Albania 2009

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Il sogno di molti è quello di poter essere catapultati indietro nel tempo, giù nel passato a vivere e scoprire esperienze di cui non si è potuto, perchè epoche diverse o solamente perchè giovani, essere protagonisti o spettatori. La macchina del tempo è, forse, un’utopia. Viaggiare in posti vicino a noi che conservano ancora la semplicità e la ruralità di tempi oramai andati, invece, non lo è. Qualcuno, tutto questo in accezione positiva, la chiama “volgarità”. E la volgarità vera sta dietro l’angolo. In Albania, la terra delle aquile. Ultimo baluardo delle emozioni forti in Europa. Siamo pronti a salpare per un’esperienza unica.
Partiti da Gjirokaster,discendiamo verso sud, verso la Grecia, sotto una leggera pioggia. La strada è veloce e completamente circondata dalla campagna. All’improvviso il furgon, il minivan adibito al trasporto di persone, vira verso destra ed inizia a salire per la montagna. Man mano che saliamo, il paesaggio sotto di noi si allarga all’infinito. Nonostante il grigio del cielo corrugato da nuvole incontrastate, osserviamo, in rigoroso effetto bianco e nero, il verde della campagna sottostante. Aperte praterie disseminate di animali e bunker che resistono allo sferzare del vento e della pioggia. Sotto di noi la campagna, sopra di noi vegetazione boschiva. Raggiunta la vetta, si inzia la veloce discesa verso il mare. La strada è costeggiata da un irruento fiume incanalato in un tumultuoso greto. In circa un’ora e mezza, attracchiamo a Saranda; la località marina per eccellenza dell’Albania.
Prerogativa del territorio albanese e del paesaggio, anche nel sud del paese, sono i bunker. Sembra ne siano stati costruito più di 700.000 per salvare il paese da una ipotetica invasione sovietica, americana o addirittura italiana. Enver Hoxha commissionò ai cinesi queste costruzioni, nate intorno agli anno 70 che si possono trovare pressoché ovunque a presidiare strade , vie di comunicazione, in aperta campagna, nei giardini di case e addirittura in strade all’interno delle città. Ne esistono di varie dimensione per una persona o due ed essendo quasi indistruttibili restano come parte integrante del territorio albanese, magari ricoperti da erbacce e testimoniano come Hoxha tenesse chiuso il suo popolo per più di 40 anni in una paranoia da attacco esterno.Un popolo che ha paura anche immotivata ovviamente è più facilmente controllabile.
Saranda è la località di mare e di vacanza più famosa dell’ Albania e serve principalmente il turismo locale o al limite kosovaro. Il nome Saranda, una volta Agii Saranda, termine di etimologia greca, sembra sia nato in onore di 40 monaci sterminati dai turchi rei di non volersi convertire. Da qui il nome che tradotto suona come i santi quaranta. Agii è in greco santi e Saranda appunto quaranta.
Saranda dista solo 280km da Tirana ma vista l’ ancora scarsa efficienza delle strade albanesi, ci si impiega circa 6 ore per raggiungerla dalla capitale. Situata ai confini con la Grecia, è a due passi dall’ isola di Corfù che si trova praticamente di fronte ad essa. Nello stretto di mare tra Corfù e Saranda passa tutto il traffico marittimo italiano diretto verso la Grecia. La passeggiata di Saranda presenta una ricca vegetazione quasi tropicale e una ricca scelta di alberghi per tutte le tasche, nella tradizione albanese molte nuove costruzioni stanno crescendo come funghi, la maggior arte delle quali ancora in fase di ultimazione.
Il porto di Saranda non è comparabile ai più famosi porti albanesi di Durazzo e Valona. La piccola stazione marittima è situata all’ estremità orientale della città è orientata principalmente sulla vicina Corfù. I prezzi della traversata nonostante la vicinanza non sono però certo bassi: 19 euro a tratta. Anche le informazioni sulla disponibilità dei traghetti differiscono da quanto affermano molte guide specializzate. Durante l’estate ci sono varie corse giornaliere andata e ritorno ma in autunno/ inizio maggio ci si deve accontentare di una corsa al giorno, con pernottamento quindi a Corfù, non essendo possibile una escursione giornaliera dal mattino alla sera sull’ isola. I traghetti viaggiano comunque tutto l’ anno. D ‘estate un mezzo velocissimo di collegamento è l’aliscafo.
Il domino è un gioco antichissimo nato probabilmente in Cina intorno al decimo secolo e importato in Europa più tardi nel XII secolo e molto famoso presso la Repubblica di Venezia. In Albania è molto usuale vedere gruppi di anziani nei parchi concentrati e sfidarsi in sfide interminabili di questo gioco da tavola.
