Da levante (Libano) alle porte d’ oriente (Istanbul) 2° parte

DSCN2907

( CONTINUA DALLA SEZIONE “LIBANO” )
7 ottobre
Ed eccoci ad Istanbul e quindi a metà del nostro viaggio; lasciamo il Libano con un po’ di dispiacere, ci siamo trovati bene e avremmo voluto approfondirlo meglio visitando anche la zona interna… peccato! Però finalmente visito Istanbul… erano tanti anni che avevo questa città tra le possibili mete ma alla fine, tra una cosa e l’altra, veniva sempre rinviata. Arriviamo qui molto presto, il nostro volo è partito da Beirut alle 7.30 (con conseguente sveglia alle 5 di mattina) ed è atterrato un paio di ore dopo. Prendiamo un taxi per arrivare al nostro hotel e osservando dal finestrino iniziamo a scoprire alcune parti di questa città, che poi è gigantesca visto che ci abitano circa 14 milioni di persone. I paragoni con Beirut nascono spontanei… qui è tutto molto più “europeo” e comunque più pulito, in ordine, moderno. Il nostro hotel (Manesol Boutique Galata) è una chicca… elegante, moderno, pulito ed soprattutto in ottima posizione.. Infatti si trova a due passi dalla torre e dal ponte di Galata e quindi è perfetto sia per visitare la zona turistica di Sultanahmet sia per girare di sera nella via pedonale Istiklal Street.
Questa zona è totalmente in ristrutturazione, non è raro vedere hotel nuovissimi di fianco a palazzi diroccati ancora abitati da gente del posto o negozi di souvenir per turisti di fianco a vecchie ferramenta; la nostra impressione è che nel giro di qualche anno quest’ultimi saranno scomparsi per lasciare totalmente spazio ai servizi per i turisti. Molliamo giù i bagagli e decidiamo di avventurarci subito alla scoperta della città passando per la prima volta il ponte di Galata. Mentre sul ponte sono presenti le immancabili file di pescatori e di venditori ambulanti che danno quel tocco di romanticismo e di fascino orientale, dall’altra sponda del fiume si vedono le moschee con i loro minareti che sembrano quasi segnare il territorio. Visto la bella giornata decidiamo di fare la minicrociera sul Bosforo nel pomeriggio ma prima andiamo diretti in uno dei posti più attesi di questo viaggio… la stazione Sirkeci, luogo da cui partiva l’ Orient Express. Io fin da piccolo sognavo questo luogo… il fascino del viaggio in treno che collegava l’Asia al resto d’Europa, il libro di Agatha ChristieAssassinio sull’Orient Express”, l’eleganza di quell’epoca… per me essere qui è un sogno che diventa realtà. La stazione conserva una parte di quello che era… le sale d’aspetto eleganti con le panche di legno, le pareti piastrellate e i lampadari d’epoca e poi quell’odore di fumo-sigarette che sprigiona ancora dai serramenti. Mi sembra di essere un bambino che apre i regali di Natale e per me è stato uno dei momenti più belli di questo viaggio. Ora la stazione è usata per il nuovissimo Marmaray, essendo una fermata del collegamento ferroviario che passa in un tunnel sottostante al Bosforo, ma sono contento che una parte è stata conservata come un tempo. Da qui camminiamo nei dintorni del ponte in mezzo alla folla; è incredibile il numero di gente che c’è… turisti occidentali, turisti orientali, comitive, gente che lavora o che trasporta merce… si fa fatica a muoversi. In mezzo a loro i vari venditori ambulanti propongono cibo di diverso genere… dal kebab, ai panini con il pesce (sgombro), alle pannocchie e anche una strana bevanda rossa con dentro il cetriolo. Decidiamo di mangiare al mercato del pesce; già il posto è un paradiso per le foto con i banchetti che espongono il vario pescato del giorno e dove spiccano le palamite con le branchie rosse tirate fuori. Noi ci sediamo in un baracchino in mezzo al mercato, tavolini di plastica, tovaglia mai cambiata negli ultimi 10 anni, gente del posto che pranza vicino a noi… insomma un posto “volgare” ma dove mangiamo triglie, acciughine e calamari spettacolari… spendendo tra l’altro veramente una stupidata. Alle 2 finalmente prendiamo la crociera sul Bosforo, è un po’ come ricevere un benvenuto in città ed averne una panoramica globale. Prendiamo quella di 90 minuti direttamente al porto (i giorni successivi vedremo i venditori davanti alla Moschea Blu che la venderanno a più del doppio… e non sono pochi i turisti che ci cascavano) e che ci porterà quasi al Mar Nero. Il sole il faccia, la brezza leggera, l’andamento lento… cosa chiedere di più? ci rilassiamo e ci godiamo il tour osservando la torre di Galata, il palazzo Dolmabahce, il ricco quartiere di Besiktas con degli yatch nel suo porto, le moschee con dietro i palazzi moderni da poco costruiti, i resti delle antiche fortezze, i ponti che collegano Asia ed Europa, la sponda asiatica.. insomma è un giro che consiglio di fare. Ritornati a terra ci prendiamo un thè ai piedi della torre di Galata e torniamo in hotel per rilassarci un po’… anche se è quello che ci aspetta che ci darà il colpo finale. Avevamo prenotato in un antico bagno turco del 1500 per provare l’esperienza di un vero Hammam. Alle 7 di sera ci presentiamo ed iniziamo la nostra esperienza… ci cambiamo, finiamo nella calda sala dove sudiamo sdraiati su una lastra di marmo in attesa di venire chiamati. Dopo una mezz’oretta iniziano a lavarci usando acqua calda, sapone e grattando via la pelle morta con la spugna ruvida.. ogni tanto poi ci riempono di schiuma di sapone soffiando da una specie di panno in cotone fatto a lanterna cinese… Ultra rilassati ci sediamo nella zona comune bevendo un thè in attesa del massaggio che durerà una mezz’ora abbondante. A parte che usciamo ultra rilassati… è proprio la sensazione di pulito che ti lascia e poi il luogo è bellissimo con queste cupole a mattoni, l’ambiente elegante e la zona di pulizia tutta a marmi.. Gran bella esperienza! Prima di andare a riposare ceniamo in un ristorante lì vicino, abbastanza famoso e tipico con le sue piastrelle azzurrine (Karakoy Lokantasi).
Prendiamo un po’ di assaggi vari dove spiccano le melanzane (karniyarik), l’agnello tritato e pomodori, il pastrami e la pastasfoglia. Tornando in hotel, penso a come viaggiando e provando ciò che ogni luogo offre ci si senta parte del mondo e questa sensazione sia unica.

