L’Atene degli uomini e delle donne

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Ancora qui.
Perso tra queste strade, nella semiouscurità dei vicoli, fuggo assieme ad Atene, nel tentativo, vano ed illusorio, di rapirla, di portarmela via quando partirò, per averla sempre con me. Un tentativo vano appunto. Atene sconsiderata non ama solo me…tra le sue vie, tra le sue piazze si aggirano migliaia di amanti,di entrambi i sessi; da quando è nata essi la desiderano, la cercano forse in maniera più ardente e passionale di me.
Chi sono questi uominie queste donne? Cosa vogliono? Perchè non vanno via? Perchè sono ateniesi.
La loro anima appartiene a questo luogo. Sarà impossibile allontanarli da qui. Non basterebbero tiranni, filosofi, re e generali con i loro eserciti, neanche potrebbero amare altro al di fuori di questa città. Sono spinto dalla curiosità di conoscerli, farò loro visita, per capirli, per comprendere la loro passione. Gli amanti ateniesi non sono tutti uguali ovviamente, alcuni di loro sono ricchi e benestanti; altri sono in miseria, poveri disgraziati, ma ricchi nel loro cuore; altri ancora sono arrivati da molto lontano per questa città. Per questa visita a questi uomini e queste donne cammineremo insieme, la mia parte pratica e quella spensierata, ho bisogno di tutte le mie facoltà per capire ciò che incontrerò. Partiremo da coloro che stanno meglio: andiamo a Kolonaki.
Questo quartiere sotto il monte Licabetto è il più esclusivo del centro di Atene, punto di riferimento per giovani imprenditori e rampolli vari delle famiglie “aristocratiche” ateniesi, pieno zeppo di negozi alla moda, boutique ricercate, ateliers e caffè dove anche un succo di arancia può risultare salato, nel conto ovviamente. Il quartiere è animato, si può fare anche un giro dopo cena, molti caffè restano aperti con musica. Via Skoufa è la via più importante della zona, non potete non passeggiarci per un breve giro. Ma Kolonaki mi stanca presto, con le sue ambasciate e la gente sofisticata di piazza Mavili. Gli americani hanno eretto qui attorno il loro classico fortino, inespugnabile, come in ogni capitale europea.
Un particolare monumento dedicato alla dinamicità umana mi spinge a muovermi, ad allontanarmi.
E’ giunto il momento di cambiare aria…ma la mia parte spensierata non ne vuol sapere, è già stanca, pranzerà da sola alla Plaka e trascorrerà tutto il pomeriggio ai cafè del Thisio, uno dei luoghi con la più alta concentrazione di bar in europa. Qui i bar si susseguono uno all’altro, tutti bellissimi, come gli avventori che li frequentano, attrezzatissimi per ogni stagione, gazebo esterno riscaldato da stufette in inverno, raffreddato da potenti ventilatori e ghiaccio in estate. Poltroncine e divanetti comodissimi. Quello “spensierato” si starà sicuramente divertendo, seduto in mezzo a quella folla, sempre che sia riuscito a trovare un posto libero. Ben gli sta; forse non conosce i greci, non sa che qui quando ci si ferma ad un cafè con gli amici si sosta almeno per un’ora e mezza, e le chiacchere filano via lisce come i frappè o i drink. Chissà se penserà al “pratico” intento nel suo cammino.
Ed eccolo lì il pratico…è tornato alla sua cara Omonia e si dirige già verso una nuova meta: Exarhia.
E’ il quartiere anarchico di Atene, si sviluppa attorno all’omonima piazza ed il Politecnico. Graffiti politici lo segnano, simboli dell’anarchia o del comunismo lo marchiano sui muri e nel carattere. Le proteste che finiscono a Syntagma spesso partono qui. Qui c’è sempre un buon motivo per lamentarsi, dichiararsi contro e far partire la lotta per questo o un altro ideale calpestato. La piazza è rumorosa, i suoi amanti sono studenti universitari, celebri per le occupazioni della facoltà di economia o il politecnico stesso e leggendari per le interminabili battaglie in piazza, lacrimogeni e manganelli contro arance e molotov incendiarie, o l’arma segreta: i sacchi di immondizia, lanciati sull’odiata polizia.
Ad accompagnarli come compagni, fratelli di quartiere, gli immigrati albanesi, che qui nella piazzetta manifestarono a favore del riconoscimento del Kosovo, fantasma per la Grecia. Ad essi si aggiungono personaggi particolari, senza tetto, in parte filosofi in parte ubriaconi, con i loro racconti, spesso incomprensibili o visionari per colpa dell’alcol o delle sofferenze che la vita ha riservato loro: sono i Socrate, gli Aristotele di oggi.
