Sogno di Skopje

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Skopje assolata nell’ultimo sabato di ottobre. Aproffito per fare una bella passeggiata e godere la benedizione del cielo, mentre mi perdo per le strade della mia città, scoprendo ogni volta qualche cosa sorprendente. Skopje è una fortissima fonte dell’ispirazione. Così nasce il mio libro, Sogno di Skopje, e quel libro, ormai da un anno, porta avanti il sogno per corridoi strani e apre nuovi orizzonti per me.
Il sogno si è spalmato sulle pagine della mia vita. Capita spesso che mi contattano lettori dall’Italia, gente che vorrebbe vedere la mia città dopo aver letto il libro. O viaggiatori che ci sono già stati, ma hanno trovato qualche frase, ricordo e hanno riconosciuto la loro immagine di Skopje nel piccolo libro e poi vogliono parlare con me.
Anche oggi Aggiungi un appuntamento per oggi è un giorno così. Dall’Italia sono arrivati 4 ragazzi, e dopo aver ricevuto un gentilissimo messaggio sul web, sono curiosissima a conoscerli.
Così i libri creano amicizie e aprono nuove porte nel mondo. Così i Balcani si avvicinano a quello che dovrebbe essere una conoscenza generale, ma purtroppo ultimamente storta dai media e dagli stereotipi.
Splende il sole e tutto è tranquillo. La vecchia parte oltre il ponte di pietra è piena di gente, turisti ma anche artigiani davanti i loro negozi. Tanti colori e profumi, soprattutto dalle griglie, i famosi “kebapcinja”, negli altri paesi dei balcani conosciuti come “cevapcici”, e nessuno è indifferente.
Trovo i ragazzi seduti al sole proprio in un locale di questo tipo, tutti sorridenti, belli, educati, un po’ sorpresi del fatto che parlo l’italiano.
Dopo le dovute presentazioni gli faccio vedere la città, e cerco di stare al corrente di quello che dicono. Gli italiani hanno questa simpaticissima abitudine di parlare tutti insieme, e tutti su vari argomenti, bisogna saper manovrare bene. Sono curiosi come bambini e vogliono vedere e sapere tutto.
Infatti, mi sento un po’ “la maestra” mentre spiego o sto cercando di spiegare come si vive in una città multietnica, cosa vuol dire essere costretti a cambiare il nome, come si superano tutte le sfumature religiose delle etnie.
Nel mercato tutti i negozianti gridano “forza Inter”; è normale, il nostro attacante macedone Pandev gioca lì. Stiamo cercando la maglia della squadra Vardar, la squadra di Skopje, ma è difficilissimo a trovarla, tutte le altre squadre del mondo hanno loro merchandise qui, ma quella locale sembra indisponibile.
Dopo aver preso un tè turco, scuro, amaro e fortissimo, nei tipici bicchierini a forma del tulipano, ci tocca a vedere Skopje dall’alto, dalla fortezza Kale. Qui, ancora domande, e apprezzamenti per la vista. Da qui si vede Skopje a 360°. E si vedono le moschee, le chiese, il bagno turco, lo stadio, il museo, gli edifici moderni, le vecchie case. Skopje è una città eclettica, c’è poca ordine, e sopratutto adesso, quando hanno trasformato il centro della città in un cantiere enorme.
Nuovi monumenti, edifici, fontane, caos sopra il caos esistente. Sulla piazza grande sta per arrivare il monumento di Alessandro Magno. A volte è difficile rispondere alle domande, a volte è difficile accettare che la città sta cambiando con i venti della politica, e non secondo i percorsi urbanistici.
Ancora altri pensieri sul fatto che il mondo sta diventando piccolo, tanti locali per strada con nomi italiani, “Kalabria”, “Roma”, “Firenze”…
Poi alla stazione per prendere biglietti per i ragazzi, perché loro viaggio continua. La gentilezza sorprendente della signora dietro lo sportello. Le cose cambiano, davvero.
Una piccola pausa al grande supermercato, che sembra un terminal di qualche aeroporto e non un supermercato normale, aperto di recente, un tocco moderno per la nostra capitale.
E alla fine, in un locale, sulla strada Macedonia, finalmente, per riprendere il fiatto, dopo aver percorso tanta strada a piedi. Stanchissima ma felice, sto ascoltando le battute che questi ragazzi scambiano tra loro, si vede che da compagni di viaggio, si conoscono molto bene e così, ridendo di gusto, rendono i viaggi molto più piacevoli. Abbiamo anche fatto una telefonata al loro amico in Val d’Aosta, cercando di portare l’atmosfera della festa intorno a noi ancora più lontano, grazie alle nuove tecnologie.
E poi ho salutato questi simpaticissimi ragazzi con la speranza di rivederli, o a Skopje, o in Italia, non importa. Ormai ho capito, con il Sogno di Skopje, che tutto è possibile.

BILJANA PETROVA

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