24 ore fai da te

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24 ore fai da te

Messaggioda flyingsoul » 31/10/2012, 15:36

Come alcuni di voi sanno il motivo principale per cui viaggio (e credo non valga solo per me) sono le relazioni umane, per questo ho trovato molto interessante questa disanima. Un solo appunto: le macchinette ringraziano ;)

La giornata self service
ventiquattro ore fai-da-te
Dal cappuccino al distributore automatico al supermercato. Abbiamo imparato a vivere senza rapporti umani, delegando tutto alle macchine. Che inghiottono 2,6 miliardi l'anno
di ETTORE LIVINI
"Inserire la chiavetta". Bip. "Credito: 2,53 euro, selezionare il numero". Bip. Il buongiorno - nell'era della vita self-service - si vede dal mattino. Le tecnologie - diceva quel povero illuso di John Maynard Keynes - libereranno l'uomo dalla schiavitù del lavoro ("massimo 15 ore alla settimana") regalandogli una ricca vita di relazioni. Ha sbagliato in pieno: oggi produciamo in 9 ore quello che nel 1950 si faceva in 40. In ufficio però ci restiamo di più. E quanto alle relazioni, la novità è solo una: abbiamo imparato a farne a meno.

Dal cappuccino delle sette al distributore automatico nel metrò - "Erogazione conclusa, ritirare la bevanda. Credito residuo 2,08 euro". Bip - fino alla cena, dal matrimonio fino alla toelettatura del cane, nel terzo millennio va di moda l'esistenza fai-da-te. Le macchine ci hanno liberato dal più faticoso degli esercizi, quello del rapporto con il resto del genere umano. E oggi, volendo, si possono vivere 24 ore da sogno (senza privarsi di nulla) interloquendo solo con display azzurrognoli, schermi di computer e consulenti - per l'anima e per il cuore - del tutto virtuali. Il glorioso "Time" l'aveva predetto nel 2008: "Le nuove tecnologie faranno del mondo un gigantesco self-service". Ci ha preso più di Keynes. La macchina del cappuccino da 0,45 euro nel mezzanino del metrò - la qualità è quella che è, per carità - è solo la punta dell'iceberg.

I nostri desideri, ormai, sono tutti a portata di mano (o di mouse) senza che sia più necessaria l'intermediazione di un essere vivente. Proseguiamo verso i treni. Il biglietto si compra al distributore automatico. Massimo non dà il resto. I soldi, va da sé, li abbiamo ritirati la sera precedente al Bancomat (in Italia preleviamo più di 2mila euro l'anno a testa, neonati compresi, il doppio di dieci anni fa). Poi via di corsa verso la banchina snobbando l'edicolante. Il giornale? C'è la free-press sulla rastrelliera o la versione digitale sull'I-pad (il New York Times, per dire, ha già 592mila abbonati sul tablet).

In attesa del convoglio è possibile farsi quattro foto tessera, comprarsi una bottiglia d'acqua o un tramezzino e persino stamparsi un carnet di biglietti da visita a uno dei 2,5 milioni di distributori automatici di servizi spuntati come funghi in ogni angolo del Belpaese, il 25% più di un anno fa. Un esercito di macchinette che inghiottono ogni anno, senza nemmeno regalarci un educato "grazie", 2,6 miliardi di euro in monetine.

La giornata è solo all'inizio e alla voce relazioni umane siamo ancora a quota zero. Rimanerci non è difficile. Anche perché essere orsi, a volte, ha il suo tornaconto economico. Prendiamo il pieno all'auto. Certo, quello "servito" ha le sue comodità. Il self service, però (anche se in Italia c'è solo nel 33% dei distributori, la metà dell'Europa) consente di risparmiare una decina di centesimi al litro. E al mondo ci sono poche sensazioni più piacevoli di dribblare la coda ai caselli (e il casellante) grazie al pagamento fai-da-te, sfrecciando sotto la porta del Telepass come fa già il 59% degli italiani.

