Katowice – Nikiszowiec

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Alcuni anni fa giunsi a Katowice in treno quasi per caso. In realtà fu proprio il fato a guidare me ed i miei compagni di viaggio del tempo in questo agglomerato urbano. Come prima volta, la nostra sosta si limitò giusto ad un breve lasso di tempo, quello che ci occorreva per cambiare treno e prendere poi la nostra coincidenza verso sud e verso nuove ed interessanti scoperte. Quelle poche ore trascorse nel centro del capoluogo polacco della Slesia mi inebriarono personalmente di una strana emozione che mi portò poi, nel corso degli anni successivi, a ritornare più volte in questa città e conoscerla sempre meglio quasi passo per passo, viaggio per viaggio. Sarà stata la vetusta e volgare stazione ferroviaria, sarà stato quel ponte, unico esempio nel suo genere che, partendo dalla stazione stessa ne attraversa tutta la piazza sopraelevato rispetto ad essa, sarà stata quella familiare sinfonia di “L’italiano” di Toto Cutugno, suonata per strada da un vecchio cantore che ci accolse ma scattò un qualcosa che mi ha portato a provare un benevolo affetto verso questa città del sud della Polonia.
Cosa c’entra ora Katowice con il nostro viaggio nel Caucaso?
Ancora una volta c’è di mezzo il fato. Per via della nostra pianificazione di viaggio e soprattutto per via di una serie di combinazioni aeree, io e Pingo, ci troviamo a far iniziare il nostro viaggio proprio nella familiare Katowice che ci viene quasi in aiuto come “tappa di acclimatamento” prima di buttarci verso la nostra vera meta di questa spedizione. Katowice è un agglomerato metropolitano di circa 3 milioni e mezzo di abitanti. La Katowice vera e propria, Katowice città, ne consta di circa 300 mila. E’ considerata la città industriale per eccellenza dell’intera Polonia, visto che si trova nel centro di un’importante bacino minerario dell’intera Europa centrale. A prima vista appare come una città triste, grigia, malinconica, sensazioni queste che inducono a far scappare il turista-avventore che vi ci si presenta quasi per caso. La volgare stazione ferroviaria e il famoso ponte al suo esterno fanno si che il turista neanche si inoltri nel resto della città. Queste sono le sensazioni che avvertono gli stranieri e molti polacchi non della zona su Katowice, rendendo la località quasi esclusivamente città d’affari. Tant’è che gli alberghi, durante i week end, offrono promozioni e sconti pur di riempire le proprie stanze che altrimenti resterebbero vuote. Al contrario dei precedenti giorni della settimana. Tutta questa “paura” e questo scarso interesse verso la città e la zona, essendo personalmente fedele ai dettami della filosofia del “finchè c’è visto c’è speranza”, possono essere visti come un bene così da poter visitare, ogni qual volta ci metto piede, un angolo di vecchia Polonia nella zona con più alta densità di abitanti dell’intero paese. Certo, le cose stanno cambiando sempre più velocemente e tra poco, con l’approvazione del progetto di costruzione della nuova stazione ferroviaria, tutto sarà diverso. Purtroppo o per fortuna non scenderemo più dal treno in una delle stazioni più volgari d’Europa, non saremo più introdotti in città dallo storico ponte, non troveremo più ad accoglierci al nostro arrivo il vecchio cantore che ci dà il benvenuto sulle note de “L’italiano” di Toto Cutugno.