8 ottobre
Grazie all’hammam della sera precedente ci facciamo una gran dormita e ci svegliamo belli riposati e pronti ad affrontare un’intensa giornata di visita della città. Colazione in hotel e poi a piedi ripassiamo il ponte di Galata per arrivare fino ad Aya Sofya.
E’ ancora presto e per strada vediamo la città che lentamente si sveglia… sul ponte ci sono solo un paio di pescatori e i negozi e i ristoranti a Sultanahmet stanno iniziando ad aprire per accogliere i tanti turisti presenti. Arrivati nella piazza tra Aya Sofya e la Moschea Blu ci guardiamo intorno per osservare questo luogo così ricco di storia fino a quando non decidiamo di entrare a visitare la basilica. Dopo 10 minuti di coda finalmente varchiamo la porta principale e iniziamo a scoprire quasi ogni suo angolo. Passeremo qui una buona ora e mezza e, a parte il dover evitare i grupponi portati da Msc crociere e un lato della basilica in ristrutturazione, tutto il resto è spettacolare. I medaglioni in lingua turca attaccati alle pareti, i mosaici con i loro dettagli curati, la luce soffice che entra dalle finestre, la cupola, l’abside, i serafini, la lampada..ect ect… non sto qui ad elencare le caratteristiche di ogni cosa contenuta al suo interno ma quello che più ci sorprende è la vicinanza di simboli cristiani a quelli mussulmani; simboli che sono vicini in maniera armoniosa e dove uno non sovrasta l’altro. Poi al piano di sopra scopriamo un finestrino aperto dal quale si ha una vista stupenda sulle cupole della Moschea Blu, e qui ovviamente ci scateniamo in foto. Uscendo la piazza prende altra forma… il sole riscalda i tantissimi visitatori che si perdono tra venditori ambulanti, guide non ufficiali e pr di ristoranti e qualunque altra cosa che si trova ovunque ci siano turisti. Guardiamo la Basilica e da fuori Aya Sofia non è niente di che, nessuno direbbe che l’interno è così ricco. Facciamo qualche foto alla Moschea e poi decidiamo di visitare il palazzo Topkapi. Il suo parco è utilizzato da molti per fare una sosta o rilassarsi al sole ed anche qui entriamo dopo una 10ina di minuti di coda. L’interno è suddiviso in diverse zone… da punto di vista architettonico sicuramente il più interessante è l’harem, il settore dove viveva il sultano con la sua famiglia-donne e dove venivano “rinchiusi” ad oziare i suoi fratelli per evitare che prendessero potere. Le varie stanze tra fontane, pareti piastrellate, ceramiche dipinte, sale con grandi divani bassi, finestre dai vetri colorati, colonne di marmo.. tutto molto curato e direi anche ben conservato. Oltre l’Harem ci colpiscono le terrazze con vista sul Bosforo e le porte armate tutte d’oro e con disegni precisi.
Per chiudere la visita non possiamo non andare a vedere i gioielli del sultano dove spiccano la spada, il pugnale e il gran diamante. Usciamo dal palazzo che sono già le 2 passate e la fame ci ordina di andare a mangiare qualcosa; sappiamo che siamo in una zona ultraturistica e quindi cerchiamo di scegliere un posto che non sia troppo commerciale. Entriamo in una viuzza e ci sediamo in un luogo che ci convince; qui Teri, preso dalla fame, ordina di brutto… doppio kebap misto (con base di riso) e doppia pita