Usciti dal metrò o parcheggiata l'auto, siamo arrivati in ufficio. Dove evitare i propri simili, come ovvio, è un po' più complicato. Ci sarebbe il telelavoro (durante le Olimpiadi i dipendenti pubblici inglesi potevano lavorare tutti da casa). Ma nel nostro paese il numero delle persone che si guadagnano la pagnotta in questo modo - complice una legislazione un po' bizantina - è ancora molto ridotto, il 3,9% del totale contro il 16% della Danimarca e l'8,4% di media della Ue.

Poco male. Il luna park del self-service globale - nell'era della Solitudine 2.0 - è una giostra dove, lavoro a parte, c'è solo l'imbarazzo della scelta. C'è la toelettatura automatica (ozonoterapia compresa) per i nostri
amici a quattro zampe. A Orio al Serio, per chi vuol diversificare i propri investimenti senza passare in banca, funziona a pieno regime un distributore automatico di lingotti d'oro, prezzo 70 euro al grammo circa. Robe da specialisti. A noi, nella nostra 24 ore da cuori solitari, basta scovare l'anima gemella senza essere costretti all'imbarazzante incontro a tu per tu con lei.

Possibile? Sì! Non solo. Anche raccomandato. Vedersi di persona per dichiararsi il proprio amore - spiega autorevolmente il sito di incontri online meetic - è controproducente. Il sangue che bolle nelle vene, i brividi lungo la schiena e l'emozione di uno sguardo sono belle cose, ma l'irrazionalità della passione rischia di precipitarci in travolgenti e dolorosissime storie d'amore. Meglio affidarsi (dal computer di casa) a un comodo algoritmo che elabora aspetto, hobbies, gusti gastronomici, film e programmi tv preferiti e poi - incrociando a distanza migliaia di profili - ci trova sul web la donna o l'uomo che fa per noi. Non sarà romantico, ma si "risparmia tempo - assicura testuale meetic - e rende più probabile scovare una persona davvero compatibile per una relazione libera, almeno inizialmente, dalla componente fisica".

L'amore però non è tutto. Alla fine di una giornata così, dopo essersi fatti spezzare il cuore da un Avatar scelto da una formula matematica e aver dribblato alla Messi ogni contatto umano, bisogna pur sempre procurarsi da mangiare. Facile. I supermercati sono diventati ormai un luogo di culto del fai-da-te esistenziale. Pesiamo da soli arance e peperoni, attacchiamo i cartellini del prezzo, scannerizziamo in proprio come bravi scolaretti i codici a barre di shampoo e rotoli di carta igienica. E da qualche tempo a questa parte abbiamo imparato persino a far da cassieri a noi stessi, calcolando il conto finale agli scanner ottici. Tutto da soli, dall'entrata all'uscita. Magari è un po' alienante. Ma no problem: se a soffrirne è l'anima, basta confidare i nostri problemi (dal comodo lettino di casa propria) a uno dei tanti psicoterapeuti tricolori che - facendo di necessità virtù - hanno iniziato a curare le ferite della psiche online.

Ormai è sera. Che fare? Sul Kindle, evitando una fastidiosa trasferta in libreria, abbiamo già scaricato per pochi euro l'ultimo Camilleri. Volendo concedersi una botta di vita ci si può regalare una serata al Casinò. Non serve andare fino a Sanremo o a St. Vincent (dove non a caso le giocate sono calate nel 2012 del 19%). Si può comodamente puntare su pari o dispari e rosso o nero dalla poltrona di casa, giocando su una delle tante roulette globali online che ogni anno intercettano 50 miliardi di dollari di scommesse. E se proprio tira aria di una serata piccante, basta andare a Recco, in Liguria, dove è nato il primo selfservice tricolore di sexy-toys. Un successone clamoroso.

Mezzanotte. Abbiamo spento la luce sul comodino. Bilancio di giornata. Nessuna rinuncia. E zero rapporti umani. Missione compiuta, salvo quel tarlo nella coscienza: "Ama il prossimo tuo come te stesso", dice il vangelo del Matteo. Forse abbiamo sbagliato qualcosa? Nel caso, non serve precipitarsi in chiesa. Basta digitare http://www.pretionline.it. A qualsiasi ora, senza bisogno di vedersi di persona, ci sarà un religioso pronto a raccogliere la nostra confessione.


Fonte: http://www.repubblica.it/cronaca/2012/1 ... f=HREC2-10
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