Bruxelles 2009

bruxelles

Sembrerà strano ma il destino ha voluto che, come primo viaggio e conseguentemente come primo articolo del “nuovo corso”, la meta toccata sia una località dell’Europa centro – occidentale.
Quasi a simboleggiare che non ci sono zone o località cui la nostra attenzione si basa esclusivamente a scapito di altre.
Si cerca di viaggiare ovunque e, per ogni posto, c’è il suo momento. Basta solo aspettare.
Un week end di fine agosto si è presentata l’occasione per recarmi in quella che potrebbe essere considerata la capitale dell’Unione Europea: Bruxelles.

…ON THE ROAD AGAIN…

Il motivo che mi spinge fin nel cuore della vecchia Europa “occidentale” è un classico appuntamento a “metà strada”, di cui mi limiterò solamente a questa citazione.
Quali emozioni si sono versate nella mente di un viaggiatore, abituato ma non saziato, della vecchia Europa “orientale” girovagando per la capitale belga? Sinceramente emozioni poche, considerazioni tante.
Attraccando nottetempo in città, nella zona della stazione ferroviaria Gare du Midi / Zuidstation, la situazione che si presenta davanti agli occhi è fortemente contrastante.
La moderna stazione si mostra come una delle più funzionali da me frequentate durante i miei viaggi mentre, all’esterno di essa, gruppetti non organizzati di senza fissa dimora bivaccano indifferenti. In realtà proprio senza fissa dimora non sono, panchine e divani raccattati chissà dove costituiscono la loro casa, il salotto in cui trascorrono il loro alcolico tempo avvolto nelle tenebre.
Tra rutti d’ordinanza, discussioni balbettanti dettate dall’ottima birra locale e sporcizia atavica, i gruppetti in questione sembrano disinteressarsi del passante occasionale e straniero.
E’ noto che per una sorta di tradizione ancestrale gli esterni, e spesse volte anche gli interni, delle stazioni ferroviarie in generale, sono il luogo di ritrovo e di villeggiatura naturale di disadattati, disagiati, delinquentucoli, gente che la vita gli ha voltato la spalle o semplicemente da persone che hanno deciso loro di voltare le spalle alla vita.
Come a Mosca, come a Roma anche a Brussel non è infranta la regola.
Il percorso notturno procede nell’area compressa tra la stazione ed il centro cittadino. Qualcosa mi rimanda con le percezioni alla periferia di Dublin.
La spazzatura abbandonata per le strade a Napoli e a Cosenza trova una seguace in Bruxelles.
Magari intorno le 01:00 di mattina ancora non saranno transitati i “munnizzari”, gli addetti alle pulizie di città ma le stesse scene si rivedranno intorno le 03:30 di un paio di notti dopo.
Ed anche in seguito, nel pieno centro città, la tanto decantata educazione civica belga lascia a desiderare qua e là. Sarà colpa dei turisti.
Quello della spazzatura è comunque un fattore rilevante ovunque: dall’inquinamento indisturbato dell’Albania, al menefreghismo di Calabria, alle cartacce di Montecarlo, alle merde equine di Firenze fino ai sacchi di plastica di Brussel.
Brussel o Bruxelles?
Tutte e due.
In Belgio vige la doppia lingua e tutto, dalle cose intuitivamente più semplici, fino ai cartelli stradali, alle pubblicità, ai nomi delle strade risultano scritte in doppia lingua: fiammingo e vallone. Che altro non sono che olandese e francese.
A volte risulta ridicolo notare insegne scritte in doppia lingua dove l’unica differenza tra le due scritte è una O: nord è francese; noord è olandese.
Al primo impatto mi risulta di difficile comprensione la ricerca sulla mappa della città dei nomi delle strade confrontandoli con quelli delle insegne delle relative vie.
La soluzione è più facile di quanto pensassi ma più difficile della decifrazione del cartellone arrivi / partenze della stazione ferroviaria di Minsk la prima volta cui ci misi piede: la doppia lingua appunto.
