Beslan, una strage da non dimenticare

 

L’auto sulla quale viaggiamo svolta a sinistra dopo aver percorso una trentina di chilometri dal nostro punto di partenza, Vladikavkaz la capitale dell’Ossezia del Nord – Alania, una delle Repubbliche facenti parte della Federazione Russa. Notiamo l’unica moschea presente in città ma non c’è il tempo di pensare ad eventuali barbare similitudini viste in altre zone del mondo in quanto il nostro breve viaggio si arresta giusto nelle vicinanze, davanti l’oramai ex Scuola numero 1 di Beslan.
Giungo per la prima volta nella cittadina teatro del tragico evento il 1 settembre 2015, proprio nell’anniversario dell’undicesimo anno dalla strage che qui si consumò nel 2004.
Era, infatti, il 1 settembre 2004 quando un folto gruppo di uomini armati assaltò la scuola n. 1 di Beslan facendo prigionieri centinaia di bambini, insegnanti e genitori che si accingevano a celebrare l’inizio del nuovo anno scolastico tramite la tradizionale celebrazione del primo giorno di lezioni. Per l’occasione di festa, oltre a maestri e studenti era numerosa anche la presenza di madri, nonni, fratellini.
Negli attimi iniziali dell’attacco non tutti si resero conto di quello che stava realmente accadendo e solo in pochi riuscirono a mettersi istintivamente in salvo. Si contarono però già le prime vittime.
Le persone fatte prigioniere furono ammassate nella palestra della scuola tenuta sotto perenne controllo armato da parte degli assalitori. I prigionieri subirono continue vessazioni e vennero lasciati senza cibo ed acqua tanto che molti di loro furono costretti a dissetarsi con le proprie deiezioni. I sequestratori non risparmiarono l’uccisione di qualche ostaggio durante i tre lunghi giorni in cui si sviluppò l’operazione terroristica, mentre fuori vigeva l’assedio da parte delle forze speciali russe. Finchè qualcosa non accadde. Delle esplosioni, propiziate non si sa con certezza da quale evento, causarono la reazione di attentatori e la risposta delle squadre di sicurezza facendo così sfociare la situazione in un drammatico eccidio. Delle circa 1200 persone costrette nella palestra più di 300 delle quali 186 bambini persero la vita.
La prima volta che mi recai alla scuola di Beslan era, come detto, un primo settembre. Giorno di celebrazione quindi ma il silenzio che si avvertiva per le strade della cittadina osseta nonostante la gente per strada, i bambini, i poliziotti addetti alla chiusura del traffico sulle arterie principali, le automobili, i negozi aperti davano la sensazione di trovarsi in una atmosfera ovattata.
Mi mossi taciturno nella palestra della scuola, rimasta ancora come i giorni dell’eccidio, e mesti pensieri mi assalirono. I muri anneriti dal fuoco, le travi del soffitto bruciacchiate, una spalliera svedese per la ginnastica, un canestro arrugginito erano e sono ancora oggi tutti testimoni oculari e protagonisti inconsapevoli di un dramma di proporzioni immense. Gli ex voto, ricordo delle tante persone, singoli o gruppi, privati od associazioni ed istituzioni giunti negli anni in commemorazione su questo luogo, facevano e continuano a fare da cornice alle centinaia di candele poste al centro della palestra dove è stata eretta una grande croce ortodossa. Mazzi e corone di fiori completavano il quadro doloroso di mamme, nonne, sorelle, parenti e conoscenti delle vittime della strage. Vecchie signore, molte in realtà giovani ma invecchiate dal dolore che si portano dietro, piangevano in silenzio negli angoli della palestra, davanti una foto del proprio bambino ucciso, in raccolta davanti una effigie di un santo. La sensazione fu stringente.
Da allora mi reco a Beslan sistematicamente, anche più di una volta l’anno se capita, anche in compagnia di persone interessate a saperne di più di questa triste vicenda.
Sentire gli eventi raccontati da altri, seguirli da lontano su giornali e tv, vedere foto e video di quei momenti ti lascia pensare ma resti sempre comunque distaccato.
Camminare invece sul pavimento di legno della palestra con ancora presenti le buche causate dalle esplosioni, vedere la scuola oramai abbandonata, osservare una ad una le foto delle vittime, bambini e non, leggere i loro nomi e le date di nascita, respirare l’atmosfera rarefatta e di silenzio che si avverte nell’ex plesso scolastico ti fa avvertire davvero la portata di quella tragedia in tutta la sua violenza. La percepisci in maniera diretta. Ed ogni volta non è mai uguale a quella precedente.
Sensazioni ancora più forti che si avvertono al “Memoriale degli Angeli Eroi”, il vasto cimitero costruito appositamente per le vittime della scuola in un campo adiacente l’aeroporto. Lì, attraverso foto e data di nascita e di morte, le vittime le “vedi” tutte.
Nel corso di questi ultimi anni ho ascoltato gli eventi dell’attacco terroristico dagli involontari protagonisti. Da coloro i quali prestarono alla causa comune i loro cortili adiacenti la palestra per essere utilizzati come base da militari e soccorritori durante i tre giorni dell’assedio o da coloro i quali abitavano e continuano ad abitare nei pressi della scuola o anche da cittadini qualunque.
Ma le testimonianze più forti provengono dai familiari, dalle madri alle quali i figli sono stati portati via per sempre in maniera crudele:
“Per chi ha perduto i propri cari ed i propri figli nel corso di quell’attentato, la vita non è più come prima. Ogni giorno i ricordi di quell’inizio di settembre 2004 ci assalgono con forza e le emozioni esplodono continuamente. Ma fa piacere che la gente, nel mondo, si ricordi. Allevia un poco il dolore vedere che gente arriva da lontano per mostrare la propria vicinanza ancora a distanza di anni. Ci fa sentire meno soli. Perché l’importante è non dimenticare. Affinchè fatti del genere non accadano più”.
Ogni volta che torno ed ogni volta che ascolto la storia di quei giorni da chi ha tragicamente vissuto quei momenti vengo catapultato in un vortice di tristi emozioni.
L’Italia tramite associazioni ed iniziative di alcuni gruppi è da sempre stata vicina a Beslan sia con progetti specifici sia con iniziative a ricordo.
In qualche località anche la toponomastica cittadina è stata dedicata alla memoria di quella vicenda.
Ma quello che tutti noi singolarmente possiamo continuare a fare è comunque non dimenticare la strage di Beslan e soprattutto le madri ed i parenti che ancora piangono i propri figli ed i propri congiunti.
Morti per cosa?

LUCA PINGITORE

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