Dalla loro bocca, in mezzo a tante stupidaggini si mischiano,in improvvisi momenti di lucidità, delle grandissime verità, degne di essere ascoltate. Colpito da tanta passione, rifletto sulla via del ritorno all’albergo, non si può dormire in questa città, troppi sentimenti, troppi pensieri riempiono la testa. Sta finendo il pomeriggio, del resto è tardi per un riposino e nonostante la stanchezza, troppo presto per andare a dormire, sarebbe assurdo. Mi aggirerò tra le strade di Omonia, il quartiere retrostante la piazza e cadrò nel suo oblio, tra gli amanti dimenticati. Si li in mezzo, tra le vie dedicate ai filosofi, Pitagora, Socrate, e quelle del teatro moderno e dietro il municipio. Qui ci sono tutti gli altri e l’eredità di Alessandro pervade queste vie. Una Grecia non ellenica come volevano i classici e i “grecisti puri”, ma una Grecia ellenistica.
Gli alfabeti si sovrappongono, georgiano, cirillico, indiano, urdu..fino a confondermi. Mi tuffo nel mini quartiere georgiano, le loro lettere mi risultano incomprensibili. Caucasici intenti nei discorsi nella loro giornata libera, oppure seduti in tavernette mentre mangiano con le mani una testa di agnello, così in bella vista, nei tavolini in mezzo alla strada. Entro in un cunicolo, pacchi di cartone accatastati dapperttutto, si organizzano spedizioni ai familiari a casa. Agenzie di viaggio specializzate per il Caucaso, avvenenti venditrici di pelliccie, che contrattano la merce con i fornitori davanti ad una fumante tazza di tè.
Un ristorante russo…c’è una festa di compleanno, lo spumante della Crimea scorre a fiumi tra i palloncini…e le badanti ballano abbracciate tra loro duetti romantici, strette come fidanzate si godono così la loro giornata. Noto una zingara con i suoi bambini, mentre mi sgranchisco le ossa esclamo spontaneamente: ” Mishallah!“. La zingara, stupita ed incredula, inizia a ridere fragorosamente. E’ difficile che “un bianco” si rivolga a loro con affetto. La risata è genuina e spontanea ed inizio a ridere rumorosamente anch’io.
Dunque anche “il pratico” si rilassa talvolta. Ma dura poco.
Arriva all’improvviso la polizia con la motocicletta, scendono al volo, un georgiano fugge nei cunicoli segreti, ma non c’è scampo, gli agenti sono qui per lui, lo inchiodano ad un muro nell’oscurità dei corridoi. Omonia è anche questo.
Preferisco attraversare la strada, lasciare questa situazione, il mio albergo è appena dietro l’angolo, ma la via è ingombrata da centinaia di pakistani. Gli amici di Alessadro, sono qui..la Grecia di Alessandro esiste veramente, ci è riuscito a realizzare il suo sogno. Ed io ho deciso di godermelo.
Nella via si svolge un mercato abusivo, calzini, spezie, cd, magliette, si fa fatica a passare. La merce passa sopra le teste.Nei cunicoli stavolta domina l’asia, negozi di telefonini, mini cinema pornografici, sale da barbiere, faccio pochi passi, ma capisco che è meglio fermarmi, non entrare troppo nell’oscurità di quelle grotte moderne, sono un estraneo e si nota chiaramente. Respiro uscito all’aperto, ma l’odore è denso di sudore e spezie, le urla dei venditori mi trasportano quasi in un’altra dimensione, ma siamo sempre qui, ad Atene.
Salgo in hotel, devo respirare davvero, ma resisto poco. L’agitazione della gionata mi ha scosso, emozioni forti ad Atene.
Devo scendere di nuovo, è come un fremito, l’energia mi prende e mi butta di nuovo in mezzo ad Omonia. Lo scenario è cambiato. E’ notte adesso. Il mercato è come se se lo fosse inghiottito la terra da dove era uscito, o forse sono stati solo i poliziotti. Per la strada ci sono io ed alcuni tossicodipendenti, poveri sciagurati, in cerca della “loro aria” accovacciati sul marciapiede, alla disperata caccia di qualche dose dimenticata da altri per sbaglio. Non ho paura, anzi. Oltrepasso vicoli nuovi abbandonati dagli Dei greci, nonostante abbiano nomi filosofici. Guardo in alto, il Partenone stavolta non si vede, ci sono i palazzi, troppo alti, addossati uno all’atro. Ma non ci vive nessuno?
Quelli che erano condomini malmessi si mostrano ora come bordelli a cinque piani e il marciapiede è pattugliato da ragazze nigeriane, appena maggiorenni, sfruttate da loro connazionali criminali. Sono tante, davvero tante, come il carosello di automobili carico di clientela. Stanno qui sia d’estate che d’inverno, rifugiandosi talvolta nel piccolo negozio di tabacchi, di prorietà nigeriana anch’esso. Comprendo e rifletto su tante cose. Nessuna ragazza che mi propone si disdegna troppo ai miei rifiuti, nessuna è qui per proprio volere.
Ma anche loro amano Atene? E’ difficile.
Ma spero che nel loro cuore ci sia ancora spazio per l’amore….
MASSIMO DI VICCARO

 

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