazzata all’inizio della città e non in centro, e che per strada sia pieno di manifesti con le foto dei leader politici e dei di martiri della guerra circondati da “militari” con in mano dei fucili. Il taxista insiste nel dirci che la maggioranza vuole la pace ma alcune fazioni, che lavorano sottotraccia, puntano alla guerra e di come questo costi a loro parecchio.. poi confrontandoci con lui ci comunica tutta la sua tristezza nel vedere il centro di Beirut snaturato con questi moderni grattacieli che, sostituendo i vecchi palazzi, praticamente cancellano una parte della loro identità. Oltre a tutto questo ci sono poi i posti visitati.. che quasi passano in secondo piano, ma che invece sono di assoluto livello. A Sidone la prima tappa è il castello del Mare, la fortezza costruita dai crociati su un isola che guarda il porto cittadino… Il castello è ben conservato e si può capire come era strutturato e l’importanza che aveva per la difesa della propria posizione… poi tutto intorno ci sono parecchi reperti romani, tra cui alcune colonne che sono ancora sul fondo del mare e che si intravedono sott’acqua. Dalla cime delle torri del castello la vista della città è bellissima, si vedono i minareti delle moschee, la struttura della città, le case, le montagne in lontananza. Da qui ci incamminiamo verso l’interno della città; purtroppo, essendo festa mussulmana (è il w.end della Eid al-Adha, la festa del sacrificio) tutti i souk sono chiusi… le stradine strette mi riportano al mio viaggio in Marocco ma essendo tutto serrato e con pochissime persone in giro è quasi un’oasi di pace e di silenzio. Da qui andiamo al palazzo Debbane, con le sue sale interne tutte decorate, la vista dalla terrazza (dove si vede benissimo il castello) e la collezione di antichi strumenti musicali… e poi al museo del sapone, dove impariamo a come si fa un sapone fatto a mano e facciamo alcuni acquisti. Lasciando Sidone vediamo dove è finita tutta la gente… è nel parco giochi poco distante dal centro dove famiglie e bambini approfittano della giornata di festa per divertirsi utilizzando le vecchie giostre presenti e mangiando zucchero filato. Tyro è a due passi da Israele e la presenza dei militari è molto più evidente, sono praticamente ovunque e non è raro trovarsi sulle facciate delle case la foto di Arafat. Prima tappa è il sito romano all’interno della città, una necropoli tagliata da una lunga strada romana con ai fianchi le colonne e un bell’arco centrale. Anche se la parte più interessante è l’antico ippodromo, uno dei meglio conservati al mondo, con la sua grandissima ampiezza e una parte delle gradinate ancora in piedi e visitabili. Qui passiamo più di un’ora anche perché oltre a noi c’è solo un gruppo di 4 persone e praticamente abbiamo il sito tutto per noi. Nonostante l’importanza storica i monumenti sono lasciati un po’ a se stessi… erba alta, bottiglie di plastica in mezzo alla necropoli, un tipo in motorino che passa in mezzo all’ippodromo.. insomma non è valorizzato come merita; tra l’altro è uno dei posti sotto controllo dell’Onu dato che all’esterno c’è un loro mezzo e un paio di caschi blu. A pranzo andiamo al porto di Tyro, ottima mangiata di pesce con alcuni stuzzichini vari (polpo, calamaro grigliato) e trancio di salmone. Visto che questo è uno dei pochi ristoranti che serve alcolici fuori c’è una guardia armata a controllare il flusso di gente, ma questo non ci impedisce di goderci l’atmosfera tranquilla e rilassata del porto con le sue barche dei pescatori. Finito il pranzo visitiamo anche il secondo sito romano che è un po’ più piccolino ma anche questo ha spunti interessanti.. una piscina romana, capitelli buttati un po’ a caso, una via in mosaici tutta colonnata, i resti di un tempio.. il tutto però spicca perché è in riva al mare e come panorama, dietro alle rovine, prende vita la città “moderna di Tyro” e le montagne dell’entroterra. Il rientro verso Beirut è parecchio lento per via del grande traffico, del resto c’è solo un’unica autostrada che collega il sud al nord del paese; però facciamo due soste rigeneratrici… una per un succo d’arance appena colte e l’altra in un negozio di dolci a Sidone… dove il taxista ci fa assaggiare alcuni dolci tipici. Arriviamo a Beirut giusto in tempo per goderci il tramonto con vista sulle Pigeon Rocks… qui al posto di avere una bella ragazza al mio fianco avrò un tipo che quando gli chiedo se gentilmente si po’ spostare un po’ per non entrare nell’inquadratura capisce che voglio fare una foto con lui e si mette in posa di fianco a me…
Vabbè, la giornata è stata ricca ed intensa e così dopo una doccia veloce andiamo a cena al Junkjard, circondati dalla solita bella gente. Alle 11 lasciamo il locale e torniamo nella via principale.. beviamo un paio di cose mentre ascoltiamo jazz moderno e osserviamo meglio la folla intorno a noi.. cavolo è domenica ma è come se fosse venerdì dalla gente che c’è in giro.
Rientriamo verso l’1.. visto che domani abbiamo l’ultima giornata in Libano ed andremo verso nord.