Come nel Südtirol, come in Arbëria. E come vorrebbero nei restanti territori occupati dalla popolazione italiana.
Sollazzandomi per la città, nei due giorni e poco più della mia permanenza in loco, ci sono sicuramente alcune cose da gustarsi.
La Grand Place / Grote Markt, une della piazze, a mio giudizio, più particolari d’Europa con quella predominanza di stile gotico che ne permea i suoi spazi.
Il Manneken pis, il mitico “bambino che piscia” come fin dall’infanzia l’ho conosciuto, simbolo di Bruxelles insieme al più moderno Atomium.
La visita al “bambino che piscia” mi lascia un po’ di tristezza dentro. L’avevo sempre immaginato come una statua in una fontana al centro di una grande piazza. Evidentemente ero stato erroneamente tratto in inganno.
Ma è quasi un sogno osservarlo finalmente dal vivo, anche se relegato in un angolo, dopo gli anni della gioventù trascorsi col cavatappi che lo raffigura, in casa.
La bella visuale sulla città dalla Place Poelaert – Plein, da cui si riesce ad ammirare l’orizzonte, frastagliato dall’altissima guglia del Municipio, fino ad oltre l’Atomium.
Il Parc du Cinquantenaire ed il contiguo Jubelpark con l’imperioso Arco di Trionfo, dove famiglie e coppie di ogni età si godono sui prati gli ultimi caldi estivi.
Particolare è la lunga siepe nel mezzo del parco che nasconde una sorta di autostrada. Nessun rumore, nessun segnale lascia presagire che dietro la siepe e sotto il parco, inabissandosi attraverso un tunnel, si dipani un enorme viale.
Uno sputo di disattenzione o un calcio maldestro al pallone potrebbero rivelarsi fattori tragici.
Brussel, comunque,presenta anche altro e soprattutto numerosi giardini pubblici, chimere irrealizzabili in alcune nostre città.
Come il parco in cui sorge il celebre tragico stadio Re Baldovino / Heysel.
La città si gira comodamente a piedi ed è facile lasciarsi trasportare dai pensieri e sembrare di trovarsi in un qualsiasi posto dell’Africa o del Medio Oriente.
Intere strade, negozi, alimentari, barbieri, interi quartieri, appartamenti, scritte, targhe automobilistiche, kebab, quasi l’intera popolazione è di origine arabo – africana.
Per me di sicuro la località in cui ho osservato più marcatamente questa presenza. Anche a Marseille, nota per la sua gran fetta di popolazione di origine nordafricana, viene scalzata dai primi posti della speciale classifica.
Se non ci fossero i turisti, gli studenti ed i lavoratori stranieri ad incrementare la popolazione, si potrebbe pensare quasi di trovarsi fuori dai confini geografici dell’Europa.
La capitale del Belgio se ne resta da una parte, la capitale dell’Unione Europea dall’altra.
Seppur non essendo un estimatore di questo tipo di architettura, le costruzioni adibite a sede del Parlamento Europeo, della Commissione Europea e dei vari uffici ad essi collegati mi lascia incantato.
Clamorose costruzioni in vetro e lussuose nei sui interni, da quello che si scorge dall’esterno, coprono un’intera area della città. Anzi è proprio come se fosse una città a parte. Un’intera zona rasa al suolo e ricostruita in vetro e modernità.
Ma con un occhio al passato. La costruzione che ospita la Commissione Europea è un chiaro scopiazzamento, in chiave moderna, della Italpetrolcemetermotessilfarmometalchimica in cui lavorava Fantozzi e meglio conosciuta da pochi come sede della Regione Lazio.
Chi paga tutto questo sfarzo di queste costruzioni?
La domanda mi rimane insoluta.
In conclusione che giudizio personale associare a Bruxelles?
Una città non imperdibile ma che val bene un week end. Magari romantico. Come quello appena trascorsoci.

LUCA PINGITORE

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