Nikiszowiec è uno dei 22 distretti che costituiscono la città di Katowice. Fu costruito nei primi anni del novecento come case per le famiglie dei minatori della attigua ex-miniera Giesche. Se non ti affidi ad una soffiata di un autoctono o non hai effettuato delle specifiche ricerche in polacco, ovviamente, difficilmente se ne sente parlare. Con un autobus cittadino, io e Pingo, ci rechiamo nel distretto 16.IV.est di Katowice. Il viaggio è lungo e a noi non dispiace in quanto abbiamo la possibilità di osservare spaccati di città. Scendiamo per errore ad una fermata diversa da quella che avrebbe dovuto essere il nostro stop e, senza riuscire a comprendere bene in che zona ci troviamo, ci buttiamo nella volgarità più pura, nella volgarità della vecchia Polonia appena post Jaruzelski, della volgarità oramai andata quasi perduta in tutta la vecchia Europa. Sembra di trovarci in un villaggio composto da un enorme mercato, alcuni impressionanti, per enormità, palazzoni di sovietica architettura ed una chiesa piuttosto moderna in realtà. Niente altro. Eppure siamo in città. Il cielo è grigio, preludio all’inverno quasi alle porte. Riprendiamo la nostra marcia verso quello che stavamo cercando, anche se in realtà non sappiamo bene di cosa si tratti. Le nostre fonti in loco sono state precise ma non dettagliate. Giungiamo a destinazione. Un enorme ciminiera ci indica che il luogo è questo. Il cielo è sempre grigio e l’aria è diventata dal sapore di una polvere sottile. Ci incamminiamo attraverso un boschetto, lo superiamo e ci troviamo di fronte un’antica costruzione in mattoni rossi che presenta un arco da cui si accede all’abitato di Nikiszowiec. Attraversiamo l’accesso emozionati e, una volta superatolo, tutto scompare. Cosa ci facciamo io e Pingo vestiti alla moda degli anni duemila? Una leggera nebbiolina carica di umidità ci avvolge, l’intero quartiere edificato in mattoni rossi ci fa perdere lo sguardo all’orizzonte, il campanile della cattedrale ci sovrasta da un lato, la ciminiera della miniera dall’altro, l’unico colore presente è il rosso dei mattoni ed i contorni bianchi delle imposte di legno delle case. Con un’allucinazione di massa, leviamo dal nostro campo visivo l’unico elemento che potrebbe ricordarci che siamo decine di anni avanti rispetto agli attimi che stiamo vivendo: le pochissime automobili moderne parcheggiate. I simboli sui muri indicano che questa è una zona mineraria. Sono rimasti lì dai tempi dell’edificazione. Come del resto le targhe dei numeri civici, delle strade, i citofoni, alcuni vecchi furgoni con targa della Polonia pre Jaruzelski rendono l’atmosfera fuori dal tempo. Nikiszowiec, in pratica è un quartiere fuori dal tempo. Chi ci arriva per la prima volta viene catapultato in un set cinematografico sulla vecchia Polonia che fu. Questa è stata la nostra seconda impressione, dopo che ci siamo risvegliati dall’allucinazione di trovarci indietro nel tempo. E la nostra sensazione ha poi trovato conferma in un cartello, posto di fronte il nuovo e moderno stadio dell’hockey che stride fortissimamente con il luogo in cui si trova. Per fortuna, lo stadio è al di fuori del quartiere in mattoni rossi. Il cartello succitato segnala al visitatore che Nikiszowiec è utilizzato, infatti , come set durante le riprese di film ambientati nella vecchia regione mineraria della Slesia.
Ecco la tanto bistrattata Katowice. Piena di cose da vedere ma dove tutti si fermano alla sua stazione ferroviaria. Senza inoltrarsi verso il Monumento alla Slesia, verso la Cattedrale, verso la chiesa Mariacki, verso i monumenti di sovietica memoria, verso il Parlamento della Slesia, verso il Teatro, verso la biblioteca slaska, verso uno dei primi grattacieli in Europa, verso la periferia volgare, verso Nikiszowiec, verso l’effervescente nightlife. “Bisogna vederli i posti prima di giudicare”, scrivevo. E tra poco in molti inizieranno a vedere Katowice. Da quando saranno accolti dalla nuova e modernissima stazione – centro commerciale. Da quando sarà inaugurata, nessuno avrà più paura o reticenza a sostare a Katowice.

LUCA PINGITORE

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