6 ottobre 2014
E’ la nostra ultima giornata in Libano dato che domani alle 7 di mattina abbiamo il volo che ci porterà ad Istanbul. Dopo aver visitato il sud del paese stavolta decidiamo di andare verso nord e più esattamente a Byblos. La mattina ce la prendiamo con calma, ci godiamo la nostra ultima colazione libanese (con la novità del frutto annona che non avevo mai mangiato prima) e chiacchieriamo un po’ con Samer. Anche oggi ci chiede dei nostri programmi e lui, come sempre, ci fa “go to the beach…”. Stavolta per spostarci optiamo per i mezzi locali e quindi ci muoviamo per andare alla stazione degli autobus; nel tragitto becchiamo due signori che stanno spingendo una vecchia auto che si è fermata in mezzo alla strada, ci chiamano e gli diamo una mano ad parcheggiarla li vicino. Pur non parlando inglese ci capiamo e ci ringraziano per l’aiuto fornito. La stazione degli autobus è praticamente sotto l’autostrada e di certo non è tra le più moderne e pulite, tanto che ai lati i sacchi dell’immondizia sono accumulati un po’ come capita (la cosa è un po’ generale, infatti non è strano vedere rifiuti nei parchi, nei letti dei fiumi o in giro per strada). Mentre cerchiamo il bus diretto a nord ci affianca un taxista con una vecchia Mercedes azzurra e prova a caricarci dicendo che oggi i bus non vanno e lanciano proposte al ribasso per la nostra meta; ovviamente rifiutiamo e prendiamo il biglietto per Byblos. La strada è simile a quella fatta il giorno precedente, solo che non ci sono bandiere e le costruzioni a bordo strada non sono mai interrotte e quindi il mare lo vediamo solo quando la strada rientra nell’entroterra alzandosi. Quando notiamo che abbiamo superato la nostra meta senza fermarsi, tramite un ragazzo che parla inglese, chiediamo aiuto al nostro autista che ci dice che dovevamo diglielo prima visto che il bus è diretto a Tripoli.. comunque nessun problema, al primo ponte si fermerà e ci farà scendere. Qui scopriamo un’usanza locale… lungo tutta l’autostrada sono presenti dei ponti pedonali che, oltre a consentire alla gente di attraversarla, sono i punti dove i minibus si fermano per tirare su la gente. Così dopo un 5 minuti di attesa, alziamo il braccio e il primo minibus condiviso accosta e ci fa salire… arrivati alla nostra destinazione ci farà scendere a bordo autostrada e ripartirà suonando il clacson ad ogni persona per proporgli di salire su.
Arrivati finalmente a Byblos ci incamminiamo per conoscere questa piccola cittadina che negli anni 60 era anche meta del jetset internazionale tipo Brigitte Bardot e Gigi Rizzi. Effettivamente è un posto molto piacevole dove passare mezza giornata con il souk moderno, i ristoranti di pesce, la passeggiata con delle antiche rovine messe qua e là (come se, avendone così tante, non sappiano bene dove metterle). Finiamo al porto, molto carino con le classiche barche dei pescatori e la sua pace e tranquillità, e pranziamo in un ristorante mangiando un’ottima frittura di pesce. Dopo pranzo andiamo a visitare il grande sito archeologico presente; anche questo è sul mare e raccoglie reperti dei diversi periodi storici ed insediamenti e da qui il contrasto con le costruzioni anni 60 che si affacciano appena dietro alle rovine è ancora più marcato che a Tyro. Dai romani ai persiani passando per il castello dei crociati… insomma, di spunti interessanti ce ne sono parecchi anche se la cosa più bella è l’antico anfiteatro romano che affaccia sul mare. Verso le 4 rientriamo verso Beirut utilizzando uno dei tanti minibus.
Il traffico è pazzesco e praticamente facciamo quasi tutta la strada incolonnati, ma l’autista è un pazzo scatenato… guida sorpassando a destra e a sinistra, si impone andando quasi a sbattere contro le altre auto, esce dall’autostrada e rientra dopo aver fatto un pezzo su strade sterrate improvvisate, canta a squarciagola, finisce di bere l’acqua e lancia la bottiglia di fuori dal finestrino.. insomma è stato un viaggio avventuroso. Arrivati a “casa”, salutiamo Samer, prepariamo la valigia ed usciamo per l’ultima cena libanese che sarà anche questa volta spettacolare… tra involtini di formaggio e timo, polpette di carne, tabulè di quinoa, alette di pollo al limone e coriandolo, grigliata mista… mi viene fame solo a pensarci. In giro c’è un po’ di gente e noi chiudiamo con l’ultimo coctkail in un bel locale, il Central Station. Prima di andare a dormire ripenso a questi giorni in Libano… ho una sensazione strana, mi sembra quasi di non aver compreso la città, con le sue tante contraddizioni e aspetti diversi e in continuo mutamento, con la gente che cerca di vivere il momento senza pensare al passato e senza preoccuparsi del futuro… Però sono contento, anche perché una volta rientrato a casa e metabolizzato il tutto, alla fine è stato il posto più affascinante fatto in questi giorni, un luogo di cui si sente parlare ma che di cui difficilmente si riesce ad avere una visione corretta e precisa…
( CONTINUA NELLA SEZIONE “TURCHIA” )

CLAUDIO OBERTI

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