Costeggiamo il mar Jonio su una stretta strada, lo perdiamo, ritroviamo l’acqua attraversando una sorta di lingua di terra costretta dal mare, attraversiamo una pineta, affrontiamo dei tornanti, quasi tocchiamo l’acqua e…il furgon arresta d’improvviso la sua corsa. La strada è incredibilmente terminata. Siamo sul canale di Vivari, circondati dall’acqua e dalla fitta vegetazione. Per proseguire verso Mursi, ultimo avamposto albanese prima del territorio ellenico, bisogna guadare il canale per mezzo di una zattera. Una zattera trainata da una corda attivata tramite un motorino a combustibile da un vecchio zatteraio. La traghettata dura circa due minuti, non hai il tempo quasi neanche di fare una foto e sei già arrivato. Questa di Butrint è una zattera di legno che riesce a sopportare il peso solo di due o tre mezzi per volta a seconda della stazza e tirata da una corda collegata ad un argano.
Le rovine archeologiche di Butrinto e lo splendido panorama circostante meritano di sicuro una visita, situate a 20 km chilometri da Saranda sono una tappa obbligata se si viaggia nel sud dell’ Albania. Da Butrinto si intravedono gli ultimi villaggi albanesi sulle montagne, dall’ altra parte è già Grecia. Non ci sono però strade percorribili per raggiungere la Grecia da questa direzione ma tocca tornare sulla strada maestra per Saranda e Gjirokaster. Solo Una lunga striscia di terra polverosa collega il canale con Mursi, l’ultimo centro abitato albanese a pochi passi per il confine con la Comunità Europea, con la Grecia.
Butrinto secondo la leggenda fu fondata dai discendenti di Enea fuggiti da Troia e, seguendo il racconto virgiliano dell’Eneide in cui è appunto citata, anche Enea fece tappa a Butrinto nel suo viaggio verso l’ Italia. Più tardi divenne città romana, poi bizantina, poi veneziana, ottomana e francese, fino a tornare al regno di Albania del 1912. Due castelli sono visitabili in zona quello Veneziano in buono stato e quello del terribile governatore ottomano Ali Pasha Tepelene, parzialmente in rovina, che nel 1819 dichiarò unilateralmente il distacco dell’Albania dal regno ottomano. Ali Pasha è presente in molta letteratura, citato da Byron che lo aveva incontrato nei suoi viaggi è presente anche come personaggio del Conte di Montecristo di Dumas. Il governatore usava il castello come dimora nelle sue giornate di pesca e relax.
Le rovine di Butrinto molto estese per tutta una piccola penisola fortificata sono di sicuro interesse archeologico e sono protette dall’ Unesco , il sito archeologico contiene anche un piccolo museo. La maggior parte degli scavi e il ritrovamento di vaste zone della città di Butrinto si devono alle spedizioni archeologiche italiane volute da Benito Mussolini nel 1928. Volute anche per dimostrare e rinsaldare i legami storici e di origine comune tra le due nazioni. All’ archeologo Luigi Maria Ugolini si deve il lavoro di scavo iniziale che fu interrotto dalla sua morte ma che proseguì fino al 1943. Con la seconda guerra mondiale e poi il periodo comunista di Hoxha i lavori vennero parzialmente fermati. Fino a che recentemente un equipe di archeologico inglesi in collaborazione con altri albanesi hanno proseguito il lavoro italiano aggiungendo nuove interessanti scoperte.
L’ area di Butrinto fa parte di un parco naturale creato recentemente e di sicuro impatto. La penisola si trova tra il lago di Butrinto in parte d’ acqua dolce e in parte salata e il canale di Vivari. E’ una delle attrazioni turistiche principali dell ‘intera Albania in quanto, almeno per ora, è stato preservato dalla cementificazione selvaggia che ha colpito buona parte della costa albanese anche in maniera eccessiva rispetto alla domanda e soprattutto riguardante progetti lasciati a metà o chissà quando terminati. Una ricca vegetazione di tipo mediterraneo si sposa con una foresta di alti alberi creando un oasi di pace ancora pochissimo frequentata dal turismo di massa.
I parchi sono il ritrovo della popolazione più anziana. Come in qualsiasi parte del mondo dalle grandi città a quelle più piccole gli anziani si ritrovano a conversare o a fare giochi da tavolo mantenendo sempre un abbigliamento molto tradizionale.
Viaggiando in Albania, per tantissimi aspetti sembra di essere catapultati, con le dovute diversità, in un Italia contadina e più semplice di cui ormai solo i nostri anziani serbano il ricordo.

LUCA PINGITORE & LUCA TOCCO

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