al formaggio. Alla fine saremo strapieni, cibo buono ma prezzi turistici. Torniamo verso la Moschea Blu con i suoi 6 minareti, le cupole dalle forme ammalianti e i suoi dettagli particolari, ma è orario di preghiera e non possiamo entrare fino alle 18.00. Allora ci mettiamo a provare varie pose per fare un selfie decente (rifiutandoci di utilizzare quel maledetto bastoncino che sta diventando così di moda ma che spaccherei in testa alla gente che lo usa..) e ci chiediamo… perché non andare alla Cisterna Basilica mentre aspettiamo? E così facciamo… approfittando anche del fatto che ormai tutti i grupponi turistici sono già tornati in hotel e quindi la coda all’ingresso è praticamente nulla. La cisterna è parecchio buia ma le luci tra le colonne rendono il tutto affascinante e lasciano intravedere le carpe giganti che ci nuotano tranquillamente; le colonne più belle sono ovviamente quelle più famose con la testa di medusa, di cui una rovesciata.
E pensare che fino a pochi anni fa la usavano come fogna o come discarica di rifiuti. Usciamo e ci mettiamo in coda per la moschea dove alle donne vengono distribuiti i veli copri testa e tutti dobbiamo levarci le scarpe per poter entrare. L’interno della moschea mi sorprende, è più luminoso di quel che pensavo (erroneamente credevo che fossero abbastanza spoglie) e anche questa è parecchio ricca.Rimaniamo spiazzati quando vediamo una ragazza totalmente coperta con l’jilbab che prende l’iphone e si tagga all’interno della moschea. Usciamo che sono già le 18.30 passate, la zona dell’ippodromo esterna alla moschea è ormai quasi deserta e rientriamo in tram per rilassarci e prepararci per la serata.
Decidiamo di andare sulla via pedonale İstiklal Caddesi utilizzando l’antica funicolare e a cena proviamo il ristorante Yeni Lokanta, In un ambiente moderno facciamo il giro di meze calde e fredde… insalatina verde, insalata russa con yogurt, barbabietole e cetriolo, polpettine con verdure, dumpling, fiore di zucca ripieno… alcuni piatti non avrei più smesso di mangiarli e poi chiusura con un dolce favoloso. Dopo cena passeggiamo lungo tutta la via pedonale fino alla famosa piazza Taksim; in giro è pieno di gente, i negozi sono aperti, i classici gelatai giocano con i clienti… insomma non si può dire che Istanbul sia una città morta… anzi. La piazza sembra un luogo come tanti altri, con i bambini che giocano a calcio e il famoso tram rosso che fa la manovra per tornare indietro… a vederla oggi non si direbbe che è il luogo più caldo delle proteste e delle manifestazioni. Passiamo anche per la rinomata Nevizade st, con i suoi ristoranti e i pub (ognuno con musica dal vivo sparata a volume altissimo per superare quella del locale vicino), ma non ci convince… non ci piace. si vedono solo turisti.
Un’altra cosa che notiamo è la percentuale di uomini in giro, saranno il 90% del totale e a parte un dei transessuali vestiti “a gara” ci sono solo gruppi di ragazzi, se si vede una ragazza (non turista) è o con la famiglia o con il fidanzato, nessun gruppo di amiche… com’è lontana Beirut. Abbastanza stanchi, dopo mezzanotte scendiamo a piedi verso il nostro hotel passando per la torre di Galata illuminata.

