I sogni di Atene

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E’ notte. Le luci dei lampioni sono accese già un pezzo…eppure la notte vera non è ancora cominciata. In piedi, riparato sotto una vecchia giostra per bambini, osservo la pioggia cadere giù, un acquazzone estivo, tempesta scatenata dagli Dei dell‘Egeo, si abbatte sula città, improvvisa e furiosa. Nessuno tuttavia si prepara a dormire, tutto sta per cominciare.
Gli ateniesi non dormono mai. Ma nessuno, proprio nessuno, dica che non possono sognare…perchè qui si sogna ad occhi aperti…
Quali sono i sogni di Atene? Cosa spera stanotte? Cosa e chi desidera tra i suoi mille amanti?
Tante sono le sue favole notturne, alcune più chiare, altre più nascoste e talvolta torbide. Torbide come le vie di Omonia, dove ci eravamo persi, non fisicamente, ma tra le mille emozioni e le riflessioni. Tra i vicoli bui, quasi minacciosi, tortuosi fino a confonderti, giungiamo ad un luogo dalle luci soffuse, “spettrale” come molti lo definiscono : Psiri.
Psiri è il primo sogno di Atene. Il sogno che si fa appena addormentati, inquieto, confuso, quando non abbiamo completamente staccato la spina dal giorno appena trascorso. Le luci a Psiri non abbagliano, ma sono improvvise, soprattutto quando si esce dal buio, ti confondono, non sai che cosa hai davanti fino a quando non sei davvero vicino. I rumori vanno e vengono, basta una porta che si apre tra le case cadenti o in semirestauro: dal silenzio irrompono voci o musica ad alto volume. Dal nulla appaiono oggetti colorati, sfuocati che stenti a capire.
Un vicolo è deserto, ma giro l’angolo ed ecco un teatro con tanto di fila all’ingresso. Quello che pochi passi prima sembrava un magazzino si rivela una discoteca con pr e buttafuori all’entrata. Ecco un ristorante e poi una serie di taverne. Un bar dai tavolini in legno e di seguito una lounge alla moda con possibilità di fumare il narghilè…la shisha..il fumo dai tavoli aggiunge nebbia ai miei sogni. Nebbia profumata.
Ad essa si aggrega improvvisamente una nuova nube: arrivano due uomini ed in pochi minuti piazzano una bancarella per grigliare i souvlaki, ce ne sono per tutti, anche per i cani randagi, ben pasciuti. Gli animali sono ben accetti nei sogni ateniesi, cani e gatti sono dapperttutto, hanno libero accesso a quasi tutti i ristoranti o bar, dovunque i felini potrebbero essere compagni di sedia e i migiori amici dell’uomo sotto il tavolo, pronti ad ogni avanzo.
Si cammina letteralmente tra le nebbie contrastanti. In mezzo d’improvviso compare il sangue ateniese, misto stavolta, appartenente ad entrambi i cuori, sia da Omonia che da Syntagma. Le folle di anarchici ed alternativi, i piercing dell’Exarhia si fondono con i vestitini da sera di Ermou. Persone di ogni tipo per i vicoli di Psiri, compresi gli immigrati albanesi. I tavolini ingombrano i vicoli anche in inverno.
E’ un piacere perdersi attorno a piazza Iroon, si esce a destra e si rispunta incredibilmente a sinistra della stessa piazza. I rumori ti circondano al centro e il silenzio avvolge i vicoli più esterni. Si fa fatica a trovare un locale con posti liberi. In molti sono “full” in ogni ordine di posti. Nei piccoli bouzokia l’energia impazza, gli strumenti dell’oriente ritmano i sogni…così nei fumosi locali di rembetika, fuorilegge nei tempi ottomani, poichè erano luoghi di cospirazioni indipendentiste.
Una donna si lancia nella piccola pista tra i tavoli, al suo fianco un clarinetto ed una darbuka, è a piedi scalzi nei suoi balli sfrenati..attorno a loro una sonora pioggia di piatti che si frantumano al suolo. Sono piatti speciali, più leggeri, non come una volta, non vi preoccupate; qualcosa cambia anche in Grecia.