9 ottobre

Penultimo giorno di viaggio… anche oggi sveglia presto e, visto il bel tempo, appena finita colazione decidiamo di andare in cima alla torre di Galata.
Alle 9 ha appena aperto ed in coda non c’è nessuno, così saliamo e da qui ci gustiamo la vista sul Bosforo e su tutta Sultanahmet; tra le altre cose rimaniamo particolarmente colpiti dall’estensione della città… anche guardando in lontananza non se ne vede la fine. Dopo una serie di foto scendiamo e passiamo per il quartiere di Galata per poi riattraversare il ponte puntando la Moschea di Solimano. La strada per arrivarci è tutta in salita, l’affrontiamo con buon piglio osservando i negozi intorno a noi… venditori d’argento, padelle, set per il thè, frigoriferi, pacchi trasportati a mano o tirati sui carretti affrontando la ripida salita… qui c’è poco spazio per i negozi per turisti e tutto sembra vita reale. Una volta arrivati osserviamo con cura la Moschea che effettivamente è molto bella e poi, a differenza di quella Blu, è tranquillissima e con pochissimi turisti. Oltre il suo interno guardiamo il panorama dalle sue terrazze dove la torre di Galata e i ponti sul Bosforo spiccano tra tutto il resto. Teri poi ha un’intuizione… farsi thè e dolce da una terrazza di un bar improvvisato in cima ad un vecchio palazzo lì vicino… Top! Finita la sosta andiamo sulla Mahmutpasa st in direzione Gran Bazar… la strada è un crocevia di gente del posto che cerca l’occasione giusta tra negozi alimentari e maglioni fuori moda, e dove notiamo che alcune zone sono “segnate” dalla fede calcistica… ci sono bandiere gialloblu del Fenerbahce, quelle giallorosse del Galatasaray o quelle bianconere del Besiktas. Arriviamo al Gran Bazar pieni di aspettative ma a parte la sua struttura storica con gli interni particolari, le pareti antiche e le colonne vissute… il resto è una totale delusione. Si alternano zone con le diverse tipologie di negozi… ma tra falsi, pashmine made in india, negozi di souvenir e vestiti copiati, solo i negozi di oro e di vero cashmere hanno roba di qualità ma a prezzi a dir poco assurdi. Facendoci spazio tra la massa di turisti usciamo e torniamo verso il ponte di Galata dove ci facciamo un ottimo panino con il pesce grigliato e poi prendiamo il traghetto locale che ci porterà in Asia… (detto così fa anche “figo”, ma sono poi 15 minuti di navigazione…). Attracchiamo nel quartiere Kadikoy e passeggiamo un po’ sul lungo stretto e poi nelle vie interne intorno a Moda caddesi. Spesso si parte con l’idea che andando verso est sia tutto meno curato o comunque meno “occidentalizzato” ed invece questa zona di Istanbul è molto moderna; bei negozi e i ristoranti si alternano ai negozi di alimentari e alle pescherie che vendono pesce fresco. Oggi è giornata di dolci e così ci fermiamo in una caffetteria per un break… io opto per il tavuk gogsu (un budino fatto con pollo e latte) mentre Teri per un dolce con del riso dentro. Ricaricati andiamo verso la nostra prossima meta, lo stadio del Fenerbahce. Per arrivarci attraversiamo su un ponte che passa sopra una fogna a cielo aperto… ma una volta arrivati apprezziamo questo stadio ultramoderno. All’esterno ci sono delle statue, noi ci soffermiamo su quella di Alex (brasiliano che giocava qui fino a pochi anni fa) e ci informiamo per il tour guidato. Siamo sfortunati, domani sera gioca la nazionale turca e quindi il tour è sospeso… ci tocca accontentarci di un giro dell’esterno, dello shop ufficiale (dove acquisto la maglia di Diego che mi ha dato tante soddisfazioni nel suo periodo juventino) e del museo con tutti i trofei e la maglia di Van Hooijdonk. Per rientrare scegliamo di provare il Marmaray, la metropolitana da poco inaugurata che passa in un tunnel sotto il Bosforo. Anche qui rimaniamo parecchi sorpresi dai treni puntuali, pulitissimi, comodi e ben collegati… il tutto per il prezzo standard per la corsa in metropolitana, 4 lt. Rientriamo in hotel, ci rilassiamo e usciamo presto per la serata; torniamo sulla via pedonale Istiklal che anche oggi è strapiena di gente. Ci scateniamo nel fare svariate foto al famoso tram rosso (con i ragazzini aggrappati sul retro per non pagare il biglietto) che porta a piazza Taksim e facciamo una deviazione andando fino all’elegante Pera Palace Hotel, appena ristrutturato e famoso per essere il luogo in cui alloggiava Agatha Christie e dove probabilmente ha scritto “Assassinio sull’Orient Express”.. Tornando sulla via principale veniamo travolti dalla fiumana di gente ma la serata scorre via piacevolmente. Facciamo doppietta, mangiando due ottimi kebab a testa e camminiamo per la zona del mercato… dove trattiamo per del caviale proveniente dall’Iran e dove vediamo l’impasto del pane, fatto a sfoglie sottili sottili piegate su se stesse come lenzuola. Rientrando in hotel riflettiamo sul viaggio e su come a Beirut ci sentivamo quasi abitanti della città… mentre qui siamo dei turisti… niente di più.