Le discoteche magazzino: alcune porte sono “vibranti”, da dietro la musica house è pompata a livelli industriali, fabbriche del suono, che in serate particolari come il capodanno possono organizzare lunghissimi afterhour, tanto dentro la luce del sole non arriva.
Finalmente trovo la via d’uscita di Psiri, sono a Monastiraki di nuovo. Gruppi di ragazzi ovunque lungo la parte finale di Ermou, risate fragorose, risate greche. C’è anche il Partenone lassù; non lo vedevo da Omonia, si riprensenta adesso, anche lui non dorme mai, illuminato a giorno…chissà, magari sta sghignazzando, quante ne avrà viste qui sotto.
Percorro la Ermou accompagnato dalle auto, avanzo nella notte, vado incontro ai miei sogni…si passa da uno all’altro…l’intermezzo tra loro è di nuovo la nebbia, sempre quella delle bancarelle di souvlaki, stavolte mischiata allo smog…tutti si tuffano tra la Ermou, la Pireos e la Iera Odos su veicoli vecchi e nuovi. Ma i sogni sono ricordati per immagini…l’immagine onirica adesso è quella delle ciminiere rosse illuminate: siamo a Gazi. Le luci gialle dell’Acropoli in un angolo, quelle rosse della vecchia centrale del gas davanti a me e tutte le automobili e le persone che mi ruotano attorno. La vecchia zona industriale di Gazi è completamente trasformata, bar e locali notturni occupano il quartiere…locali diversi per tutti i gusti, nuovi e più alla moda rispetto a Psiri; qui “alternativi” non ne vedo. Ma noto molti omosessuali….qualcosa degli antichi greci come sempre rimane. Dalle taverne ai bar, dalle ouzerie alle discoteche e alle pistes, Gazi accompagna per tutta la notte con le sue feste.
Mi concedo un ultimo sogno.
Prendo il tram a Syntagma, qui funziona tutta la notte nel fine settimana poichè la notte per i greci è una parte del giorno, e mi dirigo sulla costa ateniese. In un grande bouzoukia si esibiscono alcuni dei miei cantanti greci preferiti, non posso perdermeli. Fatico ad entrare, è tutto “full”, i gestori cercano di scoraggiarmi, insistono a dirmi che non è un club “occidentale”…quindi non un luogo adatto per i non greci. Ma io non desisto, so benissimo perchè sono qui…per sognare. Aspetto molto ed entro seppur senza tavolo, elemento fondamentale per gli ateniesi. Lo spettacolo durerà fino all’alba, le star sul palcoscenico si esibiscono in tutto il loro repertorio. La folla canta con loro, balla sui tavoli stracolmi di alcolici, sale sul palco ed abbraccia i cantanti. Il bouzokia diventa un girone infernale, quello dei gioiosi, nel quale la condanna è quella di essere sommersi dal lancio di fazzoletti e garofani, per fortuna niente piatti stavolta. E’ un inno alla gioia ed alla vita sul ritmo degli tsifeteteli e del pop-folk. L’ultima immagine dei miei sogni è “la danza dell’ubriaco” tra i corridoi del locale, alla quale anch’io partecipo dando il ritmo, battendo le mani nel cerchio che circonda l’improvvisato danzatore. Un bicchiere viene messo sul pavimento, rovesciato ed ad esso appoggiano una sigaretta accesa: lo scopo della danza è far cadere la cicca con i colpi del tacco, abbassandosi sempre di più.
Torniamo ad Omonia ora, accuso la stanchezza. La festa continua nonostante sia quasi l’alba, è infinita, ma dobbiamo andare.
E’ inevitabile transitare tra le nigeriane per il ritorno, il mio albergo è lì. La mia parte spensierata, ancora in vena di feste, dà una pacca sul sedere di una ragazza. Quello sconsiderato!
Atteggiamento inaccettabile. Ma accade un fatto inaspettato. Nasce un inseguimento spettacolare, la ragazza inizia a rincorrere lo spensierato in mezzo alla strada per restituirgli il favore…che scene che mi tocca vedere!  Un uomo rincorso da una donna!
Tutte le ragazze attorno iniziano ridere fragorosamente, ma io quelle risate le ho già sentite..le risate di Atene….ma allora…si, adesso ho capito….ne sono sicuro: anche nel loro cuore c’è un po’ di amore per questa città….

MASSIMO DI VICCARO

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