10 ottobre
E come tutte le cose belle, prima o poi arriva la fine…
Ci alziamo, facciamo il checkout e molliamo i bagagli in hotel… il volo partirà solo alle 8.30 di sera e praticamente abbiamo tutta la giornata da sfruttare.
Però come sempre, gli ultimi attimi di un viaggio sono sempre quelli più lenti, quelli dove in genere non si ha voglia di correre da una parte all’altra ma si cammina piano lasciando scorrere tutto quello che ci passa intorno. Istanbul ci lascia con una giornata fantastica, forse la migliore da quando siamo qui… così prima tappa è tornare nella piazza della Moschea Blu per fare alcune foto con il cielo limpidissimo. Intorno a noi guardiamo i vari venditori ambulanti… acqua, brezel, pannocchie, succo d’arancia o di melograno… e noi optiamo per assaggiare quest’ultimo, non male. Seconda tappa è il bazar delle spezie che speriamo sia migliore del gran bazar; sarà che è più piccolino o che i prodotti in vendita ci stuzzicano di più, ma questo sarà una bella scoperta, tanto che acquistiamo del thè e qualche spezia da portare a casa (curry, coriandolo..ect). Praticamente quello che volevamo fare l’abbiamo fatto e ci avanza ancora più di mezza giornata… così prendiamo il taxi ed andiamo alla chiesa di Chora. Il taxista è un fenomeno… ci parla di calcio e si dichiara gran tifoso del Fenerbache ma prima di scendere prova a chiederci se gli cambiavamo un 50 euro tutto macchiato… richiesta ovviamente rispedita al mittente. La piccola chiesa di Chora è quella che ho trovato più affascinante tra tutte quelle visitate qui… non la più bella ma quella che più mi ha lasciato a bocca aperta. I suoi mosaici sono di una precisione assoluta ed è incredibile come siano resistiti al dominio ottomano; poi al di fuori dalla chiesa si trovano poi alcune particolari case storiche in legno tutt’ora abitate… non come quelle dietro ad Aya Sophia. Rientriamo e l’ultimo pranzo lo facciamo al mercato del pesce… stesso posto rustico del primo giorno e stramangiata con palamita, triglie e calamari. Ormai siamo alla fine, anche volendo non abbiamo più le energie per muoverci e entriamo in piena in modalità “relax-on” e ci concediamo gli ultimi due sfizi… Un dolce alla pasticceria del Pera Palace Hotel e una birra sul rooftop di un hotel a due passi dalla Torre di Galata. Siamo talmente rilassati che quasi rischiamo di perdere l’aereo.. visto che tra la mezz’ora persa in hotel (il taxi chiamato non arrivava più) e il traffico pazzesco arriviamo al check-in giusto 1h e 5 minuti prima del volo. Decolliamo guardando le infinite luci delle città ed il volo va via rapidamente chiacchierando con la bella tipa di Milano che avevamo vicino a noi…

Sono stati 8 giorni in cui abbiamo visto due luoghi così diversi tra loro, ognuno con qualcosa di particolare e che sono stato stracontento di visitare. Aal mio ritorno, posso dire che di Istanbul conservo un ottimo ricordo; è una città bellissima e assolutamente da visitare… ma i momenti e le situazioni che ricorderò più a lungo sono quelle vissute in Libano… è lì mi sono sentito veramente in viaggio, è li che mi sono sentito veramente stimolato.

CLAUDIO OBERTI

Tags:

